Bouquet spirituale:
2 settembre
Salvatore di popoli. Per salvare l’Europa, minacciata dall’Islam, Dio suscitò un re santo, santo Stefano di Ungheria, che, nel X secolo, fattosi apostolo del suo popolo, gli diede una organizzazione cristiana. Ricevuta la dignità regale dalla Santa Sede, pose sulla sua corona la croce e consacrò il suo paese alla Vergine Assunta.
Il re santo. Le nazioni hanno, come gli individui, una missione da compiere nella storia e trovano il coraggio per compierla nella fede. Stefano, staccandosi da Bisanzio scismatica, assicurò al suo paese nove secoli di prosperità e la sicurezza all’Europa. A Budapest infatti «per il valore delle truppe magiare, levatesi alla difesa della civiltà cristiana fu distrutta la flotta degli infedeli invasori e la superba mezzaluna si ritirò sconfitta davanti alla croce di Cristo Redentore» (Discorso del Card. Pacelli a Budapest, il 25 marzo 1938). Come più tardi san Luigi, Stefano viveva puro e penitente, amava i poveri, curava i malati, rendeva giustizia agli umili, fondava chiese e monasteri, rendeva un culto fervente alla Vergine Maria. «È l’esempio perfetto del principe cristiano, scriveva Pio XI, ed è salutato sostegno e gloria del popolo ungherese. Non solo gli insegnò il modo di raggiungere la salute eterna con la pratica della vera religione, ma lo elevò e lo nobilitò con la cultura umana e civile. Da questo sorsero altri vantaggi e distinzioni, nonché il grande numero di uomini famosi, che illustrarono la loro patria con la probità della vita, la saggezza nelle arti, nelle lettere e in altre imprese» (Lettera Praeclara Hungarorum del 12 maggio 1938).
Fedeltà alla Chiesa. Il santo Re volle ricevere la corona da Papa Silvestro II e fu necessario lo scatenamento delle logge massoniche per strappare quella corona al suo virtuoso successore con conseguenze tristissime a tutti note.
Ora la Chiesa è perseguitata, la scuola è nazionalizzata, l’insegnamento cristiano non vi è più impartito con la libertà di un tempo, vescovi e preti sono in prigione, per il solo delitto di aver affermati i diritti della coscienza e della Chiesa e di aver difeso la loro libertà minacciata. Però, se i tempi per lo sventurato paese sono tristi, non dobbiamo dimenticare che la Chiesa ha le parole di vita eterna, che i sacrifici, sopportati con tanto eroismo, non possono restare senza frutto e che Dio saprà riportare i giorni della pace e della gloria all’Ungheria, che una volta ancora, con la sua costanza e la sua fedeltà a Dio e alla Chiesa, saprà vincere il nemico di Dio.
Recitiamo l’Orazione della Messa per la Chiesa tutta, ma in modo speciale per l’Ungheria: «Fate, o Signore, che la tua Chiesa, che si gloriò un giorno di avere, apostolo della sua fede, il beato Stefano, quando egli esercitava il potere terreno, possa ora, mentre egli regna nei cieli, averlo ancora potente difensore».
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959