Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

23 ottobre

Il Santissimo Redentore, O.D.M. pinxit
Il Santissimo Redentore
O.D.M. pinxit

Il Santissimo Redentore

Questa festa ricorda il toccante mistero della Redenzione, cioè la redenzione delle nostre anime, perdute e sfigurate dal peccato, ma restituite alla somiglianza e all'amicizia divina grazie alla sostituzione che il Verbo eterno ha voluto fare di se stesso come vittima di espiazione. Decretando l'Incarnazione, operata dalla virtù dello Spirito Santo, Dio Padre ha accettato l'olocausto perfetto del suo Figlio divino, permettendogli di venire a soffrire come uomo, al posto nostro. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio infatti non ha mandato il suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3,16-17). (Ef. 1, 7 e Col. 1, 14).

Il Dio-Uomo ci ha redenti tirandoci fuori da un doppio abisso. Il primo è stato scavato dal peccato di Adamo, che ci ha privato di tutti i nostri diritti in Paradiso. Il secondo, più terribile e profondo, è stato scavato dalle nostre colpe personali. Ma la misericordia di Dio si è dimostrata più grande della nostra malizia e perfidia, perché con le sue sofferenze e la sua morte il Salvatore ci ha restituito i diritti al Paradiso e al possesso eterno di Dio. Finché commettiamo il peccato, il Suo sangue è sempre pronto a purificarci e a redimerci, così che troviamo in Gesù il Redentore più di quanto abbiamo perso in Adamo. La grazia ci porta più bene di quanto il peccato ci abbia danneggiato. La Chiesa ha quindi ragione di esclamare, parlando del peccato del nostro primo padre: "O felice colpa, che ci ha guadagnato un Redentore che ci ottiene la grazia per tutte le nostre colpe!".

Con la sua redenzione, il Figlio di Dio non solo ci guadagna il perdono dei nostri peccati, ma ci guadagna anche tutte le grazie che ci rendono santi, come i buoni pensieri, i pii desideri, le grazie dei sacramenti e tutti i mezzi di salvezza ampiamente dispensati dalla santa Chiesa. Il nostro Redentore avrebbe potuto redimerci e darci tutti questi beni con un solo suo sospiro, ma ha voluto soffrire tutte le oppressioni e tutti i dolori, ha voluto dare tutto il suo sangue e rinnovare ogni giorno il suo sacrificio su tutti gli altari del mondo, per mostrarci più amore e per togliere ogni pretesto alla nostra viltà.

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna. (Gv 3,14-15) Come coloro che guardarono il serpente di bronzo non morirono per il morso dei serpenti, ma ne furono guariti, così coloro che guardano il Crocifisso per fede sono guariti dalle ferite del peccato. È così che la figura si differenzia dalla realtà. "Gesù Cristo", spiega sant'Agostino, "scese dal cielo e morì, e con la sua stessa morte ci liberò dalla morte".

Il titolo di Redentore proclama quanto dobbiamo amare Dio Padre, Colui che nella sua ineffabile carità si è degnato di consegnare il suo amato Figlio per riscattare dei poveri schiavi. Dopo una tale devozione divina, potremmo esitare a sacrificargli tutti i nostri beni, il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore, in breve, tutto il nostro essere? Come non amare il Figlio di Dio che è stato disposto a consegnarsi alla morte ignominiosa della croce per salvare noi, suoi nemici? Se gli dobbiamo tutto come creature, cosa non gli dobbiamo come redenti? Gli è costata una sola parola la creazione dell'universo, ma quali corse, quali fatiche, quali sudori, quali fatiche, quali umiliazioni, quali tormenti per redimerci! Non rendiamo inutili le sue sofferenze e la sua morte, ma siamo docili ai suoi comandamenti, lavorando instancabilmente per la nostra salvezza e quella del nostro caro prossimo.

Tradotto dal francese: Sintesi O.D.M.

Preghiera di Sant'Alfonso.
Contemplando il Redentore.

Anima mia, alza gli occhi e contempla Gesù crocifisso. Guarda l’Agnello divino, sacrificato su un altare di dolore. Pensa che egli è il Figlio prediletto dell’eterno Padre e che è morto per amor tuo.
Egli ha le braccia aperte per accoglierti, il capo chino per darti il bacio della pace, il costato aperto per accoglierti. Non merita forse di essere amato un Dio così buono e pieno d’amore? Dalla croce il tuo Signore ti dice: “Figlio, chi mai al mondo ti ha amato più di me, tuo Dio?”
Mio Dio e mio Redentore, tu sei morto di una morte infame e dolorosa, per guadagnarti il mio amore. Ma quale creatura potrà mai ricambiare l’amore del suo Creatore morto per essa?
Adorato Gesù, amore dell’anima mia, come potrò dimenticarmi di te? Come potrò vederti appeso su questo legno e non amarti con tutte le mie forze?
Gesù mio, io credo che tu mi hai amato fin dall’eternità, senza alcun merito mio, e che, pur prevedendo le mie ingratitudini, solo per la tua bontà mi hai dato di esistere.
Tu sei il mio Salvatore, perché con la tua morte mi hai liberato dall’inferno tante volte da me meritato.
Tu sei la mia vita, per la grazia che mi hai donato, senza la quale io sarei rimasto per sempre nella morte.
Tu sei la mia speranza: da nessun altro io posso sperare del bene, giacché tu solo sei giunto a morire per me.
Agnello di Dio, sacrificato sulla croce e vittima d’amore, vorrei morire per te, come tu sei morto per me! Amen.