Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

27 settembre

Santi Cosma e Damiano
Santi Cosma e Damiano

Santi Cosma e Damiano
Martiri
(† 286)

Onore ai medici. Onora il medico, perché la sua missione non è inutile. L’Altissimo l’ha creata, come ha creato le medicine e respingerle non è cosa da saggio.

«Le piante hanno le loro virtù e l’uomo che le conosce glorifica Dio, degno di ammirazione in tutto quello che ha fatto. Il dolore, per mezzo di esse è addolcito, l’arte ne trae ricette senza numero nelle quali risiede la salute.

«Se sei malato, non trascurarti, figlio mio, ma prega il Signore che ti guarisca, allontana da te il peccato, purifica il tuo cuore, fa’ la tua offerta all’altare e poi lascia che il medico intervenga. Il suo intervento una volta o l’altra si impone e non contare di evitarlo.

«Egli pure però deve pregare il Signore, perché diriga le sue cure a calmare la sofferenza, allontanare il male e rendere le forze a colui che lo ha chiamato» (Eccli. 38, 1-15).

Sono parole della Sapienza che era bene citare in questa festa. Fedele al precetto divino, la Chiesa onora oggi in san Cosma e san Damiano la professione del medico nella quale molti raggiunsero la santità (Dom A. M. Fournier, Notices sur les saints médicins).

Il Cristo e la sofferenza. Sarebbe un errore grossolano pensare che la Chiesa, sollecita della salute delle anime e persuasa che la sofferenza è per esse sorgente di meriti immensi, si disinteressasse del corpo dei fedeli e delle miserie che li colpiscono.

Non ci si mostra Gesù Cristo nel Vangelo medico dei corpi e delle anime? Il maggior numero dei suoi miracoli hanno per oggetto la guarigione di malattie e infermità e la risurrezione stessa. Se la pietà del suo cuore arrivava fino all’anima degli infelici che gli erano messi davanti e vi portava il rimedio con la grazia della contrizione e con il perdono dei peccati, non dimenticava la malattia fisica, ma li liberava da essa con eguale potenza e bontà.

La Chiesa e la sofferenza. Depositari del potere di far miracoli, gli Apostoli continuarono la missione del Maestro e il libro degli Atti ci fa sapere che il primo miracolo di san Pietro fu compiuto per guarire un infelice, che non aveva mai potuto camminare.

Quando la Chiesa ebbe la libertà di farlo, fondò non soltanto scuole per l’istruzione e l’educazione della gioventù, ma anche ospedali per i vecchi e i malati. Con la dottrina, tutta carità e mansuetudine, con l’esempio di abnegazione e di sacrificio, ispirò a molti suoi figli il pensiero e il desiderio di consacrarsi a quelli che soffrono.

Nel corso della storia sorsero numerose Congregazioni per l’assistenza dei malati: Fratelli di san Giovanni di Dio, Sorelle di san Vincenzo de’ Paoli ecc., e nelle regioni nostre come nei luoghi di missione si contano a migliaia gli ospedali, i dispensari dove religiosi e religiose curano con abnegazione indiscutibile che desta ammirazione, tutte le miserie della povera umanità.

Cristo nei fratelli sofferenti. Questa attività generosa trova la sua spiegazione in un amore disinteressato per l’umanità sofferente e, prima ancora, in un amore per Cristo, che continua a soffrire nelle sue membra infelici. Mentre curano il malato, l’infermiere e l’infermiera vedono più lontano, vedono il Signore sofferente e, per amore suo, superano la naturale ripugnanza, la fatica che le cure e le veglie comportano, passano sopra tutte le difficoltà che incontrano nel malato o in quelli che lo circondano e non chiedono né paga, né ricompensa.

Però una ricompensa è loro assicurata: spesso quella degli uomini; ma, soprattutto e infallibilmente, quella di Dio. Il contatto con Dio è risanatore e santificante. Dio si è sostituito al prossimo ed è Dio che è servito, a Lui risale l’amore. Un bicchiere d’acqua offerto in suo nome non resta senza ricompensa e le sue grazie scendono abbondanti anche quaggiù su coloro che Lo servono, ma nell’ultimo giorno essi ascolteranno con gioia le parole del giudice supremo: «Ero ammalato e voi mi avete visitato» (Mt. 25, 36).

I santi medici. Detto questo non sorprende che un grande numero di anime si sia santificato nell’esercizio della carità fraterna. Le Litanie dei santi medici contano 57 nomi e sono incomplete, perché bisognerebbe aggiungere i nomi di santi e di sante, che senza avere diploma o titolo di dottore in medicina, consacrarono tuttavia la vita all’assistenza dei malati e dei deboli. Bisognerebbe aggiungere il nome dei missionari martiri, che portarono in regioni lontane insieme con la fede la loro dedizione al sollievo di tutte le sofferenze fisiche. Gli Angeli aggiornano il Libro d’Oro sul quale leggeremo, nell’eternità, le meraviglie che la carità ha ispirato alle anime generose e, più ancora, quelle che vi ha realizzate.

Vita Sarebbe più facile tracciare la storia del culto dei santi Cosma e Damiano che dare notizie della loro vita e della loro morte. La tradizione li vuole fratelli, medici, arabi e martiri. Il loro culto nacque a Cyr, città della Siria settentrionale, dove nel V secolo era una basilica a essi dedicata, e nel 530 il pellegrino Teodosio afferma che ivi furono martirizzati. La loro fama si propagò rapidamente e si trovano tracce del loro culto in Cilicia, a Edessa, in Egitto. Papa Simmaco (498-514) consacrò loro un oratorio a Roma e Fulgenzio un monastero in Sardegna, nel 520. Nell’ottavo secolo Gregorio II istituì una Messa stazionale nel giovedì della terza settimana di quaresima e la fissò nella loro Chiesa. I due santi sono oggi Patroni di una associazione di medici cattolici e delle Facoltà di Medicina.

Preghiera ai santi Cosma e Damiano.

Per implorare la protezione dei santi Cosma e Damiano, prendiamo a prestito dal Messale Mozarabico una bella preghiera:

«O Dio, nostro guaritore e medico eterno, che facesti Cosma e Damiano incrollabili nella fede, invincibili per il coraggio, affinché con le loro ferite portassero rimedio alle ferite umane, essi, che prima del loro martirio, con una terapeutica terrena, operarono la salute dei popoli, costituiscili, te ne preghiamo, nostri custodi e medici delle nostre infermità. Per essi sia guarito quanto in noi vi è d’infermo, per essi sia la guarigione senza ricadute, per essi trovino rimedio i corpi e le anime. Mettano essi termine alle segrete malattie dell’anima, ai visibili languori concedano pronta salute. Con la loro intercessione spremano il pus delle ferite, con le dita della loro preghiera le detergano fino in fondo, vadano essi incontro alle miserie umane per portare a esse rimedio. Sorreggano il peso che schiaccia gli uomini e possano quaggiù custodirci immuni dalla malattia del peccato per condurci a essere coronati nella celeste patria».

Preghiera a tutti i santi medici.

Terminiamo con una preghiera a tutti i santi medici, per raccomandarci alla loro benevola sollecitudine:

«Voi tutti santi e sante di Dio, che professione medica e carità nell’assistere gli infermi poveri illustrano e che la Chiesa cattolica onora e venera; e voi, san Luca, Evangelista di nostro Signore Gesù Cristo, primo fra tutti, principe e patrono dei medici cristiani; e voi, insigni medici, Cosma, Damiano, Pantaleone, Ursino, Ciro d’Alessandria, Cesare di Bisanzio, Codrate di, Corinto, Eusébio il greco, Antioco di Sebaste, Zenobio di Egea; Voi ancora sante e dolcissime consolatrici dei malati, guaritrici dei loro mali e nelle arti medicali esperte: Teodosia, la martire illustre, madre dì san Procopio, martire egli pure, Nicerate di Costantinopoli, Ildegarda vergine di Magonza, Francesca Romana, che la carità verso gli infermi poveri e i miracoli resero cosi celebre, intercedete per noi presso colui nella fede e nella carità del quale voi viveste e per amore del quale esercitaste la medicina, affinché noi, vostri imitatori, nella santità e nella carità cristiana per l’assistenza ai poveri malati, passiamo la nostra vita nella pietà e nella pazienza e l’eterna beatitudine sia per noi il magnifico e glorioso onorario che riceveremo dal generosissimo Gesù, che vive e regna nei secoli dei secoli».

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959