Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

16 settembre

Santi Cornelio e Cipriano
Santi Cornelio e Cipriano

San Cipriano
Vescovo e martire
(† 258)


e San Cornelio
Papa e martire
(Secolo III)

Amare il giorno della morte. «Occorre, fratelli diletti, considerare spesso e meditare che abbiamo rinunciato al mondo e che siamo quaggiù pellegrini, come stranieri e viaggiatori. Amiamo il giorno che stabilisce ciascuno di noi nella vera dimora, il giorno che, avendoci tolti da questa terra e strappati alle insidie del secolo, ci reintegra nel paradiso e nel regno dei cieli. Qual uomo, che si riconosce straniero, non ha fretta di tornare in patria? Qual uomo che sale su una nave, per andare a rivedere i suoi non desidera ardentemente un vento favorevole, per abbracciare più presto le persone che ama?

Siamo attesi in cielo. «Guardiamo al cielo come alla patria. Vi sono già i nostri padri, i Patriarchi, perché non correre con slancio per salutarli? Siamo là attesi da molti amici desiderati, da padri, madri, fratelli, figli, che, raggiunta l’immortalità beata, sono in pena soltanto per la nostra salvezza. Quale gioia per loro e per noi quando ci sarà permesso di vederli, abbracciarli, nel regno celeste, senza più temere la morte, perché sicuri di vivere eternamente! Quale suprema e perpetua felicità!

«Andiamo con loro, fratelli diletti, corriamo pieni di ardore, desideriamo di raggiungerli, per avere la fortuna di essere vicini al Cristo» (San Cipriano, Libro sulla mortalità).

La vita e la morte di chi scrisse queste righe sono garanzia della loro sincerità. San Cipriano, abbandonando la vita facile che viveva nel paganesimo, abbracciò l’austerità cristiana, perché credeva ardentemente alla fortuna e alla gloria della vita celeste e affrontò la morte. L’esempio suo e quello di san Cornelio, in mezzo alle tentazioni del mondo, ci incoraggino a restare sempre discepoli fedeli del Cristo crocifisso.

Vita. Cornelio succedette, nel marzo del 251, a Papa San Fabiano, morto il 20 gennaio del 250. Sappiamo dal Liber Pontificalis che era romano di origine. L’inizio del suo pontificato fu afflitto dallo scisma di un prete di Roma, Novaziano, che non voleva riconoscere la validità della sua elezione e riusci a trarre in inganno, per qualche tempo, parecchi vescovi africani e lo stesso san Cipriano. Essendosi sull’Impero romano abbattuta la peste, i cristiani furono accusati di avere irritato gli dei e l’Imperatore Gallo riapri la persecuzione. Il Papa fu catturato e condannato all’esilio, un esilio relativo diremmo, a Centocelle o Civitavecchia, dove ebbe il conforto della fedeltà dei cristiani e delle lettere di amicizia di san Cipriano. Mori nel giugno del 253.

Cipriano fu eletto vescovo di Cartagine all’inizio del 249. Nato nel paganesimo, divenne professore di retorica e avvocato. La lettura della Bibbia lo convertì al Cristianesimo e, dato il ricavato dei suoi beni ai poveri, abbracciò la vita ascetica. Ordinato sacerdote, scrisse due opere di apologetica, per portare alla fede i suoi compatrioti pagani. Fatto vescovo, ebbe presto molto prestigio e si occupò della riforma del clero, sforzandosi inoltre di ricondurre le vergini consacrate a Dio a una vita più austera e più aliena dalle abitudini del mondo. Nel 250, l’Imperatore Decio obbligò tutti i cristiani a sacrificare agli dei e il numero degli apostati in Africa fu molto grande. Per evitare che alla sua morte la sede restasse vacante e il campo libero agli intriganti e ai persecutori, Cipriano si nascose, ma continuò a incoraggiare i fedeli.

Dopo la persecuzione, Cipriano e i vescovi dell’Africa, riuniti in Concilio, nel maggio del 252, deliberarono di accordare il perdono agli apostati che avessero fatto penitenza e la loro decisione ebbe l’approvazione del Papa san Cornelio. Nel 253 la persecuzione riprese, per opera di Gallo, che accusava i cristiani di essere causa di tutti i mali che pesavano sull’Impero e specialmente della peste. Cipriano scrisse su questo argomento due libri: Sulla mortalità e Sull’elemosina. Poco dopo, al Concilio di Cartagine del 256, Cipriano e 87 vescovi dell’Africa sostennero l’invalidità del battesimo amministrato dagli eretici. Poteva nascerne un conflitto col Papa Stefano primo, ma il successore Sisto II, sistemò la cosa con spirito conciliante.

Il 30 agosto del 257, Cipriano fu chiamato dal proconsole Paterno e interrogato sulla fede. Cipriano confessò che era cristiano e vescovo e che voleva restare fedele a Dio, rifiutando di denunziare i sacerdoti. L’inchiesta si fermò il e Cipriano si allontanò per qualche tempo da Cartagine, ma un anno dopo fu trovato in una villa, portato a Cartagine e condannato a morte. Udita la sentenza, rispose con semplicità: «Deo gratias». Si preparò quindi con calma, fece consegnare alcune monete d’oro al carnefice e si offri alla spada. Caduta la sera, i cristiani raccolsero processionalmente il corpo. Tre basiliche sorsero in suo onore: sul luogo del martirio, sulla tomba e presso il porto. La festa si celebrò presto in tutta la Chiesa e il suo nome entrò nel canone della Messa con quello di san Cornelio suo amico. Ambasciatori di Carlomagno, fermatisi a Cartagine nel nono secolo, ottennero le reliquie del vescovo, che furono portate prima nella Primaziale di Lione e poi nell’abbazia di Compiègne, che volle aver l’onore di ospitare anche quelle di san Cornelio, prendendo così il titolo dei Santi Cornelio e Cipriano.

Preghiera ai due martiri.

La Chiesa ha ricordato l’amicizia che univa in terra le vostre anime. La Chiesa che ci insegna che la vera amicizia, la vera fraternità consegue l’effetto di «vincere il male, che è nel mondo, di seguire il Cristo e di aiutare a raggiungere il cielo«ha voluto ogni anno proporci in voi l’amicizia, unendovi nella stessa festa, anche se non avete lavorato sullo stesso terreno, né versato il sangue nello stesso giorno. Di più: tutti i giorni, nel Canone della Messa, la Chiesa si raccomanda alla vostra intercessione, ai vostri meriti, per offrire il santo Sacrificio con più sicurezza e ricavarne maggior frutto.

Pregate tutti e due per la Chiesa, perché questo sacrificio la custodisca in perfetta unità, raccogliendo attorno a lei tutti i suoi figli in una sola fede, in una inviolabile carità, in un coraggio che tentazioni e persecuzioni non possano spezzare.

Preghiera a san Cornelio.

Tu hai sofferto, o san Cornelio, per lo scisma provocato dall’orgoglio di uno dei tuoi sacerdoti. Prega perché nei nostri tempi, nei quali l’errore si è fatto arrogante, tutti i fedeli si raccolgano attorno alla Cattedra di Pietro, per trovarvi la verità che illumina, che fortifica, che sazia i desideri tutti del cuore umano, e perché quelli che ancora sono lontani dall’ovile vi entrino con la certezza di realizzare così il desiderio più caro al cuore di Cristo.

Preghiera a san Cipriano.

Prega per noi, poveri peccatori, anche tu, o santo vescovo di Cartagine, che, pur avendo subito persecuzione ed esilio, ti mostrasti così compassionevole per coloro, che, nell’ora della prova, non ebbero il coraggio di tutto soffrire, per confessare la loro fede nel Cristo. Chiedi per coloro che sono perseguitati a causa di Lui, la grazia di luce e di forza necessaria, per restare fedeli agli impegni del loro battesimo.

Di questo sacramento tu avevi una stima altissima: fa’ che noi pure l’abbiamo e donaci, verso il Padre che è nei cieli, i sentimenti di infinito rispetto e di filiale confidenza, che ispirano il tuo magnifico commento del Pater.

E, se la persecuzione si estende fino a noi, ottenici la grazia di accettare come te, con calma e gioia, la morte per Cristo, come la migliore risposta del nostro povero amore alla sua infinita carità.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959