Bouquet spirituale:
26 aprile
Oggi commemoriamo due Pontefici che si sono innalzati alla gloria di Gesù, vincitore della morte. Cleto, discepolo di Pietro, e suo successore quasi immediato sulla cattedra di Roma, ci riconduce alle origini della Chiesa; Marcellino vide i giorni della grande persecuzione di Diocleziano, alla vigilia del trionfo della Croce. Inchiniamoci di fronte a questi due padri del cristianesimo, che lo hanno nutrito col sangue, e presentiamone i meriti a Gesù che li ha sostenuti con la sua grazia, dando loro la fiducia che un giorno avrebbero partecipato alla Risurrezione.
San Cleto fu il secondo successore di San Pietro. Dopo avere regnato per circa dodici anni, morì martire sotto Domiziano, verso l'anno 90, e fu sepolto vicino all'Apostolo. Un'antica tradizione ci dice che sarebbe stato ordinato da San Pietro stesso, e gli attribuisce la costruzione del primo monumento, certamente modestissimo, eretto sulla tomba dell'Apostolo.
San Marcellino, nato a Roma, succedette al Papa San Caio, il 30 giugno 296, governando poi la Chiesa per otto anni. Fu vittima della persecuzione di Diocleziano. Non sappiamo se morisse sotto i colpi dei suoi carnefici, o in seguito alle ferite riportate. La sua tomba, nel cimitero di Priscilla, visitata dai fedeli, testimonia la venerazione che suscitò. I Donatisti, nel v secolo pretendevano che prima avesse offerto incenso agli dei, e che poi, pentitosi della sua colpa, l'abbia riparata con una coraggiosa confessione della fede, che gli valse infine la corona del martirio. Ma Sant'Agostino dichiara essere, quest'apostasia momentanea, una pura leggenda, ciò che è pure l'opinione degli storici moderni.
Preghiera contro il paganesimo moderno.
Pregate per noi. Pontefici Santi, e gettate uno sguardo paterno sulla Chiesa della terra che fu così agitata ai vostri tempi, e che è ancora cosi lontana del godere la tranquillità, in quelli in cui viviamo. È ricomparso il culto degli idoli, e se oggi essi non sono più fatti di pietra o di metallo, la violenza di coloro che li adorano non è minore di quella da cui erano animati i pagani dei primi secoli. Gli dei e le dee, davanti a cui si vorrebbe vedere prosternato tutto il mondo, si chiamanto Libertà, Progresso, Civiltà moderna. Per stabilire il culto di queste nuove divinità, si applica la persecuzione contro quelli che rifiutano di adorarli; si rovescia la costituzione cristiana degli Stati, si alterano i principi di educazione dell'infanzia, si spezza l'equilibrio degli elementi sociali; ed un gran numero di fedeli sono trascinati dal miraggio di queste novità funeste.
Preservateci da una tale seduzione, martiri beati! Non è invano che Gesù ha sofferto quaggiù ed è risuscitato dai morti! Era il prezzo della sua regalità; ma nessuno sfugge al suo scettro sovrano. Ed è per obbedirgli, che noi non vogliamo altra Libertà di quella che egli ha fondato per mezzo del suo Vangelo; altro Progresso, di quello che si compie nella via da lui tracciata; altra Civiltà da quella che risulta dall'adempimento dei doveri da esso stabiliti tra gli uomini. È lui che ha creato l'umanità, che ne ha posto le leggi e le condizioni; è lui che l'ha riscattata ristabilendone le basi; e solo davanti a lui noi piegheremo il ginocchio. Non permettete, beatissimi martiri, che mai ci capiti la disgrazia d'inchinarci di fronte ai sogni dell'orgoglio umano, quand'anche coloro che li attuano, si servissero della forza materiale di cui dispongono.
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, I. Avvento – Natale – Quaresima – Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959