Bouquet spirituale:
7 luglio
Il Battesimo dell Europa. All’immediata e splendida diffusione della Buona Novella che distinse il primo secolo della nostra èra, aveva fatto seguito l’opera del secondo apostolato, incaricato dallo Spirito Santo di condurre al Figlio di Dio le nuove stirpi chiamate dalla divina Sapienza a sostituire il mondo antico. Sotto l’influsso misterioso della città eterna che si assimilava con un nuovo trionfo quelli che l’avevano vinta, si era già formata una nuova stirpe latina dai barbari stessi la cui invasione sembrava aver per sempre sommerso l’Impero. L’accostarsi dei Franchi al battesimo, la conversione dei Goti ariani e dei loro numerosi fratelli d’armi ponevano appena termine a questa meravigliosa trasformazione, che gli Anglosassoni e quindi i Germani, seguiti presto dagli Scandinavi, venivano sotto la guida dei monaci Agostino, Bonifacio e Anscario, a battere anch’essi alle porte della Chiesa. Alla voce creatrice dei nuovi apostoli, s’elevava l’Europa, uscendo dalle acque del sacro fonte.
La conversione degli Slavi. Tuttavia, il movimento continuo della grande migrazione dei popoli aveva portato sulle rive del Danubio una famiglia il cui nome cominciava, nel nono secolo, ad attirare l’attenzione del mondo. Fra l’Oriente e l’Occidente, gli Slavi, traendo profitto dalla debolezza dei discendenti di Carlo Magno e dalle rivoluzioni della corte di Bisanzio, tendevano ad erigere le loro tribù in principati indipendenti dall’uno e dall’altro impero. Era l’ora scelta dalla Provvidenza per conquistare al cristianesimo e alla civiltà una razza fino allora senza storia. Lo Spirito della Pentecoste si posava sui due santi fratelli che festeggiamo in questo giorno. Preparati dalla vita monastica a tutti i sacrifici, a tutte le sofferenze, essi recavano a quei popoli che cercavano di uscire dalla loro passata oscurità i primi elementi delle lettere e la conoscenza dei nobili destini ai quali il Dio Salvatore invitava gli uomini e i popoli. Così, la razza slava diventava degna di completare la grande famiglia europea; e Dio, in quell’Europa oggetto delle eterne predilezioni, le concedeva spazio con maggior larghezza di quanto aveva fatto per i suoi predecessori.
Vita. Cirillo e Metodio erano figli d’un alto funzionario di Tessalonica. Metodio ottenne il governo d’una colonia slava in Macedonia. Cirillo, dopo aver studiato e insegnato, ricevette gli Ordini e si fece monaco nell’Olimpo di Bitinia. Fu quindi inviato in missione presso i Catari, nella Russia meridionale, ove vi svolgeva, insieme con il fratello, un’azione politico-religiosa. Nell’Sóa, avendo il principe di Moravia chiesto a Bisanzio dei missionari che parlassero la lingua del paese, Fozio gli inviò nell’Sós i due fratelli. Essi insegnarono la scrittura ai Moravi, e composero per loro un nuovo alfabeto, detto cirillico, ancor oggi in uso presso i Russi. Tradussero quindi la Bibbia, e la Liturgia in slavo, e organizzarono numerose cristianità in Boemia e in Ungheria. Venuti a Roma nell’868, Adriano II li accolse con onore, permise loro di celebrare la messa in slavo e li fece consacrare vescovi. Ma Cirillo morì nell’869 a Roma, all’età di 42 anni. Metodio tornò solo. Eletto arcivescovo di Sirmio, nella Serbia, trovò una situazione molto torbida. Si era formata contro di lui un’opposizione, e i suoi nemici lo fecero mettere in prigione. Il Papa intervenne parecchie volte in suo favore. Riuscì a vincere finalmente i suoi avversari. Morì il 6 aprile dell’SSs rimpianto da tutti; i suoi magnifici funerali furono celebrati in greco, in latino e in slavo. Pio IX autorizzò nel 1863 il culto dei santi Cirillo e Metodio.
I legati di Roma. Noi osiamo, o santi fratelli, cantare le vostre lodi, e raccomandarvi l’immensa parte dell’eredità di Cristo in cui i vostri sudori fecero germogliare, al posto delle spine, i fiori della santità. Preparati nella solitudine ad ogni opera buona e utile al Signore, voi avete risposto alla chiamata dello Spirito Santo che faceva di voi degli apostoli, e avendo gli apostoli ricevuto l’ordine di ammaestrare tutte le genti (Mt. 28, 19), voi siete partiti, nella semplicità della vostra obbedienza, verso popoli barbari in regioni ancora selvagge. Questa obbedienza, Roma volle approvarla, e riconobbe che era scevra da ogni contaminazione. Anche Satana lo riconobbe con suo scorno; poiché, la Scrittura aveva detto: « L’uomo obbediente narrerà le sue vittorie» (Prov. 21, 28). Voi aveste ancora un altro potere, che la stessa Scrittura ci rivela quando dice: «Il fratello aiutato dal fratello è come una città fortificata, e i loro consigli sono come le sbarre delle porte delle città» (ibid. 18, 19). Scacciato da chi era più forte di lui, il forte armato vide dunque con rabbia passare a Cristo il dominio che credeva di possedere in pace (Lc. II, 21-22).
Il disastro dello scisma. Ma nel mezzo stesso dei sacri inni che la Chiesa canta in vostro onore, o santi Cirillo e Metodio, il Papa Leone XIII ha voluto che si elevasse a voi un’ardente preghiera: «Conservate a Dio i popoli slavi! Affrettatevi a proteggere i vostri doni!». Dall’alto del cielo, volgete lo sguardo sul campo del vostro apostolato e osservate le prove a cui sono sottoposte le chiese da voi fondate. Il principe di questo mondo ha saputo anche troppo porre rimedio alla sua sconfitta; i vostri benefici sono diventati per causa sua un’arma di morte contro quei popoli ai quali avevate recato la vita. La santa unità che legava i popoli slavi al centro stesso della cristianità è stata infranta. Troppi di essi sono ricaduti sotto il giogo delle potenze del male, e, tradendo la propria vocazione, mettono al loro servizio la civiltà da voi portata. Fra Bisanzio, già ai vostri tempi lacerata dallo scisma, e l’Occidente latino che l’eresia protestante doveva parimenti più tardi indebolire e smembrare, gli Slavi avrebbero potuto costituire un appoggio per la Chiesa e una speranza di salvezza per il mondo. Mirabili prospettive che il vòstro cuore aveva certamente sognate e che, purtroppo, si sono oscurate nelle atroci persecuzioni che formano lo scandalo del nostro tempo e l’obbrobrio della terra.
Preghiera per l’unità.
Fate, o grandi santi, che quelle indicibili sofferenze non rimangano senza frutto, ma ottengano invece il ritorno dei nostri fratelli. Consolate gli esiliati; sostenete i martiri. Risplenda infine per tutti il giorno delle giustizie del Signore, o meglio quello della misericordia, che riesca a convertire i carnefici e a fare di tale conversione un nuovo motivo di gloria per le loro vittime. Potrebbe dunque essere deciso che il peso dei delitti di un grande impero abbia fatto pendere troppo la bilancia dalla parte della condanna, perchè i suoi capi non possano ormai più aprire gli occhi e comprendere quale magnifico compito potrebbe essere il loro nello stato attuale del mondo, se Pietro, che tende loro le braccia, vedeva tornare a sè quella immensa moltitudine che l’odio di Roma tiene soggetta? Apostoli degli Slavi, e cittadini di quella Roma che consacrò la vostra opera e in cui riposano le vostre sante reliquie, sostenete gli sforzi del Sommo Pontefice il quale cerca di ristabilire sulla base in cui voi l’avevate fondato, l’edificio che costituì la vostra gloria.
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959