Vite dei Santi
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Bouquet spirituale:

30 luglio

Santi Abdon e Sennen, Martiri
Santi Abdon e Sennen

Santi Abdon e Sennen
Martiri
(† 254)

La beatitudine dei perseguitati. La Chiesa ha scelto oggi il Vangelo delle Beatitudini per richiamarci alla mente la fortuna di coloro che appartengono a Dio, la fortuna di coloro che non esitano a lasciare tutto e a soffrire tutto per essergli fedeli. E delle otto beatitudini che ci fa leggere, l’ultima è la più sorprendente: «Beati quelli che soffrono persecuzione per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli».

«Uomini che si ritirano dal mondo, che diminuiscono altrettanto gli ardori della concorrenza terrena e rinunciano a ogni rivalità, uomini di misericordia e di pace che fanno solo del bene, come potrebbero aver qualcosa da temere? Non entrano in conflitto con alcuno, sono inoffensivi: perché li si dovrebbe perseguitare? » La leggenda dei santi Abdon e Sennen ci narra che erano cristiani e che avevano a cuore di seppellire degnamente i martiri. Qual motivo vi era dunque di odiarli? Eppure furono arrestati, gettati in carcere e condannati a morte per questi soli delitti! «La storia, infatti, ci insegna che gli uomini sopportano difficilmente una mentalità che non è la loro e soprattutto principi superiori ai loro principi.

«Allora vi sono persecuzioni sopportate “per la giustizia”, a motive solo dell’attaccamento a Dio e alla sua volontà. L’odio del bene e di Dio può sembrare inspiegabile, ma pure c’è; vi sono di quelli che vengono perseguitati e molestati solo per la loro virtù a cagione colui che rappresentano e che servono.»

Ma come spiegare la beatitudine attribuita ai perseguitati? Perché la sofferenza è solo la tappa di un istante; e la promessa divina è tale da cancellare qualunque timore. E anche perché non vi è felicità che nell’attaccarsi a Dio e dobbiamo considerare come una buona fortuna tutto ciò che ci porta verso di lui. Questo fu il gaudio, la beatitudine dei nostri martiri, e questa la loro eredità in eterno.

Vita. Poco sappiamo intorno ai santi Abdon e Sennen. I dipinti della loro cripta sepolcrale hanno fatto pensare che fossero principi persiani. Il loro nome prova sì che erano di origine orientale, ma la sepoltura data a essi nelle vicinanze d’un quartiere operaio e presso i magazzini d’un grande porto, ha fatto supporre che fossero piuttosto commercianti od operai, o forse anche schiavi. Con molta verosimiglianza hanno versato il proprio sangue per Cristo sotto Decio o Valeriane, nella metà del secolo III. I loro corpi furono sepolti nel cimitero di Ponziano e in loro onore fu elevata una basilica sulla via di Porto. Nel secolo ix, il Papa Gregorio IV depose le loro reliquie nella basilica di San Marco. Si ritiene che una parte di tali reliquie fu trasportata nel monastero di Nostra Signora ad Arlcs-sur-Tech, nella diocesi di Perpignano. La loro festa, menzionata nel calendario del 354, è una delle più antiche della liturgia romana.

Preghiera.

In loro onore, reciteremo l’antico e splendido Prefazio che il Sacramentario gregoriano porta in questo giorno: «È veramente degno e giusto lodarti, o Dio, e cantare la tua magnificenza nei tuoi santi. Tu te li sei preparati per una gloria eterna ancor prima della creazione del mondo, onde mostrare mediante essi a questo mondo la luce della tua verità. Tu li hai armati con lo Spirito di verità affinché potessero vincere il timore della morte con la debolezza della loro carne. In mezzo ai santi si trovano i tuoi martiri Abdon e Sennen che son fioriti come rose e gigli nel giardino della tua Chiesa. Il Sangue del tuo Figliolo unigenito è scorso su di essi mentre combattevano e rendevano testimonianza al tuo nome, e, in ricompensa delle loro sofferenze, li ha rivestiti del candido splendore dei gigli».

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959

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