Vite dei Santi
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Bouquet spirituale:

21 luglio

Santa Prassede
Santa Prassede

Santa Prassede
Vergine di Roma
(† 165)

È verso il «titulus Praxedis», la chiesa di Santa Prassede, che si dirigono oggi i Romani per onorarvi la vergine che una antica leggenda ci dice essere la figlia del senatore Prudente. Questo «titulus» fu dapprincipio una ricca casa privata che servì come luogo di riunione ai cristiani durante i primi quattro secoli. Nel V secolo, la casa fu sostituita da una basilica che Pasquale I (817-824) ricostruì interamente cambiandola di posto.

La ricchezza e lo splendore di questa basilica, non consistono solo nei suoi affreschi e nella sua architettura carolingia che artisti e archeologi giustamente ammirano. Insieme con il ricordo e le reliquie di santa Prassede, i pellegrini vi venerano anche le reliquie di innumerevoli martiri (forse 2300) che Pasquale I fece estrarre dalle catacombe suburbane e trasportare qui: Pontefici della cripta papale del cimitero di Callisto, martiri del cimitero di Priscilla, della via Cornelia, Tiburtina, Appia e Latina. Riposano tutti sotto l’abside della basilica che da allora è diventata uno dei luoghi più venerabili della Città eterna.

Alle reliquie dei martiri si aggiungono i ricordi e le reliquie della Passione del Salvatore. Nel secolo XIII, infatti, il cardinal Colonna riportò dalla Terra Santa una colonna di marmo che la tradizione ci dice essere quella alla quale fu legato Gesù per subire il supplizio della flagellazione. Ed è ancora qui che il Lunedì santo si espongono una preziosa reliquia della Croce e tre spine della santa Corona che sarebbero state offerte da san Luigi.

Questo luogo fu pure santificato nel secolo xvi da san Carlo Borromeo che ne fu il cardinale titolare e che, durante i suoi soggiorni a Roma, passava accanto alle reliquie dei martiri lunghe ore delle sue giornate e intere notti in preghiera.

Infine, si venera in fondo a una cappella una Vergine nota sotto il nome di «Sancta Maria libera nos a poenis inferni»: Santa Maria, liberaci dalle pene dell’inferno; ed è appunto verso di essa che andremo noi con il pensiero per chiederle nell’intimità del suo santuario che Essa, e tutti i Santi che formano la sua corte in questo luogo, vogliano intercedere per noi presso il Signore, onde ottenere la nostra liberazione dalle pene dell’inferno e dal peccato che le merita.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959

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