Bouquet spirituale:
17 ottobre
Il ritardo provvidenziale. Quattro secoli prima delle rivelazioni di Paray-le-Monial, santa Gertrude chiese a san Giovanni perché non avesse detto nulla del Cuore di Gesù sul quale aveva potuto posare familiarmente il capo nel Cenacolo. L’Apostolo rispose: “Era mia missione dire alla Chiesa nascente, in relazione al Verbo, una semplice parola, che fino alla fine del mondo, bastasse a nutrire l’intelligenza di tutta la stirpe umana. La Provvidenza manifesterà più tardi quanto nascondono di dolcezza e di soavità le divine pulsazioni e l’amore immenso del Cuore sacro dell’Uomo-Dio, per rianimare la fiamma della carità, fattasi fredda in un mondo invecchiato e languente” (S. Gertrude. L’Araldo dell’amore divino, I, IV, c. IV).
La Chiesa si e sempre nutrita della parola del discepolo prediletto: “Dio è carità”. Le anime non hanno mai cessato di rispondere all’appello del Maestro: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò sollievo. Prendete su di voi il mio giogo e venite alla mia scuola, perché io sono dolce e umile di cuore”. Al Cuore aperto dalla lancia le anime hanno attinto il sangue che ci ha riscattati, l’acqua che ci purifica.
Era però venuta l’ora in cui il Signore voleva far vedere al mondo quanto ci ama, mostrare la sua misericordiosa tenerezza. Per la Francia era l’ora eccezionale del secolo di Luigi XIV, in cui tutte le glorie sembravano essersi date convegno attorno al più grande dei re francesi. Era però anche l’ora in cui nasceva il giansenismo, che avrebbe negato l’amore di Dio e l’avrebbe disseccato nel cuore degli uomini. Con perfida tenacia la sleale eresia (Lacordaire) avrebbe cercato di allontanare i fedeli dall’Eucaristia, di presentare Dio come un giudice inesorabile e cupo e, strappato dai loro cuori l’amore, vi avrebbe lasciata una servile paura, esponendoli allo scoraggiamento e al peccato.
La confidente del Sacro Cuore. Per annunziare la buona novella, Dio non aveva scelto dei ricchi e dei potenti secondo il mondo, ma umili e oscuri pescatori di Galilea. Anche per questa nuova rivelazione del suo amore eterno scelse in terra di Francia un’umile religiosa del monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, Margherita Maria Alacoque.
Non è la prima confidente del Maestro divino e la devozione al Sacro Cuore non è cominciata alla Visitazione. Alla fine del secolo XII, santa Gertrude aveva avuta la missione di “rivelare la parte e l’azione del Cuore divino nell’economia della gloria divina e della santificazione delle anime” (Riv. di santa Gertrude, Paris, 1887, Prefazione, p. XV di Dom Paquelin); san Francesco d’Assisi, san Bonaventura, il beato Enrico Susone avevano teneramente amato il “Cuore che ha tanto amato gli uomini” e santa Caterina da Siena aveva più volte avuto la fortuna di contemplarne le ferite. All’inizio del secolo XVII, san Giovanni Eudes, come lo abbiamo veduto il 19 agosto, era stato “padre, dottore e apostolo” (Pio X. Bolla di beatificazione) del culto al Sacro Cuore.
La vocazione di santa Margherita Maria. Santa Margherita Maria “fu lo strumento scelto da Dio per porre l’ultimo suggello alla devozione nel suo spirito e nelle sue pratiche e imprimerle un moto di estensione universale” (P. Bernardot. Vita spirituale, II, p. 212). I devoti del Sacro Cuore avevano fino a quel momento reso un culto di adorazione e di ringraziamento; Gesù chiese alla santa Visitandina che si rendesse soprattutto al suo Cuore un culto di riparazione per gli oltraggi che riceveva dal mondo che non vuole conoscere l’Amore infinito.
Come tutte le anime chiamate nella Chiesa a un apostolato fecondo e a una vita di espiazione e di riparazione, santa Margherita Maria aveva desiderato sofferenze, umiliazioni e disprezzi. Dio esaudì la sua preghiera: tentazioni del demonio, asprezza da parte di vari membri della sua famiglia, sospetti da parte delle sue Consorelle, sofferenze fisiche inviate da Dio stesso; essa accettò tutto con la più grande pazienza e la più grande carità, per completare il trionfo e il regno del Sacro Cuore: “ci deve bastare, diceva, che il suo Cuore sia contento, sia amato e glorificato” e ancora: “Oh, se potessi, se mi fosse permesso di dire, come mi è dato di conoscere, le ricompense che riceveranno dal Cuore divino quelli che si impegneranno a farlo conoscere e amare, voi direste come me che sono fortunati coloro che Egli sceglie per l’esecuzione dei suoi disegni. Il Cuore divino sarà asilo e porto sicuro, nell’ora della morte, per tutti quelli che in vita l’avranno onorato, li difenderà e proteggerà” (Vita e Opere, II, p. 550).
Dopo aver molto lavorato e sofferto, essa “non aveva più bisogno che di Dio solo e di inabissarsi nel Cuore di Gesù Cristo” e quando spirò il 17 ottobre del 1690, il medico dichiarò “ch’egli non aveva dubbio che fosse morta di amore di Dio” (ibid. p. 331).
Vita. Margherita Maria Alacoque nacque a Lautecour, villaggio della diocesi di Autun, il 22 luglio 1647. Già nell’infanzia diede segni chiarissimi della sua futura santità. Ardente di amore verso la Vergine Maria e il Sacramento della Eucaristia, consacrò a Dio la sua verginità, cercando nel voto soltanto l’orientamento della vita alle virtù cristiane. Sua delizia erano le preghiere prolungate, la contemplazione delle cose celesti, il disprezzò di sé, la pazienza nelle avversità, la mortificazione del corpo, la carità verso il prossimo e soprattutto verso i poveri.
A ventiquattro anni entrò nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, dove fu onorata da Dio con doni di orazione elevatissimi e con numerose visioni. Nella più celebre delle visioni, mentre pregava davanti alla santa Eucaristia, Gesù le si mostrò col petto aperto dentro il quale essa vide il Cuore divino consumato da fiamme e circondato di spine. Per rispondere a tanto amore e riparare le molte ingiurie degli uomini, Gesù le chiese di adoperarsi per la istituzione del culto del Sacro Cuore, con la promessa di effondere le ricchezze dei suoi tesori. Per realizzare quest’opera grandissima le diede, maestro e aiuto, un uomo di eminente santità, Claudio de la Colombière che incoraggiò rivelandogli l’immenso bene che nella Chiesa si sarebbe ottenuto col culto del divino Cuore di Gesù.
La volontà di obbedire agli ordini del Salvatore le costò molte pene da parte di coloro che la credevano vittima di illusioni e tutto soffrì con serenità d’animo, pensando che nell’obbrobrio e nel dolore, sarebbe diventata ostia a Dio gradita e avrebbe ricevuto più grandi aiuti, per realizzare il suo proposito. E, in parte, lo vide realizzato prima della morte avvenuta il 17 ottobre 1690, all’età di 43 anni. Riconosciuti dalla Chiesa i miracoli da lei operati e la sua santità, Benedetto XV la iscrisse nel numero dei Santi e nel 1925 Pio XI estese la sua festa alla Chiesa universale.
Auguri di festa. Alle novizie che volevano farti i loro auguri di buona festa, il 20 luglio 1685, tu consigliasti di rivolgere al Sacro Cuore gli onori che volevano rendere a te, dicendo che “era quello il modo migliore di dimostrarti il loro amore”. Tutte si misero in gara per accontentarti e, il mattino della tua festa, ti consacrasti al Sacro Cuore con l’ardore di un serafino, circondata dalle tue discepole e, dopo di te, al tuo invito e sul tuo esempio, tutte pronunziarono l’atto di consacrazione. Era quello il primo omaggio esterno che il Sacro Cuore riceveva a Paray-le-Monial, omaggio che avevi dovuto comprare a prezzo di lunghe e dolorose prove. Ma quanto era grande la tua ricompensa in quel giorno!
La Chiesa si preparava a rispondere al desiderio del Signore Gesù Cristo, istituendo la festa del Sacro Cuore e pellegrini sempre più numerosi sarebbero affluiti nell’umile cappella nella quale tu avevi ricevuto le confidenze del Maestro divino.
Consacrazione al Sacro Cuore.
Anche noi non sapremmo darti gioia più grande che rinnovando la nostra consacrazione al Sacro Cuore di Gesù. Noi ti preghiamo con insistenza onde abbiamo accesso presso di Lui, di presentarci a Lui, di farci penetrare in Lui. Ricorda che Egli ti ha costituita “erede del suo Cuore e di tutti i suoi tesori per il tempo e per l’eternità, permettendoti di usarne secondo il tuo desiderio. Ti disse infatti: Io ti permetto di disporne a tuo piacimento e non essere avara, perché sono infiniti”: Chiedi a Gesù che, secondo la sua promessa, Egli pensi a quelli che hanno fiducia nelle tue preghiere e dispensi anche a noi le sue ricchezze. Ma siccome l’adito del suo Cuore è molto stretto ed è necessario essere piccoli e spogli di tutto per potervi entrare (Vita e Opere, I, p. 83) ottieni a noi questo “spogliamento delle vanità del mondo” (Postcommunio della Messa) e la profonda umiltà che ti portava a disprezzare tanto te stessa e ti meritava le divine compiacenze, affinché “per i tuoi meriti e sul tuo esempio, amando Lui in tutte le cose e sopra ogni cosa, meritiamo di avere in quel Cuore dimora perenne” (Colletta).
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959