Vite dei Santi
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Bouquet spirituale:

19 giugno

Santa Giuliana Falconieri
Santa Giuliana Falconieri

Santa Giuliana Falconieri
Vergine
(1270-1341)

Santa Giuliana e i Serviti. Agli inizi del XIII secolo, Firenze, città ricca e agitata da mille passioni, conobbe un magnifico rifiorire di pietà. Tra le famiglie che furono allora oggetto della benevolenza divina, quella dei Falconieri si fece particolarmente notare. Due dei suoi membri, due fratelli, si convertirono. Uno, sant’Alessio, fu uno dei sette santi Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria , che si consacrarono alla Vergine nel giorno dell’Assunzione del 1233. L’altro, Carissimo, sposato, rimase nel mondo; ma, temendo di non aver sempre guadagnato onestamente la sua immensa fortuna, risolvé di usarla a servizio della Chiesa e dei poveri. Divenne così il grande benefattore dei Serviti, e fu di aiuto nella costruzione della loro chiesa: l’Annunziata. La sua carità e la sua pietà ebbero una giusta ricompensa: proprio al termine della sua vita, la sposa Ricordata, che fino allora non aveva avuto figli, gli diede una figlia. Giuliana, la santa che la Chiesa celebra oggi.

La piccola Giuliana non conobbe il padre. Fu educata dallo zio , sant’Alessio, che la formò nello spirito dell’Ordine dei Serviti, insegnandole la devozione alla Vergine e la pratica della penitenza; molto presto, essa considererà l’Ordine come una seconda famiglia. Divenuta religiosa, i Superiori dei Servitila terranno in tanta venerazione che le chiederanno spesso le sue preghiere per tutte le questioni dell’Ordine e soprattutto per superare i gravi ostacoli che l’approvazione delle loro Costituzioni incontrerà a Roma. Santa Giuliana vivrà e morrà all’ombra dell’Annunziata, che raccoglierà un giorno le sue reliquie. E la si può onorare alla stessa stregua dei sette fondatori, poiché la sua grande opera sarà l’organizzazione del Terz’Ordine femminile dei Serviti, le Mantellate di Maria.

Santa Giuliana e le Mantellate. Non aveva ancora quindici anni, quando chiese ed ottenne l’abito dei Serviti dalle mani del generale dell’Ordine, san Filippo Benizi, nella chiesa dell’Annunziata. Fu la prima a vestire quel grande manto dell’Ordine, che farà attribuire alle Terziarie Servite il nome di Mantellate. Fino allora, infatti, le altre Terziarie non portavano abito religioso e continuavano a vivere nella loro famiglia. Santa Giuliana dovette d’altronde anch’essa, non foss’altro che per circondare di cure la vecchiaia della madre, restare accanto a lei, e amministrare i suoi beni.

Solo dopo la morte della madre poté dedicarsi completamente alla vita religiosa. Acquistata una casa, ne fece un convento, e dietro il suo invito molte terziarie vi si riunirono, ricevettero il manto dell’Ordine e cominciarono a praticarvi la vita comune. Soltanto allora santa Giuliana vi si presentò, a piedi nudi e con la corda al collo, chiedendo la grazia di essere ammessa a sua volta. Desiderava esservi considerata sempre l’ultima, e come la serva delle sue consorelle. Ma la sua vita nel convento fu così edificante, che dopo due anni, dovendo la comunità scegliersi una superiora, elesse all’unanimità santa Giuliana, che rimase da allora superiora delle Mantellate fino al termine della sua vita.

Fu lei che compose, aiutata dai consigli dei Superiori dei Serviti, il regolamento della nuova congregazione. Era, in grandi linee, la stessa organizzazione di quella dei religiosi. Vita di preghiera e di mortificazione, e insieme vita di carità e di apostolato presso i poveri e i malati. Santa Giuliana dava in tutto l’esempio, mostrando il suo zelo ardente per la conversione dei peccatori, per la liberazione delle anime del Purgatorio, per la riconciliazione dei nemici. Pacificò molte discordie civili e guarì miracolosamente molti infermi. La sua benefica influenza era considerevole a Firenze.

I sette dolori della Vergine. La sua grande devozione era quella stessa dei Serviti: i Sette Dolori della Vergine. Non si dovrà stupire di ciò, quasi che avesse potuto trascurare l’essenza della religione, per dedicarsi a una devozione secondaria. Il culto reso alla Vergine, corredentrice e mediatrice di tutte le grazie, e soprattutto la meditazione assidua dei suoi sette dolori non possono essere calcolati fra le devozioni secondarie della pietà cristiana, poiché non si possono separare dal culto reso a Gesù stesso. I dolori del Cuore della Vergine sono inseparabili dai dolori del Cuore di Gesù, e si trovano al centro del mistero della nostra Redenzione. Nella sua vocazione di riparatrice, santa Giuliana rimaneva continuamente unita a Gesù crocifisso, accanto alla Vergine ritta ai piedi della Croce. E alle sue figlie insegnava ad essere le perfette imitatrici della «Vergine addolorata, regina dei Martiri».

La sua vita stessa era d’una profonda austerità: non prendeva alcun cibo nei mercoledì e nei venerdì, portava un aspro cilicio e prolungava le flagellazioni fino al sangue, talvolta fino a perdere i sensi. Tuttavia, essa doveva lottare senza posa contro terribili tentazioni di impurità che riusciva a vincere solo mediante una severa custodia dei sensi, e soprattutto degli occhi. Dio l’aiutava in queste battaglie con elette grazie di preghiera e accadeva improvvisamente che durante le sue orazioni, continuate talvolta per più di mezza giornata, fosse rapita in estasi.

Questa è la santa che il Signore e la Vergine fecero nascere un tempo in Firenze per la conversione di quella città tumultuosa e voluttuosa. Giustamente, dunque, la Chiesa ci invita oggi a rivolgerci anche noi verso santa Giuliana, a renderle omaggio, a ispirarci sul suo esempio, a invocarla infine per la salvezza di una società che si perde per l’eccesso delle guerre e dei perversi costumi.

Vita. Giuliana nacque a Firenze nel 1270. Manifestò fin dai primi anni una viva pietà: le sue prime parole furono Gesù e Maria. Nel 1284, dopo aver rifiutato un nobile matrimonio, ricevette l’abito dei Servi di Maria e cominciò una vita di carità, di preghiere e di austere penitenze. Nel 1306 fondò il primo monastero delle Mantellate, di cui divenne presto superiora. Diede a questo terz’ordine una vita religiosa tutta ispirata ai misteri della Passione del Signore e della Compassione della Vergine. Durante la sua ultima malattia, non potendo più comunicarsi, chiese che il santo viatico le fosse posto sul petto. L’ostia allora penetrò invisibilmente nel suo petto e dopo la sua morte, se ne vide l’immagine impressa sul suo cuore. A ricordo di questo miracolo, le Mantellate, portano l’immagine d’un’ostia sul loro scapolare. Giuliana morì il 19 giugno del 1341. Fu beatificata nel 1678 da Innocenzo XI e canonizzata nel 1737 da Clemente XIII.

Servire Maria. Servire Maria era, o Giuliana, la sola nobiltà che trattenesse i tuoi pensieri; condividere i suoi dolori, l’unica ricompensa che ambisse nelle sue umiliazioni la tua anima generosa. I tuoi desideri furono appagati. Ma, dall’alto di quel trono da cui essa regna ora sugli uomini e sugli angeli, colei che si confessò la serva del Signore e vide Dio rivolgersi alla sua bassezza (Lc. 1, 48, 52), volle anche esaltarti al pari di lei al di sopra dei potenti. Eludendo la silenziosa oscurità in cui avevi risoluto di far dimenticare lo splendore umano della tua nascita, la tua gloria eclissò presto l’onore, per quanto puro, che si attribuiva in Firenze al nome dei tuoi padri; e a te, umile terziaria, serva dei servi della Madonna, il nome dei Falconieri deve il vanto di essere oggi conosciuto nel mondo intero. Anzi, nel paese delle vere grandezze, nella città celeste in cui l’Agnello, con i suoi raggi diversamente distribuiti sulla fronte degli eletti, forma i ranghi della nobiltà eterna, tu risplendi d’una aureola che non è altro se non una partecipazione alla gloria di Maria. Come infatti fece Lei per la Chiesa dopo l’Ascensione del Signore, anche tu, per quanto riguarda il glorioso Ordine dei Serviti, lasciando ad altri l’azione che appare all’esterno e l’autorità che dirige le anime, non fosti meno, nella tua umiltà, la madre della nuova famiglia che Dio si era scelta, e non solo quella delle Mantellate, ma anche di tutto l’Ordine dei Servi di Maria. La tua premurosa sollecitudine si estendeva a tutti, e nel faticoso sviluppo dell’Ordine, alla tua potente intercessione avevano fatto ricorso appunto i superiori, anche i più santi come Filippo Benizi.

Preghiera.

Continua a porgere il tuo aiuto alla pia famiglia dei Servi di Maria. Estendi la tua benedetta assistenza a tutti gli Ordini religiosi così provati ai nostri giorni. Fa’ che Firenze conservi per tuo mezzo, come il suo più prezioso ricordo, quello dei favori della Vergine e dei santi che ha prodotti in essa la fede degli antichi tempi. Che sempre la Chiesa abbia a cantare, per nuovi benefici, la potenza che lo Sposo divino si degnò di concederti sul suo Cuore. In cambio dell’insigne favore con il quale volle coronare la tua vita ed esaurire in te il suo amore, sii propizia alle nostre ultime battaglie; ottenici di non morire senza essere muniti del santo viatico. Che l’Ostia santa sia l’amore della nostra vita intera e ci fortifichi nella lotta suprema. Possa la nostra morte essere anche il beato transito dal banchetto divino di quaggiù alle delizie dell’eterna unione!

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959

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