Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

21 agosto

Santa Giovanna Francesca de Chantal
Santa Giovanna Francesca de Chantal

Santa Giovanna Francesca
Fremiot de Chantal
Fondatrice (con san Francesco di Sales)
dell'Ordine della Visitazione di Santa Maria
(1572-1641)

Il vestito di Maria. La gloria di Maria è tutta interiore (Sai. 44, 14), ma la bellezza si manifesta nel vestito che la circonda (ibid. 10-15): un vestito misterioso tessuto di virtù di santi, che devono a Lei la salvezza e la ricompensa (Apoc. 19, 8). Come tutte le grazie ci vengono dalla divina Madre, così in cielo tutta la gloria converge verso la Regina dei cieli.

Vi sono anime beate più vicine alla Vergine benedetta, perché (Sai. 44, 15) sollecitate dalla tenerezza particolare di questa Madre della grazia, lasciarono tutto su questa terra (Mt. 19, 27), per correre nella scia del profumo dello Sposo, che essa ha dato al mondo (Cant. 1, 3). Esse in cielo godono l’intimità più completa con Maria, come seppero averla in terra e, per questo, in questa ora solenne della sua esaltazione presso il Figlio di Dio, (Sai. 44, 10) il Salmista canta, insieme con Lei, le vergini, che al suo seguito entrano giubilanti nel tempio del Re (ibid. 15-16).

La corona della verginità non orna la fronte dell’eletta, che oggi veneriamo, ma essa meritò tuttavia di udire per la sua umiltà il messaggio celeste: «Ascolta, o figlia, e guarda, piega orecchio del tuo cuore, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre» (Sai. 44, 11). La risposta fu uno slancio per le vie dell’amore e innumerevoli vergini ne seguirono le orme, per giungere più sicuramente allo sposo. Nel vestito d’oro dai molteplici riflessi nel quale risplende la Regina dei Santi nel suo trionfo, essa ha un posto di gloria (ibid. 10).

La diversità di sfumature dell’oro della divina carità fra gli eletti è infatti la varietà indicata dal Salmo nei ricami e nelle frange del vestito di gloria (ibid. 10, 14, 15) e, per accentuare nella luce dei santi il felice effetto di questa diversità, l’eterna Sapienza moltiplicò le forme con cui si presenta al mondo la vita dei consigli evangelici.

La regola dell’amore. Proprio questo ci vuole insegnare la Liturgia, collocando vicine le due feste di ieri e di oggi. La distanza tra l’austerità cistercense e la rinuncia interiore della Visitazione sembra molta, ma la Chiesa accosta il ricordo di santa Giovanna di Chantal e quello dell’Abate di Chiaravalle, per fare omaggio alla beata Vergine perché tutte le Regole di perfezione, nel rendere onore a Maria, sono soltanto varianti di un’unica Regola, quella dell’amore della quale la Madre divina ci presenta nella vita l’esempio migliore.

Lo spirito della Visitazione. San Francesco di Sales, parlando della varietà delle famiglie religiose dice molto bene: «Tutte le Religioni hanno uno spirito generale e uno particolare. Per quello tutte aspirano alla carità perfetta e con questo scelgono il modo di giungervi, di giungere cioè all’unione dell’anima con Dio e all’unione con il prossimo, per amore di Dio» (Trattenimenti spirituali, XIII). Venendo a parlare dello spirito speciale dell’istituto da lui fondato con la nostra Santa, il Vescovo di Ginevra dichiara che è «spirito di profonda umiltà verso Dio e di grande dolcezza verso il prossimo e che, avendo minori rigidezze per il corpo, deve avere più grande dolcezza di cuore» (ibid.). E siccome la Congregazione è sorta col proposito che nessuna asprezza soverchia ne allontani i deboli e gli infermi, che vogliono raggiungervi la perfezione dell’amore divino» (Costituzioni della Visitazione, Preambolo), egli aggiunge argutamente: «Se vi fosse una sorella cosi generosa e coraggiosa, che volesse giungere alla perfezione in un quarto d’ora, facendo più di quello che la Comunità richiede, le consiglierei di umiliarsi e sottomettersi e di accontentarsi di diventar perfetta in tre giorni, seguendo il metodo delle altre» (Trattenimenti, XIII). Occorre conservare una grande semplicità in tutte le cose: camminare con semplicità è il metodo delle Figlie della Visitazione, metodo gradito a Dio e sicurissimo» (Trattenimenti, XIV).

L’emblema del Sacro Cuore. Avendo scelto la divisa della dolcezza e dell’umiltà, il pio vescovo dava alle sue figlie, quale opportuna armatura, il Cuore divino nel quale queste virtù trovano la loro sorgente; armatura che il cielo approvò in modo veramente magnifico. Prima che fosse trascorso un secolo, santa Margherita Maria, religiosa della Visitazione, poteva affermare: «Il nostro adorabile Salvatore mi ha fatto vedere la devozione al suo Cuore divino come un magnifico albero che egli da tutta l’eternità aveva destinato a radicarsi nell’Istituto. Egli vuole che le figlie della Visitazione distribuiscano i frutti di questo albero sacro e li distribuiscano con abbondanza a chi vuole mangiarne, senza timore che vengano a mancare.» (Lettera 17-VI-1689 a Madre de Saumaise). «Amore, amore, amore, figlie mie! È tutto quello che io so». Così esclamava, come Francesco, la sua gloriosa cooperatrice Giovanna di Chantal, mentre si affermava l’ordine della Visitazione. «Madre mia – le disse una suora – voglio scrivere alle nostre case che la vostra Carità è giunta alla vecchiaia, giacché, come san Giovanni del quale portate il nome, parlate solo più di amore». La santa rispose: «Figlia mia, non fare confronti, perché non bisogna profanare i santi, paragonandoli a poveri peccatori. Piuttosto mi farai cosa gradita, se dirai alle sorelle che, se ne avessi il coraggio e se seguissi il mio desiderio, se non temessi di annoiare, non parlerei che di carità. Ti assicuro che tutte le volte che voglio parlare di cose buone sento il desiderio di dire: Amerai il Signore con tutto il cuore e il prossimo come te stesso» (Memorie della Madre de Chaugy, 3.a p. cap. 5).

Vita. Giovanna Francesca Fremiot di Chantal nacque a Digione, da onorata famiglia di magistrati, il 23 gennaio 1572. L’educazione fu accuratissima e a venti anni sposò il Barone di Chantal col quale visse felicemente otto anni avendone quattro figli. Il marito morì per una disgrazia mentre stava a caccia e Giovanna ne provò dolore immenso, ma la fede e il dovere di allevare i figli la sostennero. Nel 1604 si recò a Digione, per poter ascoltare la predicazione quaresimale del vescovo di Ginevra, san Francesco di Sales, che scelse quale direttore dell’anima sua. Nella Pentecoste del 1607, il vescovo le confidò il proposito di fondare con il suo aiuto un nuovo Ordine religioso, quello della Visitazione di Maria Santissima. Il 29 marzo del 1610 partì per Annecy e, grazie ai consigli del santo fondatore, fece progressi rapidissimi nella virtù, diventando modello perfetto di umiltà, di obbedienza e di povertà. L’Istituto si sviluppò rapidamente, per la sua diligenza e il suo zelo e le case si moltiplicarono nella Francia e nella Savoia. Morì a Moulins nel dicembre del 1641 e il suo corpo fu riportato ad Annecy, dove riposa presso l’altare maggiore del nuovo monastero con quello di San Francesco di Sales. Beatificata il 21 novembre 1751, fu canonizzata nel 1767.

Marta e Maria.

Parve a principio, o grande santa, che ti fosse stato destinato l’ufficio di Marta. Francesco di Sales, prevenendo l’ora, che doveva suonare più tardi per san Vincenzo de’ Paoli, pensò di fare delle tue compagne le prime figlie della Carità e diede al tuo Istituto il nome benedetto di Visitazione per porre sotto l’insegna di Maria le tue visite ai poveri infermi troppo abbandonati. L’indebolimento progressivo dei moderni istituti di cura rivelava però nelle istituzioni della Chiesa una lacuna più dolorosa, che doveva essere colmata. Molte anime, chiamate all’ufficio di Maria, ne erano allontanate dalla impossibilità di vivere l’austera vita dei grandi Ordini contemplativi. Lo Sposo, che adatta a qualsiasi tempo la sua bontà, scelse te, o Giovanna, per andare incontro col suo Sacro Cuore, sul terreno della carità, alle miserie fisiche e morali di un mondo invecchiato, estenuato, che minacciava rovina.

La carità.

Rinnovaci nell’amore di Colui, la carità del quale ti consumò. Nell’ardore di quella carità, tu hai percorso le vie più diverse della vita, senza perdere mai l’ammirabile forza d’animo, che la Chiesa chiede oggi a Dio, onde per mezzo tuo sia a noi possibile avere l’aiuto necessario alla nostra debolezza (Colletta, Segreta e Postcommunio della festa). Il funesto veleno giansenista non ghiaccia più il nostro cuore, ma noi sappiamo da te che l’amore non è reale, che in quanto vive di fede, di generosità, di rinuncia, nell’umiltà, nella semplicità, nella dolcezza. Così è l’amore nello spirito del tuo Istituto, che è lo spirito del tuo angelico Padre fatto da lui tanto amabile e forte. Possa tale spirito regnare sempre nelle tue figlie, conservare nelle loro case l’unione soave, che rallegra il cielo, e possa il mondo essere risanato dal profumo che sempre emana dai silenziosi ritiri della Visitazione.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959

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