Bouquet spirituale:
15 giugno
Era nata in uno sperduto paesino della diocesi di Tolosa, a Pibrac, nel 1579, da modestissimi genitori operai, e restò per tutta la vita una povera pastorella, disprezzata e umiliata, percossa e derisa.
Rimasta orfana di madre, malata di scrofolosi, storpia da un braccio, la matrigna non voleva vederla per casa con i propri figlioli. Vagava perciò tutto il giorno dietro le greggi di pecore, e a sera, ricondotto il gregge all’ovile, si gettava sopra un mucchietto di sarmenti, nella stalla, e dormiva con le sue lanose protette. Nei lunghi meriggi trascorsi dietro le pecore sugli ondeggianti pascoli della Garonna, ai piedi dei Pirenei, Germana Cousin pregava e meditava. Offriva a Gesù le sue privazioni, offriva le sue afflizioni.
E agli altri, a chi viveva vicino a lei, offriva l’esempio di una infinita bontà, di una sovrumana dolcezza, di una luminosa purezza.
Presto, oltre alle greggi, si raccolsero intorno a lei branchetti di bambini. A questi, Germana, che non sapeva né leggere né scrivere, insegnava le verità del catechismo, in maniera elementare e quasi rozza, ma con la forza di un amore che si propagava ai suoi piccoli discepoli, scaldando il loro cuore con i primi raggi della fede.
Quando la campana della chiesa lontana suonava per la Messa, Germana abbandonava le pecore, fuggiva di nascosto e, non vista, si introduceva in chiesa. Il gregge, al ritorno, non era mai sbrancato né sviato.
Per raggiungere la chiesa, doveva guadare un ruscello che scendeva dalla montagna. Un giorno che il torrente era gonfio per la piena, alcuni contadini la videro accostarsi alle acque minacciose, che si divisero per incanto davanti ai suoi passi, aprendo un guado asciutto e sicuro.
Finché una mattina, quando Germana aveva ventidue anni, nel 1601, il gregge non fu visto uscire dall’ovile all’ora consueta. Qualcuno forzò la porta, dalla quale traboccò il fiotto delle belanti prigioniere. Nel fondo, sul letto di sarmenti, la pastorella storpia e scrofolosa si era addormentata nella pace di Dio.
Cominciò allora la straordinaria avventura di questa Santa, così oscura, così ignorata; così lontana dalla vita del suo tempo e distante dai caratteri della società in mezzo alla quale era vissuta come un’estranea, anzi un’esclusa.
Già ai suoi funerali accorsero in folla le popolazioni dei paesi vicini. Si ricordarono le virtù dell’infelice fanciulla; si rimpianse la sua dolcezza; si narrarono i suoi miracoli. E i miracoli si ripeterono sopra la sua tomba, specialmente quando il suo corpo, trovato incorrotto dopo quarant’anni, fu posto nella sagrestia del suo paese.
A Pibrac, dove ora sorge un santuario, accorsero pellegrini, storpi, malati e tribolati da tutte le parti della Francia; e la devozione popolare, nutrita di miracoli, portò Germana Cousin sul trono della santità, nel 1867, quando il Papa Pio IX mise la povera pastorella, inferma e maltrattata, accanto ai più bei nomi dei Santi del suo tempo: ai Papi gloriosi, ai predicatori celebri, ai teologi sapientissimi, ai fondatori famosi!
Piero Bargellini, Mille Santi del giorno, Firenze, Vallecchi Editore, 1977.