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10 luglio

>Santa Felicita e sette figli
Santa Felicita e sette figli

Santa Felicita
e i suoi sette figli
Martiri
(† 150)

Chi ricorderà santa Felicita con sette figliuoli martiri senza dar loro una lacrima? Famosa per lo splendor de' natali, e per la bellezza, era uscita da nobil famiglia romana, e sposata a distinto patrizio, del quale in fresca età rimase vedova con sette figliuoli com'essa cristiani, cioè Gennaro, Felice, Filippo, Silano, Alessandro, Vitale e Marziale. Vivea ne' tempi d'Antonino Pio, sgraziato per le lussurie della moglie Faustina, alla quale ciò non ostante aderiva; e devoto in prima agli Dei, non nutriva avversione a'cristiani. Ora in que' tempi la vita esemplare di Felicita, e de' figliuoli opposta alle lussurie del tempo era segreto rimprovero alle cortigiane di Faustina, e traeva molti idolatri a convertirsi alla fede di Gesù Cristo.

Quindi surse la cabala maligna a circonvenire Antonino, il quale era devoto, o bigotto piuttosto, che val quanto dire, ipocrita; poiché non persuade, che uomo d'altronde di senno, volesse credere ad una divinità sbriciolata in tante capricciose, ridicole, vili e prepotenti frazioni, per quanti erano gli Dei o indigeni, o stranieri, che i Romani si eran fabbricati o per comodo, o per politica. Quindi fu tratto Antonino a bandire una persecuzione contro i cristiani, fra i quali era presa di mira Felicita co' suoi figli morigerati e tranquilli in mezzo alla universal corruzione.

Verso l'anno di Gesù Cristo 164 la madre fu arrestata co' figliuoli per ordine del prefetto di Roma, ch' era un tal negli Atti de' Publio famoso Martiri (anche sotto Marco Aurelio, e Lucio Vero ) per crudeltà studiosa. Egli fece tosto comparire e madre e figli davanti al suo tribunale, e sia perché Antonino avesse ancora un senso di pietà per queste vittime, (dello strazio delle quali fu malcontento il suo antecessore Adriano per titolo di superstizione sanitaria), sia perché Publio rispettasse la nobile condizione di esse, e forse ancor la virtù che al popolo le raccomandava, si rivolse con soavi insidiose parole alla bella matrona, scongiurandola almeno d'aver compassione della gioventù de' suoi figli quando nulla le premesse di lei, capace ancora di piacere agli uomini, ed agli Dei. Al che ella matronalmente rispose con voce franca e sommessa:
«Che la compassione a cui la esortava, l'avrebbe resa la più crudele delle madri, togliendo ai figli ciò che ad essi non diede cioè l'anima».
Quindi rivolta a quelli pietosamente soggiunse: «Alzate, o figli miei gli occhi al cielo, e là vi attende Gesù Cristo ch'è luce e vita vera».
Interrogati insieme, e poi separatamente i figliuoli dicevano: «Che la madre delle madri, la Madre dell' Uomo-Dio, la quale obbediente offerse allo sdegno del divino Padre il Figlio crocefisso per la salute del mondo insegnava alla madre loro ciò ch'ella dovea fare, mentre il Figliuolo Unigenito di lei imponeva ad essi l'ubbidire, rendendogli anima per anima, e una vita mortale per una vita eterna: esser eglino sommessi al principe in faccia al mondo: vedersi il resto con Dio».

Invano furono ripetute dal pretore lusinghe, ed assicurazioni di vita non solo, ma di cortigiani favori, alla qual prova in faccia ai patiboli non resisterebbe, e non resiste giammai spirito di umano entusiasmo di parte, cui vorrebbero ridursi gli atti generosi de' martiri della Chiesa. La prova di Felicita e de' figliuoli basta a dimostrare, che oltre gli istinti della natura, anzi in contraddizione di lei, non è forza, se non da Dio. Riuscito inutile ogni tentativo, il prefetto fece prima batter la madre innanzi agli occhi dei figli, e quindi rincrudelite a vicenda le battiture sovr' essi in faccia alla madre, laceri e grondanti e di materno, e di fraterno sangue, gli fece cacciar separati in diverse prigioni.

Dopo alcuni giorni chiamata la madre in un atrio del palazzo a più crudele, ed estremo spettacolo di dolore (cui può andar sopra quello soltanto della Vergine Madre stante appie della croce), tentò di nuovo la di lei materna costanza con parole accomodate a pietà e consiglio, ma trovatala irremovibile fece morire i figli con diversi supplizi ad uno ad uno sotto gli occhi materni. E qui la storia dice tutto a chi può raggiungere di questo momento il palpito inenarrabile.

Il maggiore de' figli spirò sotto i colpi della sferza di piombo: due seguenti mancarono sotto il bastone: il quarto fu precipitato da un terrazzo in una cisterna: i tre altri ebber tagliata la testa sopra un cippo di pietra. Fu rimandata dopo sì fiera vista la madre (che nulla ha che fare con le dure madri Spartane) nella prigione, ove in quel tremendo silenzio, le ricorresse al cuore più atroce la scena dolorosa. Quattro mesi giacque la madre desolata nel fondo d'oscura prigione soffrendo il freddo e la fame, finché non pria del termine della quarta luna nel dì 23 novembre fu decapitata sul cippo istesso, sul quale avea veduto mozzar la testa de' figli volgenti ad essa uno sguardo pietoso ed uno al cielo, donde ora sembravano chiamarla a riposarsi con Dio.

Gli atti di questa vedova madre, e figli martiri sono generalmente riconosciuti come sinceri e fedeli e la Chiesa celebra il martirio della madre nel dìsudetto, e quello dei figli nel dì 10 di luglio. Un liberto cristiano della loro casa seppellì i cadaveri di madre e figli negli orti di Licinio, in un angolo riposto, dove a notte avanzata si videro volteggiar sette fiammelle sovra un ruscello vicino, dove molti idolatri corsero a ricevere il battesimo, e molte madri cristiane ottennero prodigi (il cui fonte non è ancora estinto), implorando costanza pe' loro figliuoli nella buona via; e storpi, ed infermi ne riportarono guarigione; talchè per questi, e per altri prodigi ottenuti colla intercessione de' martiri dicesi, che Antonino Pio facesse collocare nel suo Larario fra le immagini d'oro de' falsi Dei una immaginetta del Redentore.

Non bisogna confondere questa santa Felicita dama romana coll'altra santa dello stesso nome che fu compagna fra gli altri nel martirio a santa Perpetua dama cartaginese, la quale scrisse la prima parte degli atti del suo martirio, e di quello de' suoi compagni, come della santa Felicita. Era la santa Perpetua una giovine bella di anni 22, fu martirizzata con gli altri, quarantun'anni dopo la prima santa Felicita, cioè nell'anno 203 di Gesù Cristo. Anche santa Perpetua era madre d'un bambino che allattava, ed è bellissimo il quadro recente del chiarissimo cav. Vogel pittore di S. M. il re di Sassonia, nel quale si rappresenta la santa sporgentesi tra le inferriate d'oscuro carcere, mentre una pia donna le conduce sul far del giorno un bambino lattante, il quale a que' ferri avidamente si appicca per suggere dal seno benedetto della madre qualche ristoro. E sian pur questi i trofei della fede, e della maternità cristiana, non senza Dio resa invitta dalle lacrime della Vergine, e dalla passione del Figlio.

Ai tempi di san Gregorio Magno surse in Roma una chiesa in onore della santa Felicita vedova romana, e suoi sette figli martiri, frequentata dalle matrone, e da' giovani studenti. Lo stesso santo pontefice mandò le reliquie della santa, e de' figliuoli alle chiese da lui protette di Spoleto, e Rieti presso le quali ne durò lunga devozione. Il martirio di santa Felicita co' figliuoli diede argomento ad una bella tragedia francese attribuita da taluni a Racine, ed ora divenuta rarissima.

Cav. Filippo Bigioli, Il Perfetto Leggendario, Ovvero Vite de' Santi per ciascun giorno dell' anno, Vol. VII, Roma, Tipografia della Minerva, 1847, Seconda Edizione Premiata

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