Bouquet spirituale:
9 novembre
Élisabeth Catez nacque nel 1880, nel campo militare di Avord, nel dipartimento di Cher, Francia, primogenita del capitano Joseph Catez e Marie Rolland. Il padre di Élisabeth morì improvvisamente quando lei aveva sette anni.
La piccola "Sabeth", come la chiamava chi la conosceva, aveva un temperamento fin troppo vivace. Dopo aver ricevuto la prima comunione nel 1891, Élisabeth si fece più moderata e aperta al rapporto con Dio (soprattutto con la Trinità) e col mondo. Cominciò a prestare servizio nel coro parrocchiale e a fare gesti di carità concreta, quale l'assistenza ai malati e insegnare il catechismo ai bambini che lavoravano in fabbrica.
Visse nella Francia che si avviava al laicismo della seconda Repubblica, frequentò i salotti della musica e della danza, ma scelse la via del Carmelo divenendo «sorella nello spirito» di santa Teresa di Gesù Bambino.
Comincia a suonare il piano in tenera età dimostrando talento, al punto che la mamma la vede già come una pianista affermata.
A undici anni riceve la prima comunione e, dopo la cerimonia, la accompagnano per una visita di cortesia al Carmelo. La madre superiore la saluta, le fa una carezza, le spiega il senso del suo nome: Elisabetta, casa di Dio. Non è un’etimologia scientifica, ma la ragazza ne è profondamente colpita: se ella è la casa, allora vuol dire che Dio abita in lei! Questo pensiero prende stabilmente dimora nella sua mente, al punto che Elisabetta cammina spedita nella via dello spirito.
La predica di un famoso domenicano la introduce nella calda corrente d’infinito amore trinitario che scorre dal Padre al Figlio nello Spirito e fluisce verso la creazione. Comincia, dunque, a guardare trinitariamente il mondo e finalmente nel 1901 può entrare al Carmelo. La sua permanenza nel convento durò solamente cinque anni, durante i quali ebbe un’ulteriore folgorazione teologica. Leggendo la lettera di san Paolo agli Efesini incontra l’espressione «lode della gloria» e comprende che quello è il senso della vita sua, degli uomini, dell’intera creazione. Comincia allora a firmarsi «lode della gloria», comprendendosi ormai come uno strumento musicale da accordare per il grande concerto del cielo.
Conclude la sua esistenza terrena il 9 novembre 1906. La sua vita fu un invito a non lasciar prevalere il frastuono del mondo sull’inno della lode a Dio.
Le sue ultime parole furono: «Vado verso la luce, l'amore, la vita!» La sua preghiera più nota è «Mio Dio Trinità che adoro», preghiera in cui profuse il suo amore alla Trinità.
Elio GuerrieroIl Libro dei Santi, Milano, San Paolo, editore, 2012. -- Wikipedia