Bouquet spirituale:
8 ottobre
Brigida e Caterina da Siena. Santa Brigida, meno conosciuta di santa Caterina da Siena, che visse poco dopo di lei, le somiglia sotto molti aspetti. A differenza della vergine senese, Brigida accettò le nozze per obbedire alla volontà del padre, ispirata per questo dallo Spirito Santo. La sua vita, come la vita di Caterina, brillò poi nella Chiesa per le rivelazioni avute dal cielo e comunicate al mondo e per i passi fatti presso il Papato, per riportarlo a Roma, dalla quale era assente da lungo tempo.
Le rivelazioni. “Signore, chi vi ha trattato così?”. “Quelli che trascurano e dimenticano il mio amore”, aveva risposto il Signore e, poco tempo dopo, aveva aggiunto: “Io sono il Creatore di tutte le cose … Tu sarai la mia Sposa, vedrai le cose spirituali e penetrerai i segreti celesti e il mio spirito sarà con te fino alla morte. Sappi che non parlo a te per te sola, ma per tutti i cristiani…”. Sbigottita dalle rivelazioni, Brigida si rifugiava nelle mortificazioni e trovava coraggio esponendo con confidenza al confessore le grazie che riceveva e immolando la sua volontà. Dio però la rassicurava: “Ti ho solo comandato di onorare Dio, di credere che nulla esiste senza di Lui e di amare rettamente il mondo, che e fatto per l’uomo. Lo spirito delle tenebre ti insegnerà il contrario, ma tu forma bene la tua coscienza. Col mio consenso il demonio può mettere alla prova i miei servitori, ma non potrà mai dominare le anime, che credono in me e mi riserbano il loro amore. Lo spirito increato non fa posto ad altro amore che a quello di Dio, nel quale tutti gli amori si riassumono. Lo spirito creato desta nell’anima i cattivi desideri dai quali è mossa e la getta nell’amarezza, predica il nulla delle gioie future, la vanità dei beni eterni e l’annega nell’impurità di cui si pasce. Lo Spirito Santo invece rivela la vanità del mondo in modo che l’anima vorrebbe fuggire le sozzure della terra, per slanciarsi verso di me” Così Dio rassicurava la sua serva umile e fedele e noi, dagli effetti prodotti nell’anima nostra, possiamo così conoscere a quale spirito obbedisce, se allo Spirito Santo o allo spirito del male.
Brigida non era pienamente contenta della presenza e delle rivelazioni del suo Dio e avrebbe desiderato di vivere in un chiostro, lontano dagli sguardi, dall’ammirazione e dalle vanità del mondo. Ma Dio, come aveva fatto una volta con i profeti, la strappò alla solitudine e le affidò faticose missioni.
Alla corte di Stoccolma Dovette ricomparire a corte, che aveva abbandonato dopo la morte dello sposo, e denunciò alla presenza del re, della regina e dei cortigiani il lusso della corte fastosa e i piaceri ai quali le anime si abbandonavano ammonendo che Dio avrebbe punito senza pietà, se non si tornava ad una vita più semplice e se si continuava ad opprimere, con ingiuste imposizioni, i poveri, che vivevano in miseria.
Fu ricevuta dal sovrano con deferenza e la sua parola, appoggiata da miracoli, convertì molti peccatori e il re stesso si impegnò nella riforma della sua vita e del suo regno.
La missione presso il Papa. La volontà divina le impose una missione anche più delicata: “Scrivi da parte mia al Papa Clemente (VI) ciò che ti dico”. Brigida conosceva quanto male avesse fatto alla cristianità l’esilio del Papato ad Avignone e non ignorava le lotte in cui i Papi si erano immischiati e il lusso della loro corte. Dovette scrivere al Papa delle rovine che Dio gli minacciava, se non si fosse impegnato a mettere pace tra il re di Francia e il re di Inghilterra e se non avesse personalmente rinunciato alle ambizioni e cupidigie delle quali si compiaceva. Il Papa ricevette la lettera con rispetto e cercò di tenerne conto, ma, pur convocando a Roma i pellegrini del mondo intero per lucrarvi l’indulgenza del Giubileo del 1350, non si mosse da Avignone. Brigida dovette attendere fino al 16 ottobre del 1367 per vedere Papa Urbano V rientrare in Roma.
Andò allora sollecitamente a gettarsi ai piedi del Pontefice, per esporgli i desideri di Dio per la riforma della Chiesa e la santità della Curia Romana. Ebbe la gioia di vedere che Urbano V non trascurava i consigli e correggeva gli abusi, che disonoravano la Chiesa, mentre risorgevano dalle rovine i santuari e il potere supremo del Papa veniva riconosciuto dal popolo di Roma, dai baroni e dall’imperatore.
Purtroppo non erano passati tre anni e Papa Urbano, scoraggiato, abbandonava ancora una volta il sepolcro degli Apostoli. La santa lo aveva predetto; egli rivide Avignone per morirvi. Gli succedette Ruggero di Belforte, nipote di Clemente VI, col nome di Gregorio XI: il Papa che avrebbe posto fine per sempre all’esilio, rientrando in Roma.
La morte. Ma Brigida è al termine dei suoi giorni e altri raccoglieranno nella gioia quello che lei ha seminato nel dolore: sarà Caterina da Siena a condurre il Vicario di Cristo nella città santa dopo che lei sarà morta. Brigida infatti nel 1371 parte per i Luoghi santi, testimoni della Vita e della Morte del Cristo, e, nel ritorno da questo ultimo pellegrinaggio, lontana dalla sua terra natale, in Roma, di cui non ha potuto far cessare la desolata vedovanza, rende la sua anima a Dio. La figlia, Caterina, raccoltone le spoglie, le portò in Scandinavia.
Fu deposta nel monastero ancora incompiuto di Vadstena, destinato ad essere la sede dell’Ordine del Salvatore il cui disegno, come tutte le imprese imposte da Dio a Brigida, doveva realizzarsi solo dopo la sua morte. Circa venticinque anni prima aveva ricevuto l’ordine di fondare e, quasi contemporaneamente, quello di abbandonare quel pio asilo quasi che il Signore volesse farle intravvedere la tranquillità di quel luogo, per meglio crocifiggerla con una vita nella quale intendeva spingerla proprio in quel momento. Severità che Dio usa con i suoi intimi, sovrana indipendenza dei suoi doni! Già nella giovinezza Dio aveva lasciato che Brigida sognasse il giglio, attributo dei vergini, e tosto le aveva rivelato che quel fiore, che egli predilige, non era per lei.
Invano ho gridato verso di lui, diceva il profeta durante la prigionia, che poteva figurare quella di cui Brigida gustò tutta l’amarezza, invano ho gridato verso di lui e l’ho supplicato: ha respinto la mia preghiera, mi ha sbarrata la strada con pietre da costruzione, ha rovesciato i miei sentieri (Geremia, Lamentazioni 3, 8-9).
Il Rosario di santa Brigida. Ricordiamo che Brigida morì il 23 giugno del 1373 e la data dell’otto ottobre e l’anniversario del giorno in cui per la prima volta, l’indomani della canonizzazione, Bonifacio IX celebrò la Messa della Santa (7 e 8 ottobre 1391). Martino V confermò poi gli atti di Bonifacio IX in onore d ella santa e approvò le sue rivelazioni, che, aspramente osteggiate nei concili di Costanza e di Basilea, guadagnarono maggiormente favore nella pietà dei fedeli. Sono note le indulgenze annesse al Rosario, che porta il nome di santa Brigida, frequentemente applicate oggi, per concessione della Santa Sede alle corone in uso. Conviene però ricordare che la corona di santa Brigida si componeva di 63 Ave Maria, di 7 Pater e di 7 Credo in onore degli anni che si presume abbia vissuti in terra Maria Santissima, delle sue sette allegrezze e dei suoi sette dolori. Il pensiero di onorare Maria la indusse perfino ad affidare il superiorato alla Badessa nei doppi monasteri del suo Ordine del Salvatore.
Vita. Brigida nacque in Svezia nel 1302 e, nella sua infanzia, fu favorita della visione della Passione del Signore. Sposata a Ulf, principe di Nericia, seppe così bene avviarlo ad imitare la sua pietà che questi volle poi entrare in un monastero di Alvastra ove morì nel 1344. Brigida si avviò allora ad una vita molto austera e ne fu presto ricompensata con eccezionali favori soprannaturali, visioni ed estasi. Nel 1346 fondò l’Ordine del santo Salvatore e scrisse a Papa Clemente VI per chiedergli che si impegnasse nella riforma della Chiesa, lasciasse Avignone e rientrasse a Roma. Nel 1350 fu a Roma lei stessa, per lucrare l’indulgenza del giubileo, e poi visitò santuari d’Italia e di Palestina. Tornò a Roma nel 1373 e vi morì. Il suo corpo fu portato in Svezia dalla figlia Caterina. Bonifacio IX iscrisse Brigida nel catalogo dei Santi, il 7 ottobre del 1391.
La venuta a Roma. Sii benedetta da tutti i popoli, o donna forte, sostegno della Chiesa in tempi tristissimi. Mentre la terra, impoverita di virtù, non pagava più al Supremo Signore il suo tributo, fosti il tesoro scoperto alle estreme frontiere (Prov. 31, 10) per esprimersi con la Scrittura, il quale compensò la miseria di tutti. Sollecitata dagli Apostoli e dai santi Martiri, lo Spirito ti condusse sui luoghi dove essi versarono il sangue per lo Sposo e sembrasti allora una nave, che da lontani orizzonti reca nutrimento e vita (ibid. 31, 14) alle regioni desolate dalla sterilità e Roma, esausta, ritrovò speranza, espiò, seguendo il tuo esempio, le colpe dalle quali era derivato l’abbandono, e le tue suppliche le riportarono il cuore dello Sposo e quello del suo Vicario in terra.
La sofferenza. Il tuo compito era soffrire e faticare e quando l’opera tua si compiva con gioia di tutti avevi già lasciata la terra, come gli eroi dell’Antico Testamento che salutavano da lontano le promesse, che si sarebbero realizzate per altri, e affermavano di essere su questa terra stranieri e di passaggio (Ebr. 11, 13). Come loro cercavi una patria (ibid. 14) non quella che avevi abbandonata e nella quale ti era comodo ritornare (ibid. 15), ma la sola vera patria, quella dei cieli (ibid. 16). Dio stesso si gloriava di essere chiamato tuo Dio.
Preghiera.
Dall’eterna città dove è terminato il tuo esilio custodisci in noi il frutto dei tuoi esempi e dei tuoi insegnamenti. Nonostante l’attuale riduzione, il tuo Ordine del Salvatore li perpetua nelle regioni ove ancora esiste e possa un giorno rivivere a Vadstena con lo splendore di un tempo. Riporta, per mezzo suo e dei suoi emuli, la Scandinavia alla fede, così sventuratamente perduta del suo Apostolo Anscario e di Eric e Olaf, suoi re martiri. Proteggi infine Roma, che ti fu dal Signore particolarmente affidata e risparmiale di dover subire un’altra volta la terribile prova per allontanare la quale tu impegnasti tutta la tua vita.
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959