Vite dei Santi
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Bouquet spirituale:

21 maggio

Sant'Ospizio
Sant'Ospizio

Sant'Ospizio
Eremita
(del VI secolo)

Nei secoli antichi, una delle più tipiche ricchezze spirituali dell’Oriente furono gli eremiti di vita così austera da parere impossibile, se non addirittura disumana. Sant’Ospizio, vissuto nel VI secolo, sembra voler mostrare come anche in Occidente, e perfino nelle ridenti contrade del mezzogiorno francese, potesse metter radice il più rigoroso ascetismo.

Giunto sulla costa dove l’azzurro è il colore per eccellenza, Ospizio si rinchiuse in una torre su un promontorio presso Nizza. Non contento di essere rinchiuso, avvinse strettamente la nuda carne con catene di ferro, e sulle piaghe aperte dal ferro cinse, come se non bastasse, un ispido cilicio.

Così mortificatosi, faceva penitenza e pregava. Mangiava pan secco e frutti di palma. Nella Quaresima, si nutriva delle stesse erbe usate dagli eremiti egiziani, che gli venivano fornite dai mercanti orientali.

C’era, in quegli anni, bisogno di preghiera e di penitenza. Grandi castighi si avvicinavano per i cristiani delle Gallie, e Sant’Ospizio li vaticinava con accenti biblici: «Verranno nelle Gallie e devasteranno sette provincie, perché la malizia di questo paese è cresciuta troppo davanti agli occhi del Signore».

E l’ira divina sembrò davvero abbattersi anche sulla Francia, con la terribile invasione dei Longobardi. Sant’Ospizio non aveva finito di pronunziare le sue profetiche parole, e di esortare la popolazione a fuggire, che i Longobardi giunsero sulle coste meridionali del paese, spopolate davanti a loro e devastate dopo di loro.

Giunsero anche alla torre del solitario, che si mostrò loro dalla finestra. Ma per quanto cercassero, non poterono trovare una porta per entrare nello strano rifugio. Sorpresi e incuriositi, montaron sul tetto, e si calarono nell’interno, rimovendo le tegole. Qui essi videro un uomo magrissimo, ricoperto di piaghe e avvinto strettamente in catene. Pensarono subito che si trattasse di un criminale pericolosissimo.

Chiesero a Ospizio se fosse colpevole. Il penitente si disse colpevolissimo. Confessò di ben meritare quel continuo castigo in sconto dei peccati. I barbari interpretarono le sue parole in senso tutto umano. Uno di essi alzò su di lui la spada per dar corso a una sbrigativa giustizia. Ma il braccio alzato restò paralizzato, mentre l’arma cadeva a terra. Spaventati, i Longobardi si umiliarono al Santo vecchio. E colui che aveva alzato la spada, volle restargli sempre vicino. Pare che fosse proprio lui, più tardi, a far conoscere al mondo le sue opere e i suoi meriti.

Tre giorni prima della morte, il solitario ordinò che fosse praticata un’apertura alla torre. Attraverso quell’apertura passò, puntualmente come egli aveva previsto, il Vescovo di Nizza che venne a onorare le spoglie del Santo penitente. Dal suo cadavere, eran scomparse, con la morte, tutte le piaghe e le ferite verminose. La gloria conseguita per mezzo di quella durissima penitenza esaltava ormai anche il corpo mortale.

Piero Bargellini, Mille Santi del giorno, Firenze, Vallecchi Editore, 1977.

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