Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

4 aprile

Sant' Isidoro di Siviglia
Sant' Isidoro di Siviglia

Sant' Isidoro di Siviglia
Vescovo e dottore della Chiesa
(† 639)

Oggi la santa Chiesa ci mostra la soave ed imponente figura di uno dei suoi più virtuosi Vescovi, sant’Isidoro, il grande Vescovo di Siviglia, l’uomo più sapiente del suo tempo, ma ancor più venerando per i benefici influssi del suo zelo sulla sua patria, l’uomo che ci esorta coi suoi esempi e con la sua intercessione.

Sant’Isidoro nacque a Cartagine nel 560. Fin da giovane, con la sua immensa scienza, poté combattere l’eresia ariana. Nel 600 fu elevato alla Sede di Siviglia e san Gregorio Magno lo nominò suo Vicario in tutta la Spagna. Favorì l’ordine monastico, costruì Collegi, tenne Concili e scrisse libri, quali il libro delle Etimologie, quello degli Offici ecclesiastici ed altri importantissimi per la disciplina cristiana; ma soprattutto fu esempio delle più sublimi virtù. Dopo aver estirpato dalla Spagna l’eresia ariana, mori a Siviglia nel 636.

La Spagna “Cattolica“. Fra tutte le nazioni cristiane ce n’è una che merita il nome di Cattolica per eccellenza: la Spagna. All’inizio dell’VIII secolo, la Provvidenza la sottopose alla più dura prova, permettendo che i Maomettani la dominassero per quasi tutta la sua estensione, così che i suoi figli dovettero lottare ben otto secoli prima di ricuperare la loro patria. Le vaste contrade dell’Asia e dell’Africa, occupate nella medesima epoca dall’invasione musulmana, restarono per sempre sotto il giogo islamico. Come fece la Spagna a trionfare dei suoi oppressori? perché non si spense mai in quel popolo il senso dell’umana dignità? È facile dare una risposta: all’epoca dell’invasione, la Spagna era cattolica; mentre le popolazioni che dovettero soccombere sotto la scimitarra musulmana, erano già separate dalla cristianità, o per l’eresia o per lo scisma. Dio le aveva abbandonate, perché avevano impugnate le verità della Fede e l’unità della Chiesa. Così divennero facile preda dei loro feroci vincitori, ai quali non opposero pressoché alcuna resistenza.

Una famiglia di Santi. Peraltro la Spagna aveva corso un estremo pericolo. I Goti, nel soggiogarla, vi avevano seminata anche l’eresia; pure l’Arianesimo aveva eretti nell’Iberia i suoi sacrileghi altari. Ma Dio non permise che questa privilegiata terra restasse a lungo sotto il giogo dell’errore. Ancor prima che il Saraceno la prendesse d’assalto, la Spagna s’era riconciliata con la Chiesa; una famiglia tanto illustre e santa aveva avuto la gloria di portare a termine la grande opera.

Il visitatore che attraversa l’Andalusia rimane meravigliato, nel vedere a ciascuno dei quattro angoli delle pubbliche piazze un gruppo di statue: sono le statue rappresentanti tre fratelli ed una sorella: san Leandro Vescovo di Siviglia, sant’Isidoro che oggi festeggiamo, san Fulgenzio Vescovo di Cartagena, e la loro sorella santa Fiorentina, vergine a Dio consacrata. Con le opere di zelo e con l’eloquenza di san Leandro il re Reccaredo e l’intera nazione dei Goti furono aggregati alla fede cattolica nel concilio di Toledo, nel 589; la scienza e la personalità di Isidoro ne consolidarono la felice trasformazione; Fulgenzio la sostenne con le virtù e la dottrina; e Fiorentina contribuì a quest’opera così feconda per l’avvenire della patria coi sacrifici e le preghiere.


Lode e preghiera.

Pastore fedele, mentre il popolo cristiano onora le tue virtù e le tue opere, si rallegra della ricompensa con la quale il Signore coronò i tuoi meriti; siigli dunque propizio, in questi giorni di salute. Sulla terra, la tua vigilanza non abbandonò mai il gregge che ti fu affidato; orbene, consideraci tutti tue pecorelle e difendici dai lupi rapaci che sempre ci minacciano. Ottienici con le tue preghiere la pienezza delle grazie necessario a terminare la Quaresima; infondici coraggio, ravviva il nostro ardore e preparaci alla celebrazione dei grandi misteri. Ci siamo pentiti delle offese, abbiamo, sebbene debolmente, espiato le nostre colpe; la nostra conversione ha fatto un passo avanti: ora la dobbiamo perfezionare con la contemplazione dei patimenti e della morte del Redentore.

Assistici, o Pontefice di Cristo; tu che conducesti una vita sì pura, prenditi così cura dei peccatori ed esaudisci la preghiera della Chiesa. Dal possesso delle gioie eterne ricordati sempre della tua patria terrena: benedici la Spagna, ridalle il primitivo ardore della fede e rinnovane lo zelo per il trionfo dei cristiani costumi. Tutta la Chiesa riconosce a quella nazione la fedeltà nel custodire il deposito della dottrina di salvezza; preservala perciò da ogni decadenza ed arresta i mali che l’affliggono, così che sia sempre fedele e sempre degna del bel nome che col tuo aiuto conquistò.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, I. Avvento – Natale – Quaresima – Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959

Riflessione. Dio vuol essere adorato in spirito, ma richiede altresì le lodi delle nostre labbra ed i frutti delle opere buone. È questo il triplice culto che noi dobbiamo alla Divinità, onde cosi risponda sempre il pensiero all'affetto e all'affetto la parola colla prova dei fatti.

Le Vite dei Santi per ciascun giorno dell’anno, Milano, Presso Carlo Barbini, editore, 1879

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