Bouquet spirituale:
17 giugno
Sant'Avito nacque nella regione della Beauce da due umili contadini. Quando la madre lo partorì, la sua stanza, come un'altra stalla di Betlemme, fu inondata da una luce celeste, indice del grande destino del bambino. Da giovane entrò nell'abbazia di Micy, poi chiamata Saint-Mesmin, vicino a Orléans. Fin dai primi giorni di vita, si fece servo di tutti, al punto da essere considerato da alcuni fratelli come un idiota e un incompetente.
Il santo abate Massimino (Mesmin o Maximin) riconobbe i suoi meriti nella carità verso i poveri e gli affidò la carica di economo del convento. Ma ben presto il suo amore per la solitudine ebbe la meglio: di notte lasciò le chiavi nel letto dell'abate addormentato e si rifugiò in una fitta foresta, a cinque leghe dal monastero. Lì visse in un così perfetto distacco dal mondo, in una così grande unione con Dio, da sembrare uno spirito più che un uomo.
Quando l'abate Massimino morì, i monaci del convento, che avevano spesso ridicolizzato il Santo, furono i primi a sceglierlo come abate. Di tanto in tanto, Avito, sempre amante della solitudine, si ritirava nella parte più profonda della foresta per rimanere da solo con Dio per alcuni giorni.
Morì nel 530, curando molti malati, restituendo la vista a un uomo nato cieco e resuscitando uno dei suoi monaci.
Tradotto dal francese: Abbé Léon Jaud, Vie des Saints pour tous les jours de l'année, Tours, Mame, 1950