Bouquet spirituale:
23 luglio
Ravenna. Una superba città, oggi decaduta, ma che ricorda il suo glorioso passato, festeggia il suo primo apostolo, sant'Apollinare. Divenuta nel secolo vi la residenza degli Imperatori d'Occidente, Ravenna ebbe, anche dal punto di vista religioso, la pretesa di rivaleggiare con Roma, e parecchi dei suoi vescovi vollero sottrarsi all'obbedienza dei Papi.
Lezione d'umiltà. Appunto pensando a tali eccessi fu composta la messa di questo giorno. E non si resterà sorpresi di sentirvi nell'Epistola S. Pietro ricordare quali sono i doveri del vescovo, e nel Vangelo il Signore stesso spiegare ai discepoli ancora ignoranti in che cosa consista la vera grandezza e quale sia la natura dell'autorità spirituale.
Il passo di san Luca che è stato scelto è quello che riferisce la discussione che sorge tra i discepoli per sapere chi fra essi fosse il maggiore. Certo, nella sua risposta, il Signore «non nega l'esistenza d'una autorità spirituale; tanto meno suppone che l'investitura torni come ricompensa dell'umiltà; ma afferma che l'autorità spirituale, a differenza dell'autorità civile e politica, è un impegno alla modestia e una servitù per il bene delle anime. Chi dunque sarà il maggiore, si considererà come il più piccolo, e chi governa e presiede come se fosse al servizio di tutti. La vera nobiltà non consiste nel ricercare onori né nell'esigere servigi» (Lc. 22, 24-30).
Questa è anche la lezione che dà sant'Apollinare non soltanto a quelli dei suoi successori dei quali la storia ha conservato le ambiziose mene, ma a tutti i fedeli indistintamente, e tale lezione è sempre opportuna.
Vita. Siamo molto poco ragguagliati sulla vita di sant'Apollinare. La sua leggenda fiorì nel secolo vii quando Ravenna si poneva in rivalità con Roma: si volle allora che egli fosse stato inviato da san Pietro. In realtà, sant'Apollinare è vissuto un secolo e mezzo dopo l'Apostolo. Venne forse da Antiochia. Un sermone di san Pier Crisologo ci riferisce che egli fu il primo prete e Vescovo di Ravenna e che, se non versò il proprio sangue nei supplizi, almeno le sue fatiche e il suo duro apostolato in quella città e nella regione gli hanno meritato giustamente l'attributo di martire. Il suo culto fu molto popolare nell'alto medioevo; parecchie chiese erano dedicate a lui in Roma ed era invocato come santo guaritore in Alsazia e in Renania.
Lode e preghiera.
Noi salutiamo da lontano la tua gloriosa tomba, o santo vescovo! Rispondici con l'auspicio che formulavi nei giorni della tua vita mortale: «Che la pace del nostro Signore e Dio Gesù Cristo scenda su di voi!». La pace, dono perfetto, primo saluto dell'apostolo (Lc. 10, 5) e complemento di ogni grazia (Cant. 8, 10), noi la imploriamo oggi per la tua intercessione chiedendo a Dio di ottenerci il perdono delle nostre colpe (Colletta). Ricordati che la tua missione è sempre questa: riconciliare tutto il gregge con il divino Pastore e soccorrere, i tuoi fedeli.
Prega dunque per la tua città episcopale. Vigila per mantenere in essa l'amore della Chiesa e della Santa Sede. La tua intercessione ha fatto svanire un tempo le pretese ambiziose di alcuni dei suoi vescovi; ottenga d'ora innanzi che essi si mostrino tutti degni di te e di san Pier Crisologo che tu stesso hai scelto come successore. Prega per l'Ordine monastico, tu che sei apparso per due volte a san Romualdo per deciderlo a lasciare il mondo e a ritirarsi nel deserto. Prega infine per tutte le Chiese, affinché pastori e gregge, ci troviamo tutti assisi all'eterno banchetto dove il Signore invita i suoi accanto a Pietro e a te nel suo regno.
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959