Bouquet spirituale:
10 maggio
L’ordine dei Frati predicatori che ha già presentato a Gesù trionfante Pietro martire e santa Caterina da Siena, gli offre, oggi, uno dei numerosi Vescovi che ha nutrito e preparato nel suo seno. Nel XV secolo, epoca in cui la santità era cosa rara sulla terra, Antonino fece rivivere nella sua persona tutte le virtù che avevano brillato nei primi grandi Vescovi dei tempi antichi. Il suo zelo apostolico, le sue opere di carità, l’austerità della sua vita, formano la gloria della Chiesa di Firenze che fu affidata alle sue cure. Lo stato politico di questa città non gli dovette minor gratitudine per quanto fece per la sua grandezza e prosperità, e Cosimo dei Medici, che onorava il suo Arcivescovo come un Padre, confessò più di una volta che i meriti e i servigi di Antonino erano il punto di appoggio più solido di Firenze. Il Santo prelato non si rese meno illustre per la dottrina che per le opere. Lo si vide, di volta in volta, difendere il Papato, attaccato nel concilio di Basilea da prelati sediziosi, e sostenere il dogma cattolico nel concilio ecumenico di Firenze contro i fautori dello scisma greco. Ammiriamo la fecondità della Chiesa che mai non cessò di produrre, secondo i tempi, dottori per tutte le verità, avversari contro tutti gli errori.
Antonino nacque a Firenze nel 1389. All’età di sedici anni entrò nell’ordine domenicano, dove si fece subito notare per amore allo studio, austerità, e soprattutto per una ardente pietà. Divenuto priore all’età di ventinove anni, si adoperò a mantenere ed a propagare la riforma introdotta da Santa Caterina da Siena e poi da Giovanni Dominici. Nel 1446 Eugenio IV lo nominò vescovo di Firenze. Non volle cambiare in nulla il suo tenore di vita , e restò fedele alla povertà e all’austerità. Di una carità senza limiti, veniva in soccorso di tutte le indigenze nelle calamità pubbliche. Si sforzò di riformare il suo clero, e scrisse una Somma di Teologia morale per venire in aiuto ai confessori ed ai predicatori. Infine, minato dalla malattia, s’addormentò nel Signore il 2 maggio 1459. Clemente VII lo canonizzò nel 1525.
Preghiera.
Noi glorifichiamo Gesù risorto, o Antonino, per i doni che ti ha elargito. Affidandoti una porzione del suo gregge, aveva dotato l’anima tua delle qualità che formano pastori secondo il suo cuore. Ben sapendo che poteva contare sul tuo amore, affidò i suoi agnelli alle tue cure. In un secolo che , per i suoi disordini, faceva già presagire gli scandali di quello seguente, tu brillasti della luce più pura sul candelabro della santa Chiesa. Firenze resta fedele alla tua memoria; tra le sue mura fosti l’uomo di Dio ed il padre della patria. Aiutala anche oggi dall’alto del cielo. I propagatori dell’eresia non stanno più solo alle porte: sono entrati tra le sue mura. Veglia, Vescovo santo, su quel campo seminato dalle tue mani, e non permettere che la zizzania vi metta radici. Difensore della Cattedra Apostolica, suscita in tutta l’Italia , emuli tuoi per zelo e dottrina.
Nella tua augusta basilica, sotto la sua cupola imponente, gli occhi tuoi videro la riunione della Chiesa bizantina alla Chiesa madre e maestra; la tua scienza, la tua carità avevano avuto la loro parte in questa solenne riconciliazione che doveva, purtroppo, durare così poco.
Prega, Antonino, per i figli di coloro che furono infedeli alla promessa suggellata sullo stesso altare, ove le tue mani offersero tante volte il divino Sacrificio dell’unità e della pace.
Discepolo del grande Domenico, erede del suo zelo ardente, sostieni l’Ordine santo che egli fondò, e del quale sei una delle glorie principali. Dimostra che l’ami ancora; moltiplica i suoi germogli, e fa’ che fioriscano e frutti fichino come nei tempi passati. Ricordati pure. Vescovo santo, del popolo cristiano che t’implora in questi giorni. Ogni anno la tua eloquente parola annunciava la Pasqua ai fedeli di Firenze e li invitava a prendere parte alla Risurrezione del nostro Capo divino. La stessa Pasqua, la Pasqua immortale, è venuta nuovamente a splendere su di noi. L’abbiamo celebrata, la celebriamo ancora; ottenici che i suoi frutti siano duraturi per noi; che Gesù risuscitato, che ci ha dato la vita, la conservi nelle anime nostre, per mezzo della grazia, fino all’eternità.
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, Il Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959