Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

26 luglio

Sant’Anna
Sant’Anna
O.D.M. pinxit

Sant’Anna
Madre della Beata Vergine Maria

L’avola di Gesù. Unendo il sangue dei re a quello dei pontefici, Anna appare ancor più gloriosa della sua ineguagliabile discendenza. La più nobile di tutte le donne che concepirono in virtù del Crescete e moltiplicatevi dei primi giorni (Gen. 1, 28), a essa si arresta, come giunta al suo vertice, come alla soglia di Dio, la legge di generazione di ogni carne, poiché dal suo frutto deve uscire Dio stesso, figlio unicamente quaggiù della Vergine benedetta, e insieme nipote di Anna e di Gioacchino.

Prima di essere favoriti della più sublime benedizione che unione umana dovesse ricevere, i due santi avoli del Verbo fatto carne conobbero l’angoscia che purifica l’anima. Alcune tradizioni la cui espressione, insieme con particolari di scarsissimo valore, risale alle origini stesse del cristianesimo, ci mostrano gli insigni sposi sottoposti alla prova d’una lunga sterilità, soggetti per quel motivo al disprezzo del loro popolo, Gioacchino respinto dal tempio che va a nascondere la sua tristezza nel deserto, e Anna rimasta sola a piangere la sua vedovanza é la sua umiliazione. Quale squisito sentimento in questo racconto, paragonabile ai più stupendi che ci abbiano conservato i Libri Santi!

«Era il giorno d’una grande festa del Signore. Anna, non ostante la sua estrema angoscia, depose le sue vesti di lutto, si ornò il capo e si vestì della sua veste nuziale. E verso la nona ora discese nel giardino per passeggiare; e vedendo un lauro, sedé alla sua ombra ed effuse la sua preghiera al cospetto del Signore Iddio, dicendo: Dio dei miei padri, benedicimi ed esaudisci le mie suppliche, così come hai benedetto Sarà e le hai dato un figlio!

«Era il giorno d’una grande festa del Signore. Anna, non ostante la sua estrema angoscia, depose le sue vesti di lutto, si ornò il capo e si vestì della sua veste nuziale. E verso la nona ora discese nel giardino per passeggiare; e vedendo un lauro, sedé alla sua ombra ed effuse la sua preghiera al cospetto del Signore Iddio, dicendo: Dio dei miei padri, benedicimi ed esaudisci le mie suppliche, così come hai benedetto Sarà e le hai dato un figlio!

«A chi paragonarmi? Non posso paragonarmi agli uccelli del cielo, poiché gli uccelli sono benedetti da te, o Signore.

«A chi paragonarmi? Non posso paragonarmi agli animali della terra, poiché anch’essi sono fecondi al tuo cospetto.

«A chi paragonarmi? Non posso paragonarmi alle acque, poiché esse non sono sterili al tuo cospetto, e i fiumi e gli oceani ricolmi di pesci ti lodano quando sono agitati o quando scorrono pacificamente.»

A chi paragonarmi? Non posso paragonarmi n mmeno alla terra, poiché anche la terra porta i suoi frutti al tempo stabilito, e ti benedice, o Signore».

Nascita della Madonna. «Or ecco sopraggiungere un Angelo del Signore che le disse: Anna, Dio ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai, e il tuo frutto sarà celebrato in ogni terra abitata.

«E giunto il tempo, Anna diede alla luce una figlia, e disse: La mia anima è magnificata in quest’ora. E chiamò la figlia Maria; e dandole il seno, intonò questo cantico al Signore:
«Canterò la lode del Signore mio Dio, poiché egli mi ha visitata, ha allontanato da me l’obbrobrio, e mi ha dato un frutto di giustizia. Chi annuncerà ai figli di Ruben che Anna è divenuta feconda? Ascoltate, ascoltate, o dodici tribù: ecco che Anna allatta!».

La festa di Gioacchino, che la Chiesa ha posta dopo la festa dell’Assunzione della sua beata figlia, ci permetterà di completare presto l’esposizione così dolce di prove e di gaudi che furono anche i suoi. Avvertito dal cielo di lasciare il deserto, aveva incontrato la sposa sotto la porta Dorata che dà accesso al tempio dal lato orientale. Non lontano, presso la piscina Probatica, dove gli agnelli destinati all’altare lavavano la loro candida lana prima di essere offerti al Signore, si eleva oggi la restaurata basilica di sant’Anna, chiamata in origine Santa Maria della Natività. È qui che, nella serenità del paradiso, germogliò sul tronco di Jesse il benedetto ramoscello salutato dal Profeta (Is.11, 1) e che doveva portare il divin fiore sbocciato nel seno del Padre da prima dei secoli. Sephoris, patria di Anna, e Nazareth dove visse Maria, disputano, è vero, alla Città santa l’onore che reclamano qui per Gerusalemme antiche e costanti tradizioni. Ma i nostri omaggi certo non potrebbero deviare quando si rivolgono in questo giorno alla beata Anna, vera terra incontrastata dei prodigi il cui ricordo rinnova il gaudio del cielo, il furore di Satana e il trionfo del mondo.

Anna, Santuario dell’Immacolata. Nell’aureola di incomparabile pace che la circonda, salutiamo in essa anche la terra di vittoria che oscura tutti i più famosi campi di battaglia: santuario dell’Immacolata Concezione, qui fu ripresa dalla nostra stirpe umiliata la grande battaglia (Apoc. 12, 7-9) iniziata presso il trono di Dio dalle celesti falangi; qui il drago scacciato dal cielo si vide schiacciare il capo, e Michele superato nella gloria lascia felice alla dolce sovrana che in dal suo destarsi all’esistenza si rivelava tale, il comando degli eserciti del Signore.

Qual labbro umano potrà descrivere l’ammirato stupore degli angelici principati, allorché la serena compiacenza della Santissima Trinità, passando dagli ardenti Serafini fino alle ultime schiere dei nove cori, fece chinare i loro sguardi di fuoco alla contemplazione della santità sbocciata d’un tratto nel seno di Anna? Il Salmista aveva detto della Città gloriosa le cui fondamenta si celano in colei che prima fu sterile: Le sue fondamenta sono poste sui monti santi (Sal. 86, 1); e le gerarchie celesti che coronano i pendii dei colli eterni scoprono qui altezze ignote che esse mai raggiunsero, vette che si avvicinano tanto alla divinità che questa già si appresta a porvi il suo trono. Come Mose alla vista del roveto ardente sull’Horeb, esse sono prese da un sacro terrore, riconoscendo al deserto del nostro mondo da nulla il monte di Dio, e comprendono che l’afflizione d’Israele sta per cessare (Es. 3, 1-10). Per quanto sotto la nube che ancora la copre, Maria nel seno di Anna è infatti già quel monte benedetto la cui base, il punto di partenza della grazia, sorpassa i fastigi dei monti dove le più sublimi santità create trovano il loro compimento nella gloria e nell’amore.

Santità di Anna. Oh, come giustamente dunque Anna, per il suo nome, significa grazia, essa che, per nove mesi, fu il luogo delle supreme compiacenze dell’Altissimo, El’estasi dei purissimi spiriti, e della speranza di ogni carne! Senza dubbio fu Maria, la figlia e non la madre, che col suo profumo attrasse in d’allora con tanta forza i cieli verso le nostre umili regioni. Ma è proprio del profumo di impregnare di sé innanzitutto il vaso che lo conserva e di lasciarvi anche quando ne è stato estratto, il suo aroma. Non è del resto usanza che anche quel vaso sia preparato con mille cure in precedenza, che venga scelto tanto più puro e di tanta più nobile materia, e sia rivestito di tanti più ricchi ornamenti quanto più squisita e rara è l’essenza che ci si propone di versarvi? Così Maria di Betania racchiudeva il suo prezioso nardo nell’alabastro (Mc. 14, 3). Non crediamo che lo Spirito Santo, il quale presiede alla composizione dei profumi del cielo, abbia potuto avere di tutto ciò minor cura degli uomini?

Compito materno di Anna. Ora il compito della beata Anna fu lungi dal limitarsi, come fa il vaso per il profumo, a contenere passivamente il tesoro del mondo. Dalla sua carne prese un corpo colei in cui Dio a sua volta prese carne; dal suo latte fu nutrita; dalla sua bocca, per quanto fosse inondata direttamente della luce divina, ricevette le prime e pratiche nozioni della vita. Anna ebbe nell’educazione della sua sublime figlia la parte di ogni madre; non solo ne guidò i primi passi, quando Maria dovette lasciare le sue ginocchia, ma fu veramente la cooperatrice dello Spirito Santo nella formazione di quell’anima e nella preparazione dei suoi inuguagliabili destini.

Patrocinio di Anna. Sic ingit tabernaculum Deo, così essa ha creato un tabernacolo a Dio: era l’iscrizione che recavano, attorno all’immagine di Anna che ammaestrava Maria, i distintivi dell’antica corporazione degli ebanisti e dei falegnami la quale considerando la confezione dei tabernacoli delle nostre chiese dove Dio si degna di abitare come la loro opera più nobile, aveva preso sant’Anna come patrona e modello sublime. Felici tempi in cui quella che si suole chiamare la ingenua semplicità dei nostri padri andava così oltre nella comprensione pratica dei misteri che la stolta infatuazione dei loro figli si gloria di ignorare! I lavori di fuso, di tessitura, di cucito, di ricamo, le cure dell’amministrazione domestica, decoro della donna forte esaltata nel libro dei Proverbi (Prov. 31, 10-31) radunarono naturalmente anche a quei tempi le madri di famiglia, le padrone di casa, le lavoratrici degli abiti sotto la diretta protezione della santa sposa di Gioacchino. Più d’una volta, quelle che il cielo faceva passare attraverso la prova dolorosa che, sotto il nido di passeri, aveva dettato la commovente preghiera della beata madre di Maria, esperimentarono il suo potere d’intercessione per attirare anche sulle altre donne la benedizione del Signore.

Il culto in Oriente. L’Oriente precede l’Occidente nel culto pubblico all’avola del Messia. Verso la metà del secolo vi, Costantinopoli le dedicava una chiesa. Il Typicon di san Saba riporta la sua commemorazione liturgica tre volte nell’anno: il 9 settembre, insieme con lo sposo Gioacchino; il 9 dicembre, in cui i Greci, che ritardavano di un giorno rispetto ai Latini la solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine, celebrano tale festa con una motivazione che ricorda più direttamente la parte avuta da Anna al mistero; e infine il 25 luglio, che è chiamato Dormizione o morte preziosa di sant’Anna, madre della santissima Madre di Dio: sono le stesse espressioni che doveva adottare in seguito il Martirologio romano.

Il culto in Occidente. Se Roma, sempre più riservata, autorizzò solo molto più tardi l’introduzione nelle Chiesa latina d’una festa liturgica di sant’Anna, non aveva tuttavia atteso per indirizzare in tal senso e incoraggiare la pietà dei fedeli. Fin dal tempo di san Leone III (795-806) e per espresso ordine dell’illustre Pontefice, veniva rappresentata la storia di Anna e di Gioacchino sui paramenti sacri destinati alle più illustri basiliche della Città eterna. L’ordine dei Carmelitani, così devoto di sant’Anna, contribuì potentemente, con la sua felice trasmigrazione nelle nostre regioni, allo sviluppo crescente d’un culto richiesto d’altronde quasi naturalmente dal progredire della devozione dei popoli alla Madre di Dio. Questa stretta relazione dei due culti è infatti richiamata nei termini della concessione con la quale, il 28 luglio 1378, Urbano VI soddisfaceva i voti dei fedeli dell’Inghilterra e autorizzava per questo regno la festa della beata Anna. Già nel secolo precedente, la Chiesa di Apt nella Provenza possedeva tale festa: priorità che si spiega con il fatto che essa pretendeva di essere in possesso del corpo di sant’Anna, che le sarebbe stato portato da alcuni Crociati dalla Terra Santa. Fu la Chiesa di Apt a far dono più tardi di quelle reliquie a molte chiese, e particolarmente all’insigne Basilica di san Paolo fuori le Mura.

Ma soltanto il 1 maggio 1584 Gregorio XIII ordinò la celebrazione della festa del 26 luglio nel mondo intero, con il rito doppio. Leone XIII doveva, nel 1879, elevarla insieme a quella di san Gioacchino alla dignità delle feste di seconda Classe. Ma già in precedenza, nel 1622, Gregorio XV, guarito da una grave malattia per intercessione di sant’Anna, aveva messo la sua festa nel numero di quelle di precetto che impongono l’astensione dalle opere servili.

Auray. Anna riceveva finalmente quaggiù gli omaggi dovuti al grado che essa occupa in cielo, e non tardava a riconoscere con nuovi benefici la lode più solenne che le veniva dalla terra. Negli anni 1623, 1624 e 1625 nel villaggio di Keranna presso Auray nella Bretagna, apparve a Ivo Nicolazic, e gli fece rinvenire nel campo di Bocenno da lui coltivato l’antica statua la cui scoperta avrebbe, dopo 924 anni di interruzione, ricondotto i popoli al luogo dove già l’avevano onorata gli abitanti dell’antica Armorica. Le grazie senza numero ottenute in quel luogo dovevano infatti risonare molto al di là delle frontiere d’una provincia alla quale una fede degna dei tempi antichi aveva meritato il favore dell’avola del Messia; sant’Anna d’Auray sarebbe stata presto annoverata fra i principali luoghi di pellegrinaggio del mondo cristiano.

Lode all’avola.

Più fortunata della sposa di Elcana, che ti aveva raffigurata con le sue prove e con il suo stesso nome (1 Re 1, 1), o Anna, tu canti ora le magnificenze del Signore (ibid. 2, 1-8). Dov’è la superba sinagoga che tanto ti disprezzava? I discendenti della sterile sono oggi innumerevoli; e noi tutti fratelli di Gesù, figli come lui di Maria che è tua figlia, guidati nel gaudio della nostra Madre ti presentiamo insieme con lei i nostri voti in questo giorno. Quale festa più commovente in casa che quella della nonna, quando attorno a essa, come oggi, vengono a radunarsi i suoi nipoti pieni di deferenza e di amore!

Preghiera per la donna.

O Madre, sorridi ai nostri canti, benedici i nostri voti. Oggi e sempre, sii propizia alle suppliche che salgono a te da questo luogo di prova. Esaudisci, nei loro desideri e nelle loro dolorose confidenze, le spose e le madri. Conserva, dove si è ancora in tempo, le tradizioni del focolare cristiano. Ma, purtroppo, quante famiglie in cui il vento di questo secolo è passato riducendo a nulla il lato serio della vita, indebolendo la fede, seminando solo impotenza, stanchezza, frivolezza, se non peggio, al posto dei fecondi e veri gaudi dei nostri padri! Oh, come il Savio, se tornasse fra noi, ripeterebbe ancora: «Chi troverà la donna forte?» (Prov. 31, 10). Essa sola infatti, con il suo ascendente, può ancora scongiurare quei mali, ma a patto di non dimenticare dove risiede il suo potere, cioè nelle più umili cure domestiche esercitate da essa stessa, nella dedizione che si dispensa senza rumore, nelle veglie notturne, nella previdenza continua, nel lavoro della lana e del lino, nel menare il fuso: tutte quelle forti cose (ibid. 13-18) che le assicurano fiducia e lode da parte dello sposo, autorità su tutti, abbondanza presso il focolare, benedizione del povero assistito dalle sue mani, stima del forestiero, rispetto dei figli, e per lei stessa, nel timore del Signore, nobiltà e dignità, bellezza e forza insieme, sapienza, dolcezza e letizia, e serenità nell’ultimo giorno (Prov. 31, 11-28).

Supplica per tutti.

O Sant’Anna, soccorri la società che muore per mancanza di quelle virtù che furono le tue. Le tue materne premure, le cui effusioni si son fatte più frequenti, hanno accresciuto la fiducia della Chiesa. Degnati di corrispondere alle speranze che essa pone in te. Che la tua benedetta iniziativa ti faccia conoscere nel mondo a quelli dei nostri fratelli che ancora ti ignorassero. E quanto a noi che già da lungo tempo abbiamo conosciuto la tua potenza, esperimentato la tua bontà, lasciaci sempre cercare in te, o Madre, riposo, sicurezza, forza in qualunque prova. A chi si affida a te nulla può far paura quaggiù; ciò che il tuo braccio porta è ben portato.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959