Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

2 agosto

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
O.D.M. pinxit

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Vescovo e Dottore della Chiesa
Fondatore dei Redentoristi
(1696-1787)

A Sant’Alfonso de’ Liguori si rivolge oggi l’omaggio universale del mondo. Grande per le sue opere e per la sua dottrina (Mt. 5, 19), a lui si applica direttamente l’oracolo dello Spirito Santo: Quelli che insegnano la giustizia alla moltitudine risplenderanno come stelle per tutta l’eternità (Dan. 12, 3).

Il Giansenismo. Quando egli apparve, il Giansenismo voleva togliere al Padre che è nei cieli la sua misericordia e la sua dolcezza. L’eresia trionfava, nella guida pratica delle anime, persino tra coloro che rigettavano le teorie di Calvino. Con il pretesto di reagire contro un’immaginaria scuola di lassisti, denunciando ad alta voce le proposizioni effettivamente condannabili di qualche autore isolato, i nuovi farisei si erano costituiti zelatori della Legge. Portando agli estremi il precetto, esagerando la sanzione, caricavano le coscienze di quei fardelli con cui l’Uomo-Dio rimproverava i suoi predecessori di schiacciare le spalle degli uomini (Mt. 23, 4). Il grido d’allarme gettato da essi in nome della morale in pericolo, purtroppo aveva ingannato anche i semplici e finito per fuorviare i migliori. Grazie all’ostentazione di austerità dei suoi adepti, il giansenismo, abile del resto nel velare i propri dogmi, era giunto anche troppo, secondo il suo programma, a imporsi alla Chiesa malgrado la Chiesa; incoscienti alleati gli consegnavano nella città santa le fonti della salvezza. Molto presto, in troppi luoghi, le sante Chiavi non servirono ad altro che ad aprire l’inferno; la sacra mensa, imbandita per mantenere e sviluppare in tutti la vita, fu accessibile sol più ai perfetti: e questi non erano giudicati tali se non nella misura in cui, per uno strano rovesciamento delle parole dell’Apostolo (Rom. 8, 15), sottomettevano lo spirito d’adozione dei figli allo spirito di servitù e di timore; quanto ai fedeli i quali non si elevavano all’altezza del nuovo ascetismo, trovando al tribunale della penitenza, in luogo di padri e di medici, solo esattori e carnefici, non avevano più davanti a sé che l’abbandono della disperazione o dell’indifferenza. Dovunque, tuttavia, legislatori e parlamenti prestavano man forte ai riformatori, senza preoccuparsi dell’onda di odiosa incredulità che cresceva intorno a essi , senza vedere la tempesta che accumulava le sue nubi.

Sant’Alfonso. Chi dunque, nel tenebroso labirinto in cui i dottori in voga avevano trascinato i più fermi spiriti, avrebbe ritrovato la chiave della scienza (Le. n, 52)? Ma la Sapienza custodiva nei suoi tesori le massime istruttive (Eccli. 1, 31). Come in altri tempi a ogni dogma attaccato essa aveva suscitato nuovi vindici, così di fronte a un’eresia che, non ostante le pretese speculative dei suoi inizi, ebbe veramente solo lì una portata durevole, produsse Alfonso de’ Liguori come il rettificatore della legge falsata e il Dottore per eccellenza della morale cristiana. Altrettanto lontano da un fatale rigorismo come da una perniciosa indulgenza, egli seppe restituire alle giustizie del Signore, per dirla con il Salmista, la loro rettitudine e insieme il loro dono di allietare i cuori (Sai. 18, 9), ai suoi comandamenti la loro luminosa chiarezza che li fa giustificare da se stessi (ibid. 9-10), ai suoi oracoli la purezza che attrae le anime e guida fedelmente gli umili e i semplici dagli inizi della Sapienza fino alle sue vette (Sal. 18, 8).

Non solo sul terreno della casistica, infatti, sant’Alfonso giunse, nella sua Teologia morale, a scongiurare il virus che minacciava di infettare tutta la vita cristiana. Mentre, d’altronde, la sua valida penna non lasciava senza risposta nessuno degli attacchi del tempo contro la verità rivelata, le sue opere ascetiche e mistiche riportavano la pietà alle fonti tradizionali della frequenza dei Sacramenti, dell’amore del Signore e della sua Madre divina. La Sacra Congregazione dei Riti, che dovette esaminare le sue opere e dichiarò di non trovarvi nulla degno di censura (Decreto del 14 e del 18 maggio 1803), ha raccolto sotto quaranta titoli diversi i suoi molti scritti. Alfonso tuttavia si era risolto molto tardi a comunicare al pubblico i lumi di cui la sua anima era inondata; la sua prima opera, che fu il libro d’oro delle Visite al Santissimo Sacramento e alla santa Vergine, apparve solo verso il suo cinquantesimo anno di età. E Dio, che prolungò la sua esistenza al di là dei limiti normali, non gli risparmiò né il duplice onere dell’episcopato e del governo della congregazione da lui fondata, né le più penose infermità, né le sofferenze morali ancor più dolorose.

Vita. Alfonso Maria de’ Liguori nacque da nobili genitori a Napoli, il 27 settembre 1696. La sua giovinezza fu pia, studiosa e caritatevole. A 17 anni era dottore in diritto civile e canonico e iniziò poco dopo una brillante carriera di avvocato. Ma né i successi conseguiti né le istanze del padre che voleva mandarlo a nozze gli impedirono di lasciare il mondo: davanti all’altare della Vergine, fece il voto di ricevere gli Ordini. Ordinato prete nel 1726, si dedicò alla predicazione. Nel 1729, un’epidemia gli permise di prodigare le sue cure ai malati, a Napoli. Poco tempo dopo, si ritirò con alcuni compagni a Santa Maria dei Monti e, insieme con essi, si preparò all’evangelizzazione delle campagne. Nel 1732 istituì la Congregazione del Santissimo Redentore, che doveva procurargli molte difficoltà e persecuzioni; ma infine le reclute affluirono e l’Istituto si diffuse rapidamente. Nel 1762, veniva nominato vescovo di Sant’Agata dei Goti presso Napoli. Iniziò subito la sua visita pastorale, predicando in tutte le parrocchie e riformando il clero. Continuò a dirigere il suo Istituto e quello delle religiose fondato da lui stesso perché servisse d’appoggio con la sua preghiera contemplativa ai suoi figli missionari. Nel 1775 si dimise dall’episcopato e tornò in mezzo ai suoi figli.

Presto avvenne una scissione nell’Istituto dei Redentoristi, e sant Alfonso fu escluso dalla sua famiglia religiosa. La prova fu tremenda, ma egli non perde il coraggio e predisse pure che l’unità si sarebbe ristabilita dopo la sua morte. Alle sue infermità fisiche vennero ad aggiungersi le sofferenze morali causategli da lunghe crisi di scrupoli e da diverse tentazioni; ma il suo amore per Dio non fece che trarne incremento. Infine, il 1 agosto 1787, morì nell’ora in cui suonava l’Angelus.

Gregorio XVI lo iscrisse nell’albo dei Santi nel 1839, e Pio IX lo proclamò Dottore della Chiesa.

La missione dei dottori. Molto tempo prima della tua nascita, o Alfonso, un grande Papa aveva detto che la caratteristica dei Dottori è quella «di illuminare la Chiesa, di adornarla di virtù, di formarne i costumi; per loro mezzo – aggiungeva – essa risplende in mezzo alle tenebre come l’astro del mattino; la loro parola resa feconda dall’alto risolve gli enigmi delle Scritture, scioglie le difficoltà, illumina le oscurità, interpreta quanto è dubbio; le loro opere profonde, e piene di eloquenza, sono altrettante perle preziose che nobilitano la casa di Dio non meno di quanto la fanno risplendere». Così si esprimeva nel secolo XIII Bonifacio VIII, quando elevava alla solennità del rito doppio le feste degli Apostoli, degli Evangelisti, e dei quattro dottori allora riconosciuti, Gregorio Papa, Agostino, Ambrogio e Girolamo. Ma non è forse questa, stupenda come una profezia, fedele come un ritratto, la descrizione soprattutto di ciò che a te fu dato di essere?

L’esempio di un santo.

Gloria a te che, nei nostri tempi di declino, rinnovi la giovinezza della Chiesa, a te per mezzo del quale si abbracciano nuovamente quaggiù la giustizia e la pace nell’incontro della misericordia e della verità (Sai. 84, 11). Tu hai consacrato alla lettera, senza riserve, a un simile risultato il tuo tempo e le tue forze. «L’amore di Dio non è mai ozioso – diceva san Gregorio; – se c’è, opera grandi cose; se rifiuta di agire, non è amore» (XX Omelia sul Vangelo). Ora quale fedeltà non fu la tua nel compimento del grande voto con il quale ti eri tolta perfino la possibilità di un istante di rilassamento! Quando insopportabili dolori sarebbero parsi per chiunque altro giustificare se non prescrivere il riposo, ti si vedeva reggere con una mano sulla fronte il marmo che sembrava mitigare un poco la sofferenza, e con l’altra scrivere le tue preziose opere.

Ma ancora più grande fu l’esempio che Dio volle dare al mondo, allorché permise che, già avanzato in età, il tradimento di uno dei tuoi figli ti facesse cadere in disgrazia presso quella Sede apostolica per la quale s’era consumata la tua vita, e che in cambio ti distaccava, come indegno, dall’Istituto che tu stesso avevi fondato! L’inferno ebbe allora il permesso di unire i suoi colpi a quelli del cielo; e tu, il Dottore della pace, conoscesti terribili tentazioni contro la fede e la santa speranza. Così la tua opera si completava nell’infermità più forte di ogni cosa (II Cor. 12, 9-10); e così meritavi alle anime turbate il sostegno della virtù di Cristo. Tuttavia, ridiventato fanciullo per l’obbedienza, tu eri più vicino al regno dei cieli (Mt. 18, 3) e insieme pure alla mangiatoia cantata da te con sì dolci accenti; e la virtù che l’Uomo-Dio sentiva emanare da sé durante la sua vita mortale, emanava pure con tale abbondanza da te sui fanciulli malati che le mamme presentavano alla tua mano benedicente, che li guariva tutti (Lc. 6, 19).

Preghiera per i Redentoristi.

Ora che hanno avuto fine le lacrime e le fatiche, veglia tuttavia sempre su di noi. Conserva i frutti delle tue opere nella Chiesa. La famiglia religiosa che ti deve l’esistenza non è degenerata; più d’una volta, nelle persecuzioni, il nemico l’ha onorata delle particolari manifestazioni del suo odio; inoltre, l’aureola dei beati è già stata vista passare dal padre ai figli: possano custodire sempre gelosamente queste nobili tradizioni! Possa il sommo Padre che nel battesimo ci ha fatti ugualmente degni di partecipare alla sorte dei santi nella luce (Col. 1, 12), guidarci felicemente dietro i tuoi esempi e i tuoi insegnamenti (Colletta del giorno) alla sequela del Santissimo Redentore, nel regno di questo Figlio del suo amore (Col. I. 13).

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959

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