Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

13 maggio

San Roberto Bellarmino
San Roberto Bellarmino

San Roberto Bellarmino
Vescovo e Dottore della Chiesa
(1542-1621)

Dalle origini della Chiesa fino ai nostri giorni, la Provvidenza mai ha mancato di suscitare uomini illustri per scienza e santità, per mezzo dei quali sono state conservate e interpretate le verità della fede cattolica, e allontanati gli attacchi di cui gli eretici minacciavano queste medesime verità.

Tra di essi brilla san Roberto Bellarmino, così celebre per i suoi insegnamenti e le sue opere di controversia; per il suo zelo nella riforma della Chiesa, per le virtù che esercitò in grado eroico e di cui i suoi trattati ascetici sono l’immagine perfetta.

San Roberto Bellarmino, nipote del Papa Marcello II, nacque a Montepulciano, presso Firenze, nel 1542. Fin dalla sua giovinezza dimostrò grande pietà e vivo desiderio di apostolato. Entrato a 18 anni nella Compagnia di Gesù , fece i suoi studi a Roma, Firenze, Mondovì, Padova e Lovanio, dove fu consacrato sacerdote e fu scelto a reggere una cattedra di teologia. Ben presto si fece la riputazione di essere uno dei primi teologi della cristianità, e il Papa Gregorio XIII lo chiamò a Roma per affidargli un corso di Controversie al collegio romano, dove ebbe per uditori fino a 2000 studenti. Dopo essere stato Provinciale di Napoli, fu nuovamente richiesto a Roma da Clemente VIII, che lo nominò Concultore del Santo Officio, poi Cardinale. Consacrato vescovo, raggiunse nel 1602 l’archidiocesi di Capua che amministrò durante tre anni, quando, date le dimissioni, venne a vivere a Roma , dove rimase fino alla sua morte, sopravvenuta nel 1629. Fu beatificato e Canonizzato da Pio XI, che lo dichiarò Dottore della Chiesa.

La Chiesa nel secolo XVI. La Chiesa nel XVI secolo, attraversava un'era di prove. Una parte dell’Europa si era lasciata trascinare dalla rivolta di Lutero; guerre di religione insanguinavano paesi che, durante lunghi secoli, avevano goduto, nell’obbedienza alla Santa Sede, il beneficio dell’unità. La teologia cattolica sembrava aver perduto parte della sua vitalità e della sua influenza; abusi erano a poco a poco penetrati nella disciplina ecclesiastica, e Lutero, dichiarando impossibile la riforma della Chiesa per mezzo del Papato, creava una nuova teologia, col pretesto di rendere ai fedeli la libertà dei figli di Dio.

La difesa della Chiesa. Ma Cristo ha promesso di essere con la sua Chiesa « tutti i giorni sino alla fine dei secoli ». Di fronte ai nuovi riformatori, suscitò una pleiade di Santi e di illustri Dottori che rivendicarono la verità e la santità disconosciute. Con san Pietro Canisio, appare in prima fila san Roberto Bellarmino, suo fratello in religione, nella Compagnia di Gesù.

Il Teologo. A Lovanio, posto tra la Germania e l’Inghilterra protestante, egli riprende l’insegnamento tradizionale, commentando la Somma di san Tommaso, che sa adattare con successo alle necessità della sua epoca. Emerge soprattutto nella Controversia. Raccogliendo le testimonianze dei Padri, dei Concili e del diritto della Chiesa, difende vittoriosamente i dogmi attaccati dai Novatori.

Nel 1586, le sue ammirabili Controversie vennero pubblicate per la prima volta. Là, dice Pio XI, il Bellarmino «confuta in maniera decisiva gli attacchi lanciati dai Centuriatori di Magdeburgo… che miravano niente meno a rovesciare l’autorità della Chiesa per mezzo di un uso specioso di prove storiche e testimonianze di Padri».

Un tale insegnamento provocò tanta gioia presso i cattolici, quanta collera nel campo avversario, dove Teodoro di Beza confesserà, parlando delle Controversie: «Ecco un libro che ci ha perduti». Infatti molti eretici vi trovarono la luce e tornarono alla vera fede; e san Francesco di Sales disse di aver «predicato nel Chiablese durante cinque anni, senza altri libri che la Bibbia e le opere del grande Bellarmino».

A lui non era sufficiente di convincere d’errore gli eretici, ma voleva anche premunire i semplici fedeli contro la loro propaganda. E a questo fine compose un ben noto catechismo, che egli medesimo Bveva a cuore d’insegnare ai bambini ed al popolino, per quanto importanti potessero essere le altre sue occupazioni.

Negli ultimi anni della sua vita, scrisse alcune note spirituali, frutto di meditazione e di ritiri; esse formano cinque piccoli trattati ascetici e ci rivelano la bellezza della sua anima. Un secolo prima, l’umanesimo aveva allontanato l’uomo dal suo Creatore, attraverso un paganesimo in cui aveva spinto le anime.

Alcuni elementi della teologia protestante tendevano ad accentuare questa separazione, dando un’idea falsa della giustizia divina e sostenendo la esasperante dottrina della predestinazione all’inferno. San Roberto Bellarmino, come san Francesco di Sales suo amico, si adoperò a far conoscere la tenerezza di Dio. L’amore è alla base della sua spiritualità, ci dà fiducia in quel Dio, che è il Dio della gioia e della bontà, che chiama il peccatore alla penitenza e desidera, infinitamente più di noi, la nostra salvezza. Egli rese amabile e facile la virtù, persuadendoci che la santità risiede semplicemente nell’adempimento della volontà divina, nei doveri del proprio stato, e nell’abbandono filiale. In un tempo in cui dominava l’oscuro pessimismo di Calvino, e nel quale i cattolici stessi, per un bisogno di riforma, si sentivano inclinati ad una più grande austerità di vita – ciò che permetterà al giansenismo di svilupparsi così rapidamente, – era meritorio di farsi l’apostolo della bontà il Dio, visto che tanti altri esaltavano la sua giustizia.

Il Santo. Con ragione si è pensato che san Roberto Bellarmino aveva ricevuto da Dio la triplice vocazione, di insegnare ai fedeli, di mantenere la pietà nelle anime ferventi, e di confondere gli eretici. Si capisce come san Francesco di Sales l’abbia tenuto per maestro, e come Benedetto XV ne abbia fatto il modello di coloro che propagano e difendono la religione cattolica.

Ma san Roberto lo fu veramente in tutte le cariche che occupò nella sua lunga carriera: semplice religioso o provinciale, professore O direttore di coscienze, arcivescovo o Cardinale di Curia. Fu lui che guidò sulla via della santità san Luigi Gonzaga; fu consigliere molto ascoltato di diversi Papi. Come arcivescovo applicò fino allo scrupolo i decreti del concilio di Trento: fu fedele alla residenza, zelante per la predicazione, di una carità inesauribile verso i poveri, preoccupato per la formazione dei giovani sacerdoti, per la dignità del clero e per la bellezza del culto divino. La sua austerità di vita mai venne meno. Anche quando fu eletto Cardinale conservò la risoluzione di non cambiare in nulla il genere di vita che menava nella Compagnia di Gesù. Ogni giorno consacrava diverse ore alla preghiera, digiunava tre volte alla settimana e mantenne, anche in mezzo agli onori, un genere di vita modestissimo. Non cercò mai di arricchire la famiglia e fu, con molta difficoltà, che si riuscì a persuaderlo di venire in aiuto ai suoi parenti, che vivevano nella povertà. Egli ebbe sentimenti umilissimi verso se stesso e fu di un’ammirevole semplicità d’anima, sempre vigilante per non offuscare, anche con la colpa più leggera, l’innocenza del suo Battesimo. Ebbe un amore filiale, tenero e forte per la Santissima Vergine Maria.

Tutte le sue virtù rifulsero di splendida luce durante il corso della malattia che lo portò alla morte. Il Papa Gregorio XV e diversi Cardinali, commossi al pensiero che alla Chiesa sarebbe mancato un tale appoggio, si avvicendarono intorno a lui. Quando ebbe reso l’anima a Dio, tutta la città di Roma gli fece solenni funerali e, ad una sola voce, lo canonizzò. Il suo corpo, deposto nella Chiesa di sant’Ignazio, vicino alla tomba di san Luigi Gonzaga, come aveva desiderato, è rimasta, fino ai nostri giorni, circondata dalla venerazione dei fedeli.

Preghiera

«Coma una lampada accesa, posta sul candelabro. per illuminare tutti gli abitanti della casa, tu hai illuminato i cattolici e coloro che si perdevano lontano dalla Chiesa; come una stella nel firmamento, per mezzo dei raggi della tua scienza, tanto vasta quanto profonda, e per mezzo del rilucente splendore dei tuoi talenti, tu portasti a tutti gli uomini di buona volontà la verità che hai sempre servito al di sopra di ogni altra cosa. Primo apologista del tuo tempo, nonché delle epoche seguenti, hai attirato con la tua vigorosa difesa del dogma cattolico , l’attenzione e l’ammirazione di tutti i veri servitori del Cristo». Prega per noi che plaudiamo agli onori che Roma ti ha decretati. Le necessità della nostra epoca somigliano assai a quelle della tua: l’amore delle novità seduce ancora molte anime, ed il razionalismo, figlio del protestantesimo, ha fatto diminuire le verità in mezzo a noi. Sostieni la nostra preghiera che domanda a Dio, nella Colletta della Messa, l’«amore della verità, e ai cuori degli erranti, di ritornare all’unità della Chiesa».

Pastore zelante, ottieni ad essa dei sacerdoti e dei vescovi che «infiammati come te dal fuoco della carità, si prodighino senza tregua per il bene delle anime, e le facciano correre, con cuore dilatato, nella via dei comandamenti di Dio, mediante i loro consigli ed i loro esempi».

Insegna pure a tutti i fedeli di stimare soprattutto le verità del catechismo. Che questo piccolo libro, alla perfezione del quale hai tanto lavorato, ci dia non solamente la scienza necessaria per salvarci, ma c’introduca nella via della perfezione, al seguito di quell’umile frate converso, il venerabile Mariano di Rocca Casale, che seppe attingere la sua meravigliosa sapienza nella Regola francescana e nel tuo piccolo manuale. Insegnaci soprattutto a praticare i primi due comandamenti, nei quali è riassunta tutta la Legge. L’amore di Dio dominò la tua vita e le dette tutta la sua armonia e la sua dignità. Potessimo anche noi, come te, conservare senza tregua lo sguardo del cuore su Gesù Crocifisso e non vedere che Lui, nella persona dei nostri fratelli. Ispiraci anche quei sentimenti di tenerezza che avesti per la Vergine Immacolata, della quale difendesti l’onore contro gli eretici.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, Il Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959

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