Bouquet spirituale:
27 aprile
Pietro Canisio nacque a Nimega nel 1521, lo stesso anno in cui Lutero si ribellò apertamente alla Chiesa. A quindici anni andò a studiare belle lettere a Colonia. Durante questo soggiorno fece voto di perpetua castità e, poco dopo, entrò nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote, attraverso i suoi ministeri ed i suoi scritti, intraprese a difendere la fede cattolica contro gli attacchi dei novatori. Due volte prese parte alle Sessioni del Concilio di Trento, e fu incaricato dai Papi Paolo IV e Gregorio XIII di compiere alcune missioni. Col suo zelo rianimò la fede dei capi dell'impero Germanico alla dieta di Ratisbona e di Augusta, ed a Worms confuse i magistrati eretici. Compose una considerevole Somma della dottrina cristiana. Le sue opere, scritte per avversare l'errore, gli valsero il soprannome di «martello degli eretici». Il lavoro incessante non gl'impediva di restare intimamente unito a Dio fino al punto di cadere spesso in estasi.
Nella sua profonda umiltà rifiutò varie volte l'episcopato: grandissima fu la sua austerità e la sua ubbidienza. Finché, all'età di 77 anni, morì a Friburgo, dove abitava da diverso tempo. Fu beatificato da Pio IX nel 1864, Pio XI nel 1925 lo canonizzò e lo dichiarò Dottore della Chiesa.
Il Santo. Fedele alla sua promessa. Nostro Signore non ha mai lasciato la Chiesa sprovvista di quegli aiuti che le sono necessari per compiere la sua missione attraverso i secoli. Nelle epoche più agitate, quando l'inferno sembrava capace di sommergerla, ha suscitato uomini « potenti in opere e in parole », per reprimere l'audacia di Satana, arrestare il progresso del male, e propagare il regno di Dio nel mondo (Pio XI, Bolla di Canonizzazione).. San Pietro Canisio fu uno di questi. «Coraggioso e dolce, umile e sapiente; professore, scrittore, oratore e polemista; pronto a recarsi in qualunque campo di battaglia; predicatore di sovrani, e catechista di bambini; primo Provinciale della Compagnia di Gesù in Germania; teologo al Concilio di Trento; nunzio di Papi presso vescovi e principi, interessato in tutte le questioni religiose del suo tempo, e capace di tenere testa al dilagarsi del protestantesimo e di arrestarne e diminuirne le conquiste mediante la sua dottrina, la sua prudenza, la sua completa dedizione, il suo genio, la sua santità».
Tale è il santo commemorato oggi dalla Chiesa e che questa offre ad esempio ai difensori della verità, affinché possano conservarlo davanti ai loro occhi, quale «modello meraviglioso d'intrepido campione della dottrina cattolica, imitandone l'esempio e conservando il tesoro prezioso della fede, senza la quale non si può pervenire alla vita eterna» (Pio IX, Bolla di Beatificazione).
Il Catechista. Uno dei principali titoli di gloria di san Pier Canisio, lo troviamo nella sua opera catechistica. Egli compose due catechismi; la «Somma della dottrina cristiana» e il «Piccolo Catechismo», per difendere i bambini del popolo, gli studenti delle Università e gli stessi chierici dagli errori del protestantesimo, dando loro la dottrina pura della Chiesa. Prima di morire, l'autore vide raggiungere dal suo Catechismo le duecento edizioni, mentre veniva tradotto in dodici lingue straniere. Il bene che fece è immenso e in dal XVIII secolo il Canisio fu chiamato il «Dottore di quasi tutte le nazioni».
Questo giudizio è stato ratificato da Pio XI che, canonizzandolo, l'ha dichiarato Protettore della religione cattolica in Germania, e Dottore della Chiesa Universale.
Preghiera
Signore, facciamo nostri i sentimenti di fede, ardente e fiera, che il santo Dottore esprimeva al principio della Somma: «Non conosco affatto Lutero e ripudio Calvino, pronuncio l'anatema contro tutti gli eretici e non voglio avere niente in comune con loro. Essi non dicono e non credono le medesime cose, né osservano le stesse regole di fede dell'unica e santa Chiesa Cattolica e Romana. Invece mi associo in comunione di fede e approvo la religione e la dottrina di tutti quelli che ascoltano e seguono Cristo, non soltanto nei suoi insegnamenti sulla Scrittura, ma anche nelle decisioni dei Concili ecumenici e nella parola venuta dall'alto della cattedra di Pietro, come nella testimonianza dei Padri.
Vi sono bestemmiatori che disprezzano e combattono la Chiesa romana; la detestano come fosse quella dell'Anticristo. Io me ne proclamo cittadino; non vorrei sottrarmi, neppure di una linea, alla sua autorità: sono pronto a spargere il mio sangue e a dare la vita per offrirle la mia testimonianza. È solamente nella sua unità che i meriti del Signore Gesù e i doni dello Spirito Santo sono di salvezza per me e per gli altri. Tale è la mia speranza, la mia certezza, la mia persuasione.
Ciò che m'impone e mi strappa questa professione di fede, o mio Dio, è l'onore del tuo nome, la forza della verità conosciuta, l'insegnamento della Scrittura canonica, il sentimento unanime dei Padri, l'obbligo di rendere testimonianza di fronte ai miei fratelli; è, finalmente, la speranza di ottenere in cielo la felicità promessa ai confessori del Vangelo.
E se questa confessione mi varrà il disprezzo da parte degli eretici... perdona loro, o Padre, perdona loro; l'impero fatale di Satana e il prestigio di una falsa scienza li dominano; essi non sanno, non vogliono sapere ciò che fanno. Concedimi, ti prego, questa grazia: che in vita e in morte io non cessi di professare, con una costanza sincera ed una sincerità costante, la fede che è dovuta a te, alla tua Chiesa, alla verità! Amen».
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, I. Avvento – Natale – Quaresima – Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959