Vite dei Santi
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Bouquet spirituale:

28 aprile

San Paolo della Croce
San Paolo della Croce

San Paolo della Croce
Fondatore, Confessore
(1694-1775)

San Paolo della Croce nacque a Ovada, in Liguria, nel 1694. Fu infuocato, in dall'infanzia, da un grande amore per Gesù Cristo crocifisso e un desiderio ardente di morire martire, che lo indusse ad arruolarsi in un esercito che andava a combattere i Turchi.

Dio gli dimostrò che doveva servirlo altrimenti; anche prima di diventare sacerdote, il vescovo lo incaricò di predicare la parola di Dio. Amava soprattutto parlare della Passione e lo faceva in modo così commovente che riusciva a convertire i peccatori più induriti. Studiò Teologia a Roma e fu ordinato sacerdote da Papa Benedetto XIII, che gli permise di riunire dei compagni, con i quali fondò un Ordine, destinato ad onorare ed a predicare la Passione del Salvatore ed i dolori di Maria.

Favorito di estasi nell'orazione, del dono delle lingue, e di quello della profezia, morì a Roma il 18 ottobre 1775, e Pio IX Io elevò agli onori della Beatificazione e poi a quelli della Canonizzazione.

L'Apostolo della Croce. Risplendente nel segno sacro della Passione, Paolo della Croce prende oggi parte al corteo del vincitore della morte. «Non doveva il Messia tali cose patire e così entrare nella sua gloria?» (Lc. 24, 25). È necessario che il cristiano, membro di Cristo, segua il suo Capo nella sofferenza, per accompagnarlo poi nel trionfo. Paolo, in dall'infanzia, approfondì il mistero delle sofferenze di un Dio; s'invaghì della Croce, l'amò immensamente, e si lanciò a passi da gigante in questa via regale. È così che, seguendo il Capo, traversò il torrente, e che seppellito con lui nella morte, divenne partecipe della gloria della sua Risurrezione (Rom. 6, 3-5).

La diminuzione delle verità tra i figli degli uomini sembrava avere prosciugato la sorgente dei Santi (Sal. 11, 2), quando l'Italia, feconda onora nella sua fede sempre viva, dette i natali all'eroe cristiano che doveva proiettare sul secolo XVIII lo splendore della santità di un'altra epoca. Dio non manca mai alla sua Chiesa. Al secolo di rivolta e di sensualismo, che ricopre con la parola di filosofia le sue tristi aberrazioni, opporrà la Croce del suo Figliolo. Simile, nel nome e nelle opere, al grande Apostolo dei Gentili, un nuovo Paolo sorgerà da questa generazione, ubriacata di menzogne e di orgoglio, per cui la Croce è ritornata ad essere scandalo e follia. Debole, povero, per molto tempo disconosciuto, solo contro tutti, ma col cuore traboccante di abnegazione, di dedizione e d'amore, anche quest'Apostolo lavorerà con l'intento di confondere la sapienza dei savi e la prudenza dei prudenti; vestito di un abito grossolano, che sembrava strano nella mollezza di quel secolo, a piedi nudi, con la testa coronata di spine, le spalle cariche di una croce pesante, percorrerà le città, si presenterà a potenti e miseri, stimando di non conoscere che una cosa: Gesù e Gesù crocifisso. E la croce nelle sue mani, fecondando il suo zelo, apparirà quale forza e sapienza di Dio (I Cor. 1, 11). Trionfino pure quelli che pretendono aver bandito il miracolo dalla storia ed il soprannaturale dalla vita dei popoli; non sanno che in questa stessa ora prodigi sorprendenti, innumerevoli miracoli sottomettono intere popolazioni alla voce di quest'uomo che, mediante la distruzione completa del peccato nella sua persona, ha riconquistato il primitivo impero di Adamo sulla natura, e sembra già godere, nella sua carne mortale, le qualità dei corpi risuscitati.

Il fondatore di un Ordine. Ma l'Apostolato della Croce non dovrà finire con Paolo. Le antiche risorse, non sono più sufficienti alla vecchiaia di un mondo decrepito. Siamo ben lungi da quei tempi in cui la delicatezza del sentimento cristiano rimaneva commossa alla visione della Croce poggiata sui fiori, come era dipinta nelle catacombe con amore soave e rispettoso. L'umanità ha bisogno che ai suoi sensi, affievoliti da tante emozioni malsane, qualcuno adesso offra senza tregua, quale supremo reattivo, le lacrime, il sangue, le piaghe ancora aperte del Redentore. Paolo della Croce ha ricevuto dall'alto la missione di rispondere a questa necessità degli ultimi tempi; a prezzo d'indicibili sofferenze, egli diviene il Padre di una nuova famiglia religiosa che, ai tre voti consueti, aggiunge quello di propagare la devozione alla Passione del Salvatore, di cui ogni membro ostensibilmente porta sul petto il sacratissimo segno.

Non dimentichiamo, però, che la stessa Passione del Salvatore non è, per l'anima cristiana, che la preparazione alla Pasqua, termine radioso delle manifestazioni del Verbo, meta suprema degli eletti, senza l'intelligenza e l'amore della quale, la pietà resta incompleta e priva del suo coronamento. Lo Spirito Santo, che conduce la Chiesa nell'ammirabile svolgimento dell'anno liturgico, non dirige in modo diverso le anime che si abbandonano completamente alla libertà della sua azione santificatrice. Paolo della Croce, dalla cima insanguinata del Calvario, sulla quale vorrebbe inchiodare tutto il suo essere, è trasportato molte volte ad altezze divine, dove ascolta parole misteriose che una bocca umana non saprebbe ridire (II Cor. 12, 4); assiste al trionfo del Figlio dell'uomo che, dopo aver vissuto la vita comune ed essere passato attraverso alla morte, vive oggi nei secoli dei secoli (Apoc. 1, 18); vede sul trono di Dio l'Agnello immolato divenuto il centro dello splendore dei cieli (ibid. 21, 23); e da questa visione delle celesti realtà riporta sulla terra il divino entusiasmo, l'ebbrezza dell'amore che, pure in mezzo alla più rigida austerità, dona a tutta la sua persona un incanto incomparabile. «Non temete, egli dice ai suoi figli terrorizzati dagli attacchi furiosi del demonio; non abbiate paura, e dite ben forte: Alleluia! il diavolo ha paura dell’Alleluia; è una parola venuta dal Paradiso».

Di fronte allo spettacolo della natura che rinasce assieme al suo Signore in questi giorni di primavera, al canto degli uccelli che celebrano la sua vittoria, alla vista dei fiori che nascono sotto i passi del divino Risorto, egli non resiste più, e soffocando di poesia e di amore, non potendo moderare il suo slancio, ammonisce i fiori, li tocca col suo bastone esclamando: « Tacete! tacete! » «A chi appartengono queste campagne? disse un giorno al suo compagno di strada... A chi appartengono queste campagne? ti dico. Ah! non capisci?... Esse appartengono al nostro grande Iddio!». E il suo biografo aggiunge che, in un trasporto d'amore, per un certo tratto volò nell'aria. «Fratelli miei, amate Dio! ripeteva a tutti quelli che incontrava, amate Dio che merita tanto di essere amato! Non sentite che le stesse foglie degli alberi vi dicono di amarlo? O amore di Dio! O amore di Dio!».

Preghiera per la Chiesa.

Tu non hai avuto che un pensiero, o Paolo: ritirato «nelle cavità delle rocce» (Cant. 2, 14), che sono le Piaghe Sacratissime del Salvatore, avresti voluto condurre tutti gli uomini a quelle sorgenti divine, dove si disseta il vero popolo eletto nel deserto della vita (I Cor. 10, 4). Felici coloro che poterono ascoltare la tua parola sempre vittoriosa, e, mettendola a profitto, salvarsi da una generazione perversa, per mezzo della Croce! Ma nonostante il tuo zelo apostolico, questa parola non poteva risuonare su tutte le sponde; e, da quei luoghi dove non eri, il male traboccava sul mondo. Preparato, con scaltrezza, da una falsa scienza e da una falsa pietà, dalla diffidenza contro Roma e la corruzione dei potenti; il secolo in cui doveva sommergersi la vecchia società cristiana, si abbandonava alle dottrine menzognere, avanzando sempre più verso il limite fatale. I tuoi occhi, illuminati dall' alto, penetravano l'avvenire e scorgevano il baratro in cui, presi dalla vertigine, popoli e re si sarebbero inabissati.

Sbattuto dalla tempesta, il successore di Pietro, pilota del mondo, impotente a prevenire l'uragano, si domandava con quali sforzi e al prezzo di quali sacrifici avrebbe potuto contenere, almeno per un certo tempo, i lutti scatenatisi. O Tu, amico dei Pontefici, loro appoggio in questi tristi giorni, testimonio e confidente delle amarezze di Cristo nella persona del suo Vicario, di quali angosce supreme non conoscesti nel tuo cuore il mortale segreto? E quali furono i tuoi pensieri quando, prossimo a morire, lasciasti l'immagine venerata della Vergine addolorata a quel Pontefice che doveva bere fino alla feccia l'amaro calice, e morire prigioniero in terra straniera?

Promettesti allora di riportare sulla Chiesa, dall'alto del cielo, quella compassione tenera e affettuosa, che ti identificava sulla terra al suo Sposo sofferente.

Mantieni la promessa, o Paolo della Croce! In questo secolo di disgregamento sociale, che non ha saputo riparare le colpe di quelli precedenti, né trarre insegnamento dalle lezioni della sventura, osserva la Chiesa oppressa da ogni parte, mentre la forza è nelle mani dei persecutori. La Sposa non ha altro letto che la Croce dello Sposo; essa vive del ricordo delle sue sofferenze. Lo Spirito Santo, che la protegge e la prepara al richiamo supremo, ha suscitato te per ravvivare, ormai incessantemente, questa memoria che dovrà fortificarla nelle angosce degli ultimi giorni.

Preghiera per il suo Ordine.

I tuoi figli ne continuano l'opera su questa terra: sparsi nel mondo, conservano fedelmente lo spirito del loro padre. Hanno messo il piede anche sul suolo inglese, come tu stesso profetizzasti; e quella nazione, per la quale hai tanto pregato, sotto la loro dolce influenza, va pian piano staccandosi dai lacci dello scisma e dell'eresia. Benedici il loro apostolato; che essi crescano e si moltiplichino in proporzione alle necessità di questi tempi infelici; che il loro zelo non manchi mai alla chiesa, né la santità della vita alla gloria del loro padre.

Tu, o Paolo, che fosti fedele al divino Crocifisso nelle sue umiliazioni, lo fosti anche nella sua trionfale Risurrezione; nascosto nel fondo della roccia misteriosa al momento della sua volontaria oscurità, quale splendore è il tuo oggi che, dalla cima dei colli eterni, questa pietra divina, che è Cristo, illumina con i suoi raggi vittoriosi, tutta la terra e la distesa dei cieli (Sai. 75, 5). Illuminaci, proteggici, dal seno di questa gloria. Noi ringraziamo il Signore per i tuoi trionfi. In cambio, fa' che anche noi restiamo fedeli al vessillo della Croce, per poter risplendere con te nella sua luce, quando apparirà in cielo quel segno del Figlio dell'uomo, nel giorno in cui verrà a giudicare le nazioni (Mt. 24, 30). Apostolo della croce, durante questi giorni iniziaci al mistero della Pasqua, così intimamente unito all'altro sanguinoso del Calvario: solo quello comprende la vittoria che vi fu nella lotta; solo ne divide il trionfo.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, Il Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959