Bouquet spirituale:
10 settembre
Fiducia della Chiesa in san Nicola. Maria bambina sorride al giglio, che il rappresentante di un grande Ordine religioso oggi le offre in omaggio. Nicola, ammesso nella famiglia religiosa degli Eremiti di sant’Agostino quando questa si stava formando e si metteva sotto la direzione del Vicario di Cristo, meritò di diventarne il taumaturgo. Quando morì, nel 1305, cominciava per i Papi l’esilio di Avignone e la sua canonizzazione, ritardata di circa un secolo e mezzo per i torbidi del tempo, segnò la fine dei lacrimevoli dissensi, che all’esilio seguirono.
La pace, perduta da tanti anni e ormai dai più saggi non più sperata, era l’ardente preghiera, la supplica solenne di Eugenio IV quando, al tramonto di un laborioso pontificato, affidava la causa della Chiesa all’umile servo di Dio da lui collocato sugli altari. E, secondo la testimonianza di Sisto V, fu tale pace il più grande miracolo di san Nicola, miracolo che portò questo pontefice ad ordinare la celebrazione della sua festa con rito doppio in un tempo in cui tanto onore raramente si concedeva (Sisto V, Costit. «Sancta Romana universalis Ecclesia»).
Vita. San Nicola è il santo più illustre dell’Ordine degli Eremiti di sant‘Agostino nel secolo XIH. Nacque nel 1246 a Sant’Angelo, città della Marca di Ancona da parenti poveri, che seppero dargli tanti esempi buoni e l’abitudine della virtù in modo che, giovane ancora, rivelò i segni della futura santità. Alla pietà e all’amore per le austerità univa il gusto per gli studi. Prima di essere sacerdote, ebbe un canonicato nella chiesa del Santo Salvatore a Tolentino, ma desiderando la vita religiosa per una maggiore perfezione, entrò nell’Ordine degli Eremiti di sant’Agostino e ne praticò fedelmente le regole, cercando con avidità umiliazioni e penitenze. Tanto era il suo fervore che nella celebrazione del Santo Sacrificio il suo volto si infiammava d’amore e le lacrime scendevano dai suoi occhi. Per trent’anni predicò si può dire tutti i giorni con grande profitto delle anime, convertendo numerosi peccatori e operando miracoli. Mori il 10 settembre del 1308 e fu canonizzato da Papa Eugenio IV nel 1446.
Potenza della santità.
Servo buono e fedele, tu sei entrato nel gaudio del tuo Signore. Egli ha spezzato i tuoi legami e, dal cielo ove regni, ci ripeti la parola, che formò la santità della tua vita mortale: Non amate il mondo e ciò che è nel mondo, perché il mondo passa e la sua concupiscenza passa con esso (I Gv. 2, 15-17)- Come è potente per gli altri l’uomo, che pare abbia dimenticato, come tu insegni, la terra! Lo dimostra il dono da te avuto di sollevare tutte le miserie attorno a te e il successore di Pietro non si ingannò, quando, decretandoti l’onore dei santi, contò sulla tua potenza in cielo, per riportare la società, da tanti anni agitata, sulla via della pace. Possa la parola del discepolo prediletto, che tu ci hai ripetuta, penetrare nelle nostre anime e, vero seme di salvezza, produrvi i frutti che produceva nella tua, cioè il distacco da ciò che non dura sempre, l’aspirazione alle realtà eterne, l’umile semplicità dell’anima, che rende serena la vita e conduce a Dio, la purezza che fece di te l’amico degli Angeli e il privilegiato di Maria.
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959