Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

21 giugno

San Luigi Gonzaga
San Luigi Gonzaga

San Luigi Gonzaga
Religioso gesuita
(1568-1591)

Il valore della vita. «O che gloria ha Luigi figliolo d’Ignazio! Mai l’avrei creduto, se tu. Gesù mio, non me l’avessi mostrata. Mi pare, in certo modo di dire, che non abbia ad essere tanta gloria in cielo quanta ne veggo avere Luigi». È Maddalena de’ Pazzi che così si esprime in una delle sue sublimi estasi. Eppure, la vita così breve di Luigi pare che non avesse offerto agli occhi distratti della maggior parte degli uomini se non i preliminari, per così dire, d’una esistenza spezzata nel suo fiorire prima ancora di aver dato i propri frutti. Ma Dio non usa la stessa misura degli uomini e i loro apprezzamenti hanno ben poco peso nei suoi giudizi. Per i suoi stessi santi, il numero degli anni, le azioni clamorose riempiono ai suoi occhi una vita meno dell’amore. L’utilità d’una esistenza umana non deve forse computarsi, infatti, in base a ciò che essa produce di duraturo? Orbene, al di là del tempo, solo la carità rimane, stabilita per sempre nel grado di sviluppo che quella vita passeggera le ha saputo dare. Poco importa dunque se senza la durata, senza le opere che appaiono, l’eletto di Dio sviluppa in sè l’amore tanto e più di quanto faccia un altro nelle fatiche, per quanto sante, di una lunga esistenza ammirata dagli uomini.

La fecondità della Compagnia di Gesù. L’illustre compagnia che diede Luigi Gonzaga alla Chiesa, deve la santità dei suoi membri e la benedizione diffusa sulle sue opere alla fedeltà che professò sempre per quella importante verità in cui ogni vita cristiana deve cercare la sua luce. Fin dal primo secolo della sua storia, pare che il Signore Gesù, non contento di lasciarle prendere per se stessa il suo nome benedetto, abbia voluto fare in modo che non potesse dimenticare mai dove risiedesse la sua vera forza, nella vita militante e attiva fra le molte che le apriva dinanzi. Le opere straordinarie di Ignazio che ne fu il fondatore, di Francesco Saverio, l’apostolo delle Indie, di Francesco Borgia, la nobile conquista dell’umiltà di Cristo, manifestarono in essi agli occhi di tutti una meravigliosa santità; ma non ebbero altra base che le virtù nascoste di quell’altra triade in cui, sotto lo sguardo di Dio, con la sola forza dell’orazione contemplativa, Stanislao Kostka, Luigi Gonzaga e Giovanni Berchmans si elevarono in quello stesso secolo fino all’amore, e di conseguenza fino alla santità dei loro eroici padri.

L’amore, risorsa dell’azione. È ancora, Maddalena de’ Pazzi, la depositaria dei segreti dello Sposo, che ci rivelerà questo mistero. Nel rapimento in cui la gloria di Luigi si mostra ai suoi occhi, così continua sotto l’ispirazione dello Spirito divino: «(Luigi) ha tanta gloria perché operò con l’interno. Chi potrebbe mai narrare il valore e le virtù delle opere interne! Non vi è comparazione alcuna fra l’interno e l’esterno… Luigi stando in terra tenne la bocca aperta agli sguardi (corrispose alle grazie) del Verbo. Luigi fu martire incognito, perché chi ama te, mio Dio, ti conosce assai grande e infinitamente amabile… Gran martirio si è il vedere di non amarti quanto si aspira e desidera di amarti, e che tu non sia dalle creature conosciuto, né amato, anzi offeso! Luigi si fece martire anche da se stesso. O quanto amò in terra! E però ora in cielo gode Dio in una grande pienezza d’amore. Saettava egli il cuore del Verbo quand’era mortale, ed ora che è in cielo quelle saette si riposano nel cuor suo, perché quelle comunicazioni che egli meritava con gli atti d’amore e di unione che faceva, ora le intende e le gode».

Amare Dio, lasciare che la sua grazia volga il nostro cuore verso l’infinita bellezza che unicamente la può colmare, questo è appunto il segreto della più alta perfezione.

I meriti del dovere di Stato. Ancora giovinetto, e in una città dove le tentazioni erano grandi, Luigi aveva consacrato alla Madonna la sua verginità. E presto, per quanto destinato alle più ambite cariche e agli onori di questo mondo, vi rinunciò. Ma, avendogli il padre negato a lungo il permesso di lasciare il mondo, egli obbedì e continuò la sua vita secolare praticando tutte le virtù del suo stato.

In lui, come nelle anime completamente docili allo Spirito Santo, la più celeste pietà non nocque mai ai doveri della terra. Appunto perché fu veramente il modello perfetto della gioventù studiosa, Luigi meritò di esserne dichiarato protettore. Intelligenza eletta, fedele al lavoro come alla preghiera in mezzo al tumulto delle città, si rese padrone di tutte le scienze allora necessarie ad una persona del suo rango. Più d’una volta gli furono affidate spinose questioni riguardanti gli affari di quel tempo e si poté costatare fino a qual punto sarebbe riuscito nel governo degli uomini e nel trattare gli affari. Anche qui egli doveva servire d’esempio a tanti altri che i parenti o i falsi amici pretendono trattenere sulla soglia della vita religiosa con la considerazione del bene che sono capaci di fare, e del male che potrebbero impedire: quasi che l’Altissimo, per la sua parte di riserva più eletta in mezzo ai popoli, dovesse accontentarsi di uomini da nulla; quasi che le qualità della natura più doviziosa non potessero sempre rivolgersi a Dio loro principio, tanto meglio e tanto più completamente quanto più sono perfette. Né lo Stato, né la Chiesa, del resto, perdono mai alcunché in questa fuga per Dio, in questo apparente abbandono degli individui migliori. Se, nell’antica legge, Dio si mostrava geloso perché si offrisse al suo altare il meglio di tutti i beni, , non lo faceva già per impoverire il suo popolo. Che lo si voglia riconoscere o meno, la principale forza della società, la sorgente delle benedizioni che mantengono il mondo risiederà sempre in quegli olocausti prediletti dal Signore.

Vita. Luigi nacque presso Mantova il 9 marzo 1568. Destinato dal padre alla carriera militare, dimorò con lui fin dall’infanzia nella fortezza di Castiglione e quindi alla corte del granduca Francesco I, a Firenze. Ricevette la santa comunione per la prima volta dalle mani del santo Cardinal Borromeo. Meno attratto dalle vanità del mondo e dal mestiere delle armi che dallo studio e soprattutto dalla pietà, passava lunghe ore in preghiera. Paggio del principe Diego alla corte di Madrid, la morte di questi lo rafforzò nel suo desiderio di consacrarsi tutto a Dio. Nel luglio del 1585 seguiva gli Esercizi di sant’Ignazio, sottoscrivendo la rinuncia al principato che gli derivava dagli avi e, il 4 novembre, entrava nella Compagnia di Gesù, dove fece la professione il 25 novembre 1587. Compì allora gli studi di teologia, ricevette gli Ordini Minori e si distinse ormai solo per l’umiltà, l’obbedienza e il fervore della preghiera. Nel 1590-1591, curando gli appestati nell’ospedale di San Sisto e quindi a Santa Maria della Consolazione, contrasse il male e morì il 20 giugno 1591. Il suo primo miracolo fu per la madre. Fin dall’anno 1605 veniva beatificato, e canonizzato nel 1726. È il protettore della gioventù.

Una gloria della Compagnia di Gesù. «La prudenza dell’uomo sostituisce in lui i capelli bianchi, dice la Sapienza; la vecchiezza veramente degna di venerazione non si apprezza dal numero degli anni» (Sap. 4, 8). Per questo, o Luigi, tu occupi un posto d’onore tra gli anziani del tuo popolo. Gloria della santa Compagnia in seno alla quale, in così poco tempo, compisti il corso d’una lunga esistenza, fa’ che essa continui a custodire gelosamente, per sé e per gli altri, l’insegnamento che deriva dalla tua vita di innocenza e di amore.

L’orazione e la santità. Il solo vero guadagno dell’uomo alla fine della sua vita è la santità, e la santità si acquista nell’intimo; le opere esteriori non contano per Dio, se non secondo la purezza dell’intimo sentimento che le ispira; se manca l’occasione per tali opere, l’uomo può supplirvi avvicinandosi al Signore, nel segreto della propria anima, altrettanto e forse più di quanto avrebbe fatto mediante esse. Così tu l’avevi compreso; e l’orazione, che ti teneva assorto nelle sue indescrivibili delizie, venne a uguagliare il tuo merito a quello dei martiri. Quale valore aveva ai tuoi occhi il celeste tesoro dell’orazione , sempre alla nostra portata come lo fu alla tua! Ma per trovarvi al pari di te la via più breve di ogni perfezione, secondo le tue stesse parole, ci vuole la perseveranza e la cura di allontanare dall’anima, con una generosa repressione della natura, ogni emozione che non provenga da Dio. Come potrebbe un’acqua torbida e mossa dai venti riprodurre l’immagine di colui che sta sulla riva? Così l’anima impura, e anche quella che, senza essere schiava delle passioni, non è tuttavia ancora padrona di ogni agitazione che proviene dalla terra, non raggiungerà mai il fine dell’orazione che è quello di riprodurre in essa l’immagine serena del suo Dio.

Dio solo. La riproduzione del Signore in te fu perfetta; e si poté costatare in tal modo come la natura in quanto ha di buono, lungi dal subirne detrimento, acquisti invece in questa rifusione nel divino crogiolo. Anche ciò che riguarda i più legittimi affetti, tu non avevi più sguardi terreni; ma vedendo tutto in Dio, come venivano sorpassati i sensi nella loro ingannevole infermità, e come perciò stesso cresceva il tuo amore! Ne fanno fede le tue dolci premure, quaggiù e dall’alto del cielo, per l’ammirevole madre che ti aveva data il Signore. Lo Spirito Santo, bruciandoti con tutti i fuochi della divina carità, sviluppava parimenti in te un amore immenso per il prossimo; poiché la carità è una sola: e lo si vide bene quando sacrificasti la tua vita per gl’infelici colpiti dalla peste.

Preghiera per la gioventù.

Non cessare di assistere le nostre miserie, sii propizio a tutti. Condotta dal successore di Pietro ai piedi del tuo trono, soprattutto la gioventù esige la tua potente protezione. Guida i suoi passi stimolati in tanti sensi contrari; che la preghiera e il lavoro per Dio formino la sua salvaguardia; illuminandola soprattutto quando si impone ad essa la scelta d’uno stato di vita. Possa tu, durante i critici anni dell’adolescenza, usare largamente per essa del tuo sublime privilegio e proteggere nei tuoi devoti la virtù angelica! Infine, o Luigi, che quelli stessi i quali non ti avranno imitato innocente, ti seguano almeno nella penitenza, come la Chiesa chiede al Signore in questo giorno della tua festa.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, Il Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959

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