Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

25 giugno

San Guglielmo da Vercelli
San Guglielmo da Vercelli

San Guglielmo da Vercelli
Abate e Fondatore
(1085-1142)

Al giorno natalizio di san Giovanni seguiranno numerosi martiri. Giovanni e Paolo, Ireneo, gli stessi principi degli Apostoli, verranno a confermare con il loro sangue la testimonianza di colui che rivelò l’arrivo sulla terra del Dio lungamente atteso. Dove trovare nomi più illustri, sotto l’aspetto delle grandezze umane, della scienza sacra, della santa gerarchia?

Monaci, testimoni di Cristo. Ma non è solo nella gloria incomparabile del martirio che l’Emmanuele fa risplendere il potere della sua grazia e la forza vittoriosa degli esempi lasciati dal suo Precursore al mondo. Ecco che si offre subito ai nostri omaggi uno di quegli innumerevoli atleti della penitenza che seguirono Giovanni nel deserto; fuggendo al pari di lui, fin dalla più giovane età, una società in cui la loro anima è presaga che non potrebbe mai trovare altro che inciampi e pericoli, consacrando la loro vita al completo trionfo di Cristo in se stessi, sulla triplice concupiscenza, rendono testimonianza al Signore mediante opera che la terra ignora, ma che allietano gli angeli e fanno tremare l’inferno. Guglielmo fu uno dei capi di questa santa milizia. L’Ordine di Monte Vergine, che gli deve l’esistenza, è stato ben meritevole dell’istituto monastico e della Chiesa, in quelle regioni dell’Italia meridionale in cui Dio volle, in varie riprese, opporre come una diga al turbine dei sensi lo spettacolo delle più insigni virtù.

La missione di Guglielmo. Sia personalmente che mediante i suoi discepoli, Guglielmo ebbe la missione di infondere nel regno di Sicilia, che si costituiva allora, l’elemento della santità che ogni popolo cristiano richiede alla propria base. Nel Mezzogiorno come nel Nord dell’Europa, la razza normanna era stata provvidenzialmente chiamata a promuovere il regno di Gesù Cristo. Era il momento in cui Bisanzio, impotente a proteggere i suoi ultimi possessi nell’Occidente contro l’invasione saracena, voleva tuttavia conservare le Chiese di quelle regioni nei legami dello scisma nel quale l’aveva da poco fatta piombare l’intrigante ambizione di Michele Cerulario. Il Levante si era visto costretto a indietreggiare davanti ai figli di Tancredi di Altavilla, e la diplomazia greca fu a sua volta giocata dalla rozza semplicità di quegli uomini i quali impararono presto a non opporre altro argomento se non quello della loro spada alle astuzie bizantine. Il papato, per alcun tempo esitante, comprese subito parimenti di quale aiuto gli sarebbero stati i nuovi venuti, nelle questioni feudali che si agitavano da due secoli intorno ad esso, e preparavano la lunga lotta del Sacerdozio contro l’impero.

Era lo Spirito Santo che, come sempre dai tempi della Pentecoste, dirigeva ora gli eventi per il maggior bene della Chiesa. Ispirava così ai Normanni di stabilire le loro conquiste sulla base sicura della Pietra apostolica, riconoscendosi feudatari della Santa Sede. Ma nello stesso tempo, per ricompensare la fedeltà di un simile inizio, per renderli anche più degni della missione che avrebbe continuato a costituire il loro onore e la loro forza se avessero seguitato a comprenderla, dava loro dei santi. Ruggero I aveva visto san Bruno intercedere per il suo popolo nelle solitudini della Calabria, e salvare miracolosamente lui stesso dagli agguati tessigli dal tradimento; Ruggero II ebbe, per ricondurlo sui sentieri della giustizia dai quali troppo spesso deviava, l’esempio e le esortazioni del fondatore di Monte Vergine.

Vita. Guglielmo nacque a Vercelli nel 1085. Rimasto orfano ancor giovane, compì parecchi pellegrinaggi, quindi si ritirò, nel 1108, sul Monte Solicoli, dove condusse vita penitente per un anno. Avendolo un miracolo reso noto, fuggì e andò a stabilirsi in Campania sul Monte chiamato Virgiliano in ricordo di Virgilio, che diverrà Montevergine in onore della SS. Vergine. Presto alcuni discepoli vennero ad unirsi a lui, e insieme si esercitarono nelle opere austere della vita monastica. Guglielmo fondò parecchi monasteri e fu il consigliere del re Ruggero II di Napoli. Morì nel 1142 nel monastero di San Salvatore, e Pio VI, nel 1785, estese il suo culto a tutta la Chiesa.

Siccome egli non aveva scritto Costituzioni, il suo terzo successore adottò nel 1157 la Regola Benedettina. Nel 1879, essendo l’Ordine sul punto di scomparire, fu riunito alla Congregazione benedettina di Subiaco.

Potere della vita monastica. Alla sequela di Giovanni, tu hai compreso il fascino del deserto, o Guglielmo, e Dio volle mostrare per tuo mezzo l’utilità di quelle vite, che, con la loro fuga dal mondo, sembrano disinteressarsi delle questioni umane. Il completo distacco dei sensi, elevando l’anima, la riawicina all’Essere supremo; la solitudine, annullando i rumori della terra, consente di ascoltare la voce del Creatore. Allora l’uomo, illuminato dallo stesso Autore del mondo sui grandi interessi messi in gioco nella sua opera, diventa nelle mani di lui uno strumento potente e docile per perseguire quegli interessi, che non sono altri se non quelli della creatura stessa e dei popoli. Così, tu sei diventato, o illustre santo, il protettore di un grande popolo, che trovò nella tua parola la regola del diritto, nei tuoi esempi lo stimolo alle più elette virtù, e nella sovrabbondanza della tua penitenza un compenso dinanzi a Dio alle deviazioni dei suoi prìncipi. Per quel popolo nuovo, in cui il successo delle armi eccitava la violenza e la foga di tutte le passioni, i molti miracoli che accompagnavano le tue esortazioni avevano anch’essi la loro eloquenza: ne fa fede quel lupo che, dopo aver divorato l’asino del monastero, fu condannato a sostituirlo nel suo umile servizio; come pure quella infelice che, nel giorno in cui su un letto di carboni ardenti tu apparisti refrattario all’azione del fuoco, rinunciò alla sua vita delittuosa e fu guidata da te fino alla santità.

Preghiera per l’Italia.

Tante rivoluzioni sono venute da allora a mostrare in questo paese, nel quale tu hai sofferto e pregato, l’instabilità dei regni e delle dinastie che non cercano soprattutto il regno di Dio e la sua giustizia. Malgrado l’oblio in cui troppo spesso, da quando tu hai lasciato la terra, sono caduti i tuoi insegnamenti e i tuoi esempi, proteggi il paese nel quale Dio ti concesse grazie così elette, e che si degnò di affidare alla tua potente intercessione. La fede è rimasta viva in quei popoli: custodiscila, malgrado i tentativi del nemico contro di essa ai giorni nostri; fa’ che produca i suoi frutti nel campo delle virtù. La Vergine, della quale hai ben meritato, è pronta ad assecondare i tuoi sforzi: dal santuario il cui nome ha prevalso sui ricordi del poeta che, senza saperlo, aveva cantato le sue grandezza (Virgilio, Egl. 4); possa sorridere sempre alle folle che ogni anno calpestano la sacra montagna, celebrando il trionfo della sua verginità; possa, per noi che possiamo solo compiere con il cuore il sacro pellegrinaggio tener conto del desiderio e dell’omaggio che le presentiamo con le tue mani.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, Il Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959