Bouquet spirituale:
27 agosto
La vocazione. «Sarai soccorso dell’orfano, a te sarà affidato il povero» (Sai. 9, 14). Le parole che Venezia aveva veduto realizzate dal suo nobile figlio san Gerolamo Emiliani, fissano ora la santità di un altro illustre personaggio, che fra i suoi antenati conta i primi principi di Navarra, ma che inizia una linea ben più alta nel regno della carità.
Il discendente dei Calasanz de Peralta de la Sai , apostolo cui i popoli di Aragona, Catalogna, Castiglia preparano, nella loro riconoscente ammirazione, le dignità più alte, sente risuonare nell’anima una voce misteriosa: va a Roma; esci dalla tua terra natale (Gen. 12, 1) e tosto ti apparirà nella celeste bellezza la compagna che ti è destinata, la santa povertà, che ti chiama in questo momento alle sue austere delizie; va’, senza sapere la strada per la quale ti conduce (Ebr. 9, 8), ti farò padre di una posterità numerosa (Gen. 12, 2), ti mostrerò tutto quanto dovrai soffrire per il mio nome (Atti, 9, 16).
Il maestro di scuola. Furono necessari quarantanni di fedeltà cieca, per disporre alla sua sublime vocazione l’eletto del cielo, in una santità ignorata. In nome della Chiesa, san Giovanni Crisostomo oggi ci dice: «Quale cosa è più grande della formazione delle anime, della formazione dei costumi dei fanciulli? Colui che sa modellare le giovani anime è superiore, te lo dico con intima persuasione, a tutti i pittori, a tutti gli scultori, a qualsiasi artista» (Omelia su san Matteo, IX).
Giuseppe ha compreso la grandezza della sua missione e, in conformità alle raccomandazioni del santo Dottore (ibid.), durante i 52 anni che ancora vivrà, nulla nel servizio dei piccoli di questo mondo gli sembrerà disprezzabile e vile, nulla gli parrà faticoso, pur di arrivare a infondere nei fanciulli che vengono a lui il timore di Dio, con l’insegnamento delle lettere. In breve tempo le Scuole Pie, da san Pantaleone, sua residenza, riempiranno l’Italia e, passando il mare e i monti, si allargheranno in Sicilia, in Spagna, mentre popoli e re si disputeranno il loro esiguo numero, in Moravia, Boemia, Polonia e nei paesi del Nord.
L’eterna Sapienza associava il Calasanzio all’opera di salvezza del mondo (Sai. no, io), riconosceva le sue fatiche, come suole fare con i privilegiati del suo amore, offrendo loro, secondo la parola dello Spirito Santo, il combattimento dei forti nel quale assicura, col suo aiuto, che supera qualsiasi potenza, la vittoria (Sap. 10, 12).
Si potranno chiedere agli storici i particolari delle prove, che fecero di san Giuseppe Calasanzio il prodigio di forza (Lez. del 2 Nott.) di cui parla oggi la Chiesa. Esse andarono fino alle speciose calunnie di alcuni fratelli, alla deposizione del santo, alla momentanea rovina dell’Ordine, ridotto allo stato di Congregazione secolare. Soltanto dopo la sua morte, Alessandro VII prima e poi Clemente IX resero alle Scuole Pie lo stato Regolare, e il titolo di Religione di voti solenni.
Vita. San Giuseppe Calasanzio nacque a Peralta de la Sai nel 1556. Dalla prima infanzia nutrì per la Santa Vergine la più tenera devozione. Seguì i suoi studi a Estadilla prima, poi a Lerida e fu ordinato sacerdote nel 1583. Vicario generale del vescovo di Urgel, si mostrò caritatevolissimo verso tutti i miseri e lavorò per la riforma ecclesiastica. Chiese poi di andare a Roma e vi giunse nel 1592, vivendovi nascosto per cinque anni. La sua vita era fatta di preghiera, di visite ai malati e di assistenza ai bisognosi. Conosciuta l’ignoranza religiosa del popolo, risolvette di fondare una “scuola pia”. Nel 1621 Paolo V creò la Congregazione dei Poveri della Madre di Dio delle Scuole pie, e l’anno seguente Giuseppe ne fu nominato generale. Le scuole si moltiplicarono, ma sorsero presto difficoltà tra i professori e un intrigante lo denunciò al Santo Ufficio, provocando la soppressione delle Scuole pie per decreto di Innocenzo X. Il santo accettò le prove con silenziosa rassegnazione, vedendo Dio in quelli che lo perseguitavano, e morì a 92 anni, preannunziando che la sua opera sarebbe ristabilita, cosa che avvenne nel 1656, per opera di Alessandro VII. Fu beatificato nel 1748 da Benedetto XIV, canonizzato da Clemente XIII nel 1767 e Pio XII lo proclamò patrono delle scuole popolari cristiane.
Protettore dell’infanzia. Il Signore ha ascoltato il desiderio dei poveri, è andato oltre i desideri del loro cuore, (Offert. Sai. 9, 17) facendoti mandatario del suo amore e mettendo sopra le tue labbra le sue parole: «Lasciate che i piccoli vengano a me» (Me. 10, 14). Come ti saranno riconoscenti, o Giuseppe, dato che essi dovranno a te e ai tuoi figli la felicità eterna, perché hai conservato in loro la rassomiglianza divina ricevuta nel battesimo, unico titolo dell’uomo per entrare in cielo! (ibid.). Sii benedetto per aver dimostrata ben fondata la fiducia che Gesù ebbe nell’affidarti esseri così fragili, oggetto della sua predilezione divina.
La prova. Sii benedetto per aver dimostrato ben fondata la fiducia del Signore anche quando, come per Giobbe, diede potere all’inferno di rovinare tutto attorno a te. È necessario che Dio possa imperturbabilmente contare sui suoi! In mezzo alle defezioni di questo triste mondo è sommamente opportuno che davanti agli angeli, alla sua grazia e alla nostra povera natura, possa far vedere fin dove possono arrivare nei suoi Santi le risorse della sua volontà sempre adorata.
Le Scuole pie. Quando sarebbe piaciuto al cielo sarebbe venuta la riparazione, che, nella tua confidenza, attendevi dalla Madre di Dio. Ora, dopo tanto tempo è suonata l’ora della risurrezione per le Scuole pie e tu, o Giuseppe, benedici i discepoli che il nostro tempo ogni giorno ti offre, ottieni a loro e ai loro numerosi alunni, che continuano a formare alla scienza cristiana, le benedizioni di Gesù Fanciullo e a tutti coloro, che consacrano alla gioventù le loro fatiche e la vita, ispira il tuo spirito, ottieni coraggio, eleva le anime nostre all’altezza dei tuoi eroici insegnamenti.
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959