Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

20 luglio

San Girolamo Emiliani
San Girolamo Emiliani

San Girolamo Emiliani
Sacerdote, Fondatore
(1481-1537)

Lezione di carità. Abbiamo ammirato la carità al servizio dei malati e dei moribondi in san Camillo de Lellis; al servizio dei contadini, dei carcerati e dei bimbi abbandonati in san Vincenzo de’Paoli; la vediamo oggi in san Girolamo Emiliani al servizio degli orfani. Non è forse una grande lezione di carità e di dedizione verso i nostri fratelli quella che vuole inculcarci la Chiesa con questi esempi che ci propone per tre giorni di seguito? Essa vi aggiunge anche, in san Girolamo, il ricordo della dignità del fanciullo la cui innocenza attira le compiacenze del Signore e fa abitare nella sua anima la SS. Trinità. La Chiesa ce ne richiama alla mente tutto il fascino facendoci leggere nell’Ufficio di Mattutino, la 62.a omelia di san Giovanni Crisostomo, invitandoci così a seguire il consiglio di Gesù che esorta a ridiventare bambini per poter entrare nel regno dei cieli.

Omelia del Crisostomo. «Vogliamo aver parte anche noi all’eredità celeste? Cerchiamo con gran cura la semplicità dell’infanzia; poiché è il più alto grado della filosofia essere semplici con prudenza: è la vita angelica. Un umile fanciullo non ha alcun vizio nell’anima; non conserva rancore verso quelli che l’offendono, ma come se nulla fosse stato, va direttamente a trovarli come amici. La madre ha un bel castigarlo, egli la cerca sempre e la preferisce a tutto. Mostragli una regina incoronata: egli non la pone certo al disopra della madre poveramente vestita, e preferisce la vista di quest’ultima nella sua povertà allo spettacolo della regina nella sua magnificenza. Egli infatti giudica di ciò che lo interessa o meno, non già dalla ricchezza o dalla miseria, ma dall’amore. Il necessario, e nulla di più, è tutto quanto desidera; appena saziato del latte che ama, lascia in riposo il seno materno. Non prova gli stessi nostri dispiaceri: non perde dei beni, né alcunché di simile potrebbe turbarlo. Non gusta i nostri piaceri: né la bellezza materiale, né la seduzione delle creature effimere potrebbero commuoverlo. Perciò il Signore diceva: Il regno dei cieli è per chi rassomiglia a essi, esortandoci a praticare per virtù ciò che i fanciulli fanno per natura» (Omelia óz.a su san Matteo).

Gli Angeli custodi che immergono il loro sguardo in quegli esseri così puri – sono ancora parole del Signore – non sono distratti dalla contemplazione del Padre celeste (Mt. 18, io). Beato san Girolamo e tutti coloro che, al pari di lui, si consacrano all’educazione cristiana dei fanciulli, per essere stati scelti da Dio a condividere le premure degli Angeli quaggiù, in attesa di essere associati alla loro felicità nei cieli!

Vita. San Girolamo nacque a Venezia, nel 1481, da una nobile famiglia. Dapprima soldato, partecipò alla difesa di Castelnuovo, fu fatto prigioniero dagli Imperiali e gettato in carcere. Privo di ogni soccorso umano, si affidò alla SS. Vergine che gli apparve e lo liberò. Egli volle ringraziarla, andando a Treviso per fargli omaggio delle sue catene e consacrarsi interamente al servizio di Dio. Di ritorno a Venezia, sua patria, si preparò a ricevere gli ordini sacri e si dedicò alle opere caritatevoli. L’epidemia del 1528 gliene offrì l’occasione: vendette allora la sua mobilia per venire in aiuto dei poveri e si rivolse a tutte le miserie. Nel 1531 si consacrò al servizio dei fanciulli che egli raccolse per curarli, nutrirli, insegnare loro il catechismo ed educarli cristianamente. Vennero anche alcuni collaboratori, e cosi poté gettare le basi di una nuova congregazione la cui sede fu a Somasca (nei pressi di Bergamo), donde il nome di Somaschi che doveva essere dato ai suoi religiosi. In quella città egli appunto morì nel 1537, vittima del male che contrasse al capezzale degli appestati. Siccome non lasciava nessuno per continuare la sua opera, i Somaschi si unirono ai Teatini, fondati da san Gaetano di Thiene, ma ripresero la loro indipendenza nel 1568. Ai giorni nostri, essi hanno solo una decina di case in Italia. Canonizzato da Clemente XIII nel 1767, san Girolamo Emiliani è stato proclamato da Pio XI, nel 1928, Patrono degli orfani e della gioventù abbandonata.

La vera Carità. Insieme con Vincenzo de’ Paoli e con Camillo de Lellis, o Girolamo Emiliani, tu costituisci in questi giorni il triumvirato della carità. Così lo Spirito divino, il cui regno continua, trova le sue compiacenze nel tracciare l’impronta della Trinità sui tempi; così egli vuole manifestare che l’amore del Signore Iddio, che egli ha recato al mondo, non può essere disgiunto da quello dei fratelli. Nel tempo stesso in cui dava per tuo mezzo tale dimostrazione alla terra, lo spirito del male faceva da parte sua la prova che il vero amore dei nostri simili scompare dovunque scompaia quello del Signore, che si spegne anch’esso dove non vi è più la fede: tra le rovine della pretesa riforma e la fecondità sempre rinnovata nello Spirito di santità, l’umanità poté fare la sua scelta. La sua scelta, purtroppo, fu ben lontana dall’essere dappertutto conforme ai suoi interessi temporali ed eterni. Oh come, più di te, avremmo noi ragione di ripetere la preghiera che tu insegnavi agli orfanelli: «O nostro dolce Padre Signore Gesù Cristo, te ne supplichiamo per la tua infinita bontà, risolleva la cristianità, riconducila tutta a quella rettitudine della santità che fiorì ai tempi dei tuoi Apostoli».

Preghiera.

Tu hai atteso largamente per parte tua a questa immensa opera di restaurazione. La Madre della divina grazia, spezzando le tue catene nella prigione, restituiva alla tua anima ancor più crudelmente prigioniera le risorse del battesimo e dei tuoi primi anni; la tua giovinezza, come quella dell’aquila, era così rinnovata (Sal. 102, 5); il valore che ti aveva reso illustre negli eserciti di quaggiù moltiplicò le tue conquiste sulla morte e sull’inferno. Gesù, il Re della milizia cristiana, ti comunicò le sue predilezioni per i fanciulli: chi potrà contare tutti quelli che tu sapesti conservare alle sue divine carezze nella loro innocenza, quelli che già perivano e ti saranno debitori della loro corona in cielo? Dal trono dove ti circondano già le loro graziose schiere, moltiplica i tuoi figli, sostieni tutti coloro che continuano la tua opera sulla terra; che il tuo spirito si diffonda sempre più in un tempo in cui la rabbia di Satana si contende più che mai la gioventù con il Signore. Beati, nell’ultima ora, quelli che avranno compiuto l’opera di misericordia che più conta ai giorni nostri: che avranno salvato la fede dei fanciulli e preservato il loro battesimo! Avessero anche come te un giorno meritato l’ira, potranno ripetere fiduciosi quelle parole che tu prediligevi: «O dolcissimo Gesù, sii il mio salvatore e il mio giudice»!

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959