Vite dei Santi
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Bouquet spirituale:

27 maggio

San Giovanni I, Papa e Martire
San Giovanni I

San Giovanni I
Papa e Martire
(470-526)

L’integrità della fede. La palma del martirio di questo santo papa non è stata colta in una vittoria su qualche principe pagano; egli l’ha riportata lottando per la libertà della Chiesa contro un re cristiano, ma eretico e, per conseguenza, nemico di ogni pontefice zelante per il trionfo della vera fede. La situazione dei vicario di Gesù Cristo qui in terra è una posizione di lotta, e spesso accade che un papa sia veramente martire, anche senza avere versato il sangue. San Giovanni I, che oggi festeggiamo, non è caduto sotto il colpo della spada: ma una buia prigione è stato lo strumento del suo martirio; anche altri pontefici brilleranno nel cielo, in compagnia sua, senza aver neppure portato il peso delle catene: il Vaticano sarà stato il loro Calvario. Essi hanno vissuto e sono morti senza apparente splendore, lasciando al cielo la cura di vendicare la loro causa.

Colui che festeggiamo oggi esprime, nella sua condotta, il pensiero che deve ispirare ogni membro della Chiesa, se è degno della madre sua. San Giovanni I c’insegna che non dobbiamo mai venire a patti con l’eresia; né prendere parte alle leggi che una politica mondana crede di dovere istituire per assicurarsi dei diritti. Se i secoli, con l’aiuto dell’indifferenza religiosa dei governi, hanno accordato la tolleranza ed anche il privilegio dell’uguaglianza a quelle sette che hanno rotto i rapporti con la Chiesa, noi possiamo subire questa situazione, che è il colpo più grave per la costituzione cristiana di uno stato; ma la nostra coscienza cattolica ci proibisce di lodarla e di consolidarla come un bene. In qualunque condizione ci abbia posto la divina Provvidenza, dovremo sempre attingere le nostre aspirazioni dalla fede del nostro battesimo, dall’insegnamento e dalla pratica infallibile della Chiesa, all’infuori della quale non vi è che contraddizione, pericolo e naufragio.

Vita. Giovanni nacque in Toscana. Fece i suoi studi a Roma e si distinse per la sua pietà, e la sua scienza. Alla morte di sant’Ormisda , fu eletto papa il 13 agosto 523. Il suo Pontificato non doveva durare che due anni e mezzo; Giovanni dimostrò un grande zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Fu lui che fissò la data della festa di Pasqua e cominciò a contare gli anni partendo dalla nascita di Cristo. In quell’epoca, l’ariano Teodorico il grande, che regnava in Italia (454-526), venne a conflitto con Giustino-Augusto, imperatore d’Oriente che risiedeva a Costantinopoli (518-527) e che aveva deciso di estirpare dal suo impero le ultime vestigia dell’arianesimo, applicando severe misure. Teodorico obbligò il Papa a partire per Costantinopoli, per ottenere dall’imperatore che cessasse la persecuzione contro gli ariani. Giovanni vi fu ricevuto trionfalmente , ma Teodorico, notando che l’incarico non aveva avuto nessun risultato , fece gettare il papa in prigione, dove ben presto morì di fame e di sete.

Quattro anni dopo, il suo corpo fu trasferito da Ravenna a Roma. La testa è venerata a Ravenna, nella Chiesa dei Frati Minori.

Preghiera.

Tu hai colto la palma del martirio, Pontefice beato, confessando l’immacolata santità della Chiesa. Questa Sposa del Figlio di Dio «senza macchia, nè ruga» (Ef. 5, 27), come ci dice l’Apostolo, non può coabitare insieme con l’eresia su quella terra che il suo Sposo le ha assegnato in dote. Il giorno è venuto in cui gli uomini, affascinati dai calcoli e dagli interessi di questo mondo caduco, hanno deciso di regolare la società umana senza più tenere conto dei diritti del Figlio di Dio, dal quale procede ogni ordine sociale, come ogni verità. Essi hanno confinato la Chiesa nel cuore dei fedeli, e si sono compiaciuti di elevare, da ogni parte, templi per le sette ribellatesi contro di essa. Pontefice santo, risveglia nei cuori dei cristiani di oggi il sentimento del diritto imprescrittibile della verità divina. Noi potremo allora subire le necessità imposte dal trionfo fatale dell’errore , nell’epoca precedente, senza accettare però, come un progresso, l’uguaglianza che si cerca di stabilire tra Terrore e la verità. Nella tua prigione, martire valoroso, proclamasti il diritto dell’unica Chiesa; in mezzo alla defezione predetta dall’Apostolo (II Tess. 2, 3), liberaci dalle vili compiacenze, dai funesti allettamenti, dalla leggerezza colpevole, che in quest’epoca fa tante vittime, fa’ che la nostra ultima parola, uscendo da questo mondo, sia quella che il Figlio di Dio stesso si è degnato d’insegnarci: «O tu che sei nostro Padre sia santificato il Nome tuo, venga il tuo regno»!

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, Il Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959

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