Bouquet spirituale:
19 agosto
I servi di Maria trovano buona accoglienza nell’ex-ottava della Assunzione. Dopo san Giacinto e prima di santa Giovanna Chantal e di san Bernardo, festeggiamo oggi san Giovanni Eudes, benemerito della Chiesa cattolica, perché le missioni, che predicò nella Francia, sono innumerevoli, come sono innumerevoli i figli e le figlie, che risalgono a lui, dedicati quelli, nella Congregazione di Gesù e di Maria, alla formazione del clero, all’insegnamento, alle missioni, queste alla salvezza delle donne di malavita nella Congregazione della Madonna della Carità o nell’Istituto del Buon Pastore.
Il riformatore. «Il Divino Maestro, diceva S. Pio X nel breve di beatificazione, non permette che diventi scipito il sale della terra, cioè i rappresentanti del sacro ministero, che deve strappare gli uomini alla corruzione. La sua misericordia suscita, nelle epoche di rilassamento, dei santi, che, impegnandosi con tutto zelo, rinfrancano la disciplina e i costumi del clero e procurano in misura più vasta la salute alle anime» (Breve n apr. 1909).
Terminate le guerre di religione, all’inizio del secolo XVII, che doveva per la Francia essere glorioso, questa aveva un clero mediocre. Padre Eudes, per rimediare a questa situazione, pensò in un primo tempo di riunire i giovani chierici per prepararli a ricevere gli Ordini degnamente; ma, accorgendosi che pochi giorni di raccoglimento davano frutti passeggeri, risolvette di creare seminari, secondo le prescrizioni del Concilio di Trento. Fondò allora la Congregazione di Gesù e di Maria, assegnando ai membri di essa un doppio fine: la formazione del clero nei seminari e la rinnovazione dello spirito cristiano in mezzo ai fedeli con le Missioni.
«Completa i servizi resi alla Chiesa da Giovanni Eudes, continua il santo Papa Pio X, l’aver pensato per primo, non senza divina ispirazione, a rendere un culto liturgico ai Cuori di Gesù e di Maria, per i quali ardeva di amore e di quel culto soave può essere detto Padre, Dottore e Apostolo» (Breve dell’11 apr. 1903).
Se non fosse necessario essere brevi, dovremmo seguire l’ardente missionario in tutte le parrocchie nelle quali fu portato dal suo zelo, ascoltare la sua parola eloquente, notare la santità che assicurava più che ogni altro mezzo i successi apostolici. Sarà però sufficiente leggere qualche pagina dell’opera sua Vita e regno di Gesù per conoscere un poco la sua anima, perché visse e predicò quanto scrisse in questo libro immortale.
Il Dottore. Discepolo del Berulle, ha la spiritualità della Scuola francese e la sua santità si riassume nelle parole di san Paolo: Vivo, ma non io vivo, il Cristo vive in me. Egli scrisse: «Tutti i testi sacri ci insegnano che Gesù deve vivere in noi, che non dobbiamo vivere che in lui, che la sua vita deve essere nostra vita, che la nostra deve essere continuazione ed espressione della sua, che non abbiamo diritto a vivere in terra senza portare, manifestare, santificare, glorificare, far vivere e regnare in noi la vita, le qualità, le disposizioni, le virtù e le azioni di Gesù» (Il Regno di Gesù, p. 164).
Parlando della vita cristiana, nota che «quello che san Paolo dice della sofferenza: compio nella mia carne quello che manca alla Passione di Cristo per il corpo suo, che è la Chiesa (Coloss. 1, 24) si può dire di tutte le azioni compiute dal cristiano sulla terra, perché un cristiano vero, membro di Gesù Cristo, unito a Lui per la grazia, continua e compie in tutte le sue azioni quello che fece Gesù quaggiù, sicché l’orazione, il lavoro, il riposo stesso continuano e compiono l’orazione, il lavoro, il riposo di Gesù Cristo. In questo senso san Paolo dichiara che «la Chiesa è il compimento di Gesù Cristo, che della Chiesa è capo e compie tutto in noi (Efes. 1, 22-23), e che tutti concorriamo alla perfezione di Gesù Cristo e all’età della sua pienezza» (Efes. 4, 13).
«Dobbiamo essere altrettanti Gesù in terra, per continuarvi la sua vita e le sue opere e per fare e soffrire santamente e divinamente nello spirito di Gesù tutto ciò che facciamo e soffriamo… Ed essendo Gesù nostro capo e noi suoi membri, ne segue che dobbiamo essere animati in modo perfetto del suo spirito e vivere la sua vita.»
Considerate dunque, conclude, considerate spesso queste verità con attenzione e imparate da esse che la vita, la religione, la devozione cristiana consistono nel continuare la vita, la religione, la devozione di Gesù sulla terra e che per questo i cristiani sono tenuti a vivere una vita tutta santa e divina a fare tutte le loro azioni santamente e divinamente, cosa che non è difficile, ma dolce e facilissima per coloro che elevano sovente il loro spirito e il loro cuore a Gesù e, in tutto quello che fanno, si offrono e si uniscono a Lui» (Il Regno di Gesù, pp. 165-167).
Che dire della sua ardente devozione a Maria? Scrive: «Non dobbiamo separare ciò che Dio ha perfettamente unito. Gesù e Maria sono così strettamente legati insieme che chi vede Gesù vede Maria, chi ama Gesù ama Maria. Gesù e Maria sono i due fondamenti primi della religione cristiana, le due sorgenti vive di tutte le nostre benedizioni… Non è cristiano chi non ha devozione per la Madre di Gesù Cristo e di tutti i cristiani… E, dovendo continuare le virtù e portare in noi i sentimenti di Cristo, dobbiamo continuare e portare in noi i sentimenti di amore, di pietà, di devozione che Gesù ebbe per la sua beata Madre…» (Il Regno di Gesù, pp. 337-338).
Poniamo fine alle citazioni : sono sufficienti quelle portate a farci intravvedere le meraviglie della grazia nell’anima di san Giovanni Eudes e a spingerci a praticare una dottrina, che egli visse e predicò e che è ancora, per le anime nobili, seducente e sicura.
Vita. San Giovanni Eudes nacque nel 1601 nel piccolo villaggio di Ri della diocesi di Séez da pii genitori, che lo consacrarono subito alla Vergine. Nel 1615, allievo dei Gesuiti di Caen, fece voto di verginità, si offrì a Maria e le promise una fervida devozione. Ricevette tonsura e Ordini minori nel 1621 e dalla Università di Caen passò alla Congregazione dell’Oratorio, fondata dal Berulle, ove restò 20 anni. Il Berulle si era proposto di ristabilire nel clero dottrina e santità, ma non aveva pensato ai Seminari e, proprio per istituire i Seminari, san Giovanni Eudes, nel 1643, lasciò l’Oratorio e fondò la Congregazione di Gesù e di Maria e, con cinque confratelli sacerdoti, aprì subito il primo Seminano a Caen e poi ne istituì molti altri.
Per riportare le donne di malavita a pratica cristiana, fondò l’Ordine di Nostra Signora della Carità e, per evangelizzare le anime abbandonate, si fece per lunghi anni missionario, predicò nelle campagne abbandonate, nelle città e nella Corte con una libertà e una eloquenza rese efficaci da una eminente santità. Diffuse la devozione ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria, e offrì a essi per primo un culto liturgico.
Sempre fedele alla cattedra di Pietro fu perseguitato dai Giansenisti ai quali resistette con energia e, logorato dalle molte fatiche, morì il 19 agosto 1680 pronunciando i dolci nomi di Gesù e di Maria. Fu beatificato da san Pio X e canonizzato nel 1935 da Pio XI, che ne estese il culto alla Chiesa universale.
Preghiera.
Hai scritto, o san Giovanni Eudes: «Noi dobbiamo avere devozione a tutti i santi e agli Angeli ». Ascoltiamo con gioia il tuo consiglio e oggi ti facciamo festa «onorandoti perché Gesù ti ama e ti onora e perché tu onori e ami Gesù del quale sei l’amico, il servo, il figlio, il membro e parte (di Lui stesso)… Noi adoriamo Gesù in te, perché Egli è tutto in te: tuo essere, tua vita, tua santità, tua gloria. Noi lo ringraziamo della gloria e delle lodi che Egli ha reso a se stesso in te e per mezzo tuo e, più ancora, delle grazie che ti ha comunicate e ci ha comunicate per mezzo tuo» (Il Regno di Gesù, P- 345).
Uniti ai sentimenti del tuo cuore acceso di amore per Gesù, noi gli diciamo con te: «Vieni, Signore Gesù, vieni dentro di me con la pienezza della tua virtù, per distruggervi tutto ciò che ti dispiace, per produrvi tutto ciò che desideri per la tua gloria. Vieni con la santità del tuo Spirito, per distaccarmi da tutto ciò che non è te, per unirmi perfettamente a te e condurmi santamente in tutte le mie azioni. Vieni con la perfezione dei tuoi misteri, per operare perfettamente in me ciò che coi tuoi misteri vuoi operare, per guidarmi secondo lo spirito e la grazia dei tuoi misteri e per glorificare, compiere e consumare in me i tuoi misteri. Vieni nella purezza delle tue vie, per compiere in me, a qualsiasi costo e senza risparmiarmi in modo alcuno, tutti i disegni del tuo puro amore, per condurmi per le vie diritte di tale amore, senza permettere che io pieghi a destra o a sinistra, senza concessioni alle tendenze e ai sentimenti della natura corrotta e dell’amor proprio. Vieni, o Signore Gesù» (Parafrasi della nota preghiera del P. de Condren: Veni, Domine Jesu, modificata leggermente dall’Olier: O Jesu vivens in Maria).
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959