Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

8 febbraio

San Giovanni di Matha
San Giovanni di Matha

San Giovanni di Matha
Sacerdote, Confessore,
Fondatore dell'Ordine dei Trinitari
per la redenzione degli schiavi
(1154-1213)

Giovanni di Matha nacque in Provenza nel 1160. Fu ordinato sacerdote a Parigi, dove coltivò i suoi studi. Celebrando la prima Messa ebbe una visione che gli fece comprendere che era destinato a riscattare gli schiavi dalle mani degl’infedeli. Si ritirò in solitudine per tre anni con Felice di Valois; poi entrambi andarono a chiedere al Papa d’istituire un nuovo ordine per la liberazione degli schiavi. Il nuovo Istituto fu approvato da Innocenze in il 2 febbraio 1198. Ritornati in Francia, i due fondatori costruirono il primo monastero a Cerfroid, nella diocesi di Meaux, dove rimase S. Felice a governarlo. S. Giovanni fondò ospizi e riscattò molti schiavi. Stanco delle fatiche e tutto infiammato del più grande amor di Dio e del prossimo, morì a Roma 1’8 gennaio 1213.

Il riscatto degli schiavi. Abbiamo, poco tempo fa, celebrata la memoria di san Pietro Nolasco, scelto dalla Madre di Dio a fondare un Ordine per il riscatto dei cristiani fatti schiavi dagl’infedeli; oggi dobbiamo onorare l’uomo che fu il primo favorito da questo disegno. Egli fondò, sotto il nome della SS. Trinità, una società religiosa i cui membri impegnarono tutti i loro sforzi, le privazioni, la libertà, la stessa vita al servizio dei poveri schiavi che gemevano sotto il giogo dei Saraceni.

L’Ordine dei Trinitari e quello della Mercede, sebbene distinti, sono fratelli nel fine per il quale sono stati fondati; i loro benefici risultati, in sei secoli di durata, consistettero nel restituire alle famiglie ed alla patria oltre un milione di uomini, la fede dei quali venne preservata dai pericoli dell’apostasia.

Giovanni di Matha, assistito dal suo fedele collaboratore Felice di Valois, stabilì in Francia, presso Meaux, il centro dell’opera sua. Quale più ammirevole modello di Giovanni di Matha e dell’intero suo Ordine, nei giorni di preparazione alla Quaresima, in cui abbiamo bisogno di ravvivare in noi la fiamma della carità verso coloro che soffrono! Non ebbe altra ragione la sua esistenza, che il desiderio d’andare a strappare agli orrori della schiavitù fratelli sconosciuti che languivano fra i barbari. Vi può essere un’elemosina, per quanto generosa e indimenticabile, che si possa paragonare alla dedicazione di questi uomini, che si obbligano per regola, non solo a percorrere la cristianità per cercare i fondi destinati a procurare la libertà agli schiavi, ma persino a caricarsi delle catene di qualche sventurato, per riuscire a liberarne di più? Non è questo, per quanto lo consenta l’umana debolezza, imitare alla lettera l’esempio del Figlio di Dio, che discende dal cielo per farsi nostro Redentore? Incoraggiati da simili modelli, noi en'treremo molto più volentieri nelle intenzioni della Chiesa, quando fra breve ci raccomanderà le opere di misericordia come uno dei più essenziali fattori della penitenza quaresimale.

Carità. Rallegrati del frutto della tua dedizione ai fratelli, o Giovanni di Matha! Il redentore del mondo ravvisa in te una delle sue più fedeli immagini e si compiace nell’onorare al cospetto di tutta la corte celeste i segni di rassomiglianza che avesti con lui. Ora tocca a noi viatori seguire le tue orme, se vogliamo raggiungere la medesima meta. Vi ci condurrà la carità fraterna, perché sappiamo che le opere ch’essa ispira hanno la virtù di strappare anime al peccato (Eccli 3,33). Tu la comprendesti così com’è nel cuore di Dio che ama le anime più dei corpi, ma che non disdegna di sovvenire ai bisogni di questi. Mosso dai pericoli che correvano tante anime esposte all’apostasia, tu accorresti in loro aiuto, e facesti loro comprendere tutta la preziosità d’una religione che suscita tali eroismi. Hai provate le sofferenze dei loro corpi e con la tua mano hai spezzato le catene sotto il cui peso essi languivano. Insegnaci sempre ad imitare tali esempi.

Zelo. Fa’ che i pericoli cui sono esposte le anime dei nostri fratelli non ci trovino più insensibili, e che possiamo comprendere la parola dell’Apostolo san Giacomo: “Chi richiama un peccatore dal suo traviamento salverà l’anima di lui dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” (Gc 5,20). Rendici anche partecipi di quella tenera compassione che ci farà più generosi e solleciti nel sollevare i mali che i nostri fratelli soffrono nei loro corpi, e che molte volte sono per essi occasione di bestemmiare Dio e la sua Provvidenza. Liberatore degli uomini, ricordati in questi giorni di tutti quelli che gemono per il peccato sotto la schiavitù di Satana, di quelli soprattutto che, ebbri delle mondane illusioni, non sentono più il peso delle loro catene e dormono tranquillamente nella loro condizione di schiavi. Convertili al Signore loro Dio, affinché riacquistino la vera libertà. Proteggi infine i validi superstiti dell’Ordine che fondasti, affinché l’oggetto cui si consacrarono in origine possa ancora servire ai bisogni della società cristiana.


Preghiera

O Signore, che per mezzo di San Giovanni ti sei degnato di istituire miracolosamente l'Ordine della SS. Trinità per il riscatto degli schiavi dalla potestà dei Saraceni, deh! fa che col suffragio dei suoi meriti veniamo liberati mercé il tuo aiuto dalla schiavitù dell'anima e del corpo.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, I. Avvento – Natale – Quaresima – Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959

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