Bouquet spirituale:
12 giugno
La pace di Cristo. Il regno che gli Apostoli hanno il compito di istituire nel mondo è il regno della pace. Essa appunto promettevano i cieli alla terra nella notte di Natale; e durante quell’altra notte che vide gli addii del Signore nella Cena, l’Uomo-Dio fondò il nuovo Testamento sul duplice lascito che egli fece alla Chiesa del suo corpo sacratissimo e di quella pace che gli angeli avevano annunciata (Gv. 14, 27); pace che il mondo non aveva fino allora conosciuta – diceva il Salvatore; – pace esclusivamente sua perché deriva da lui, dono sostanziale e divino il quale non è altro che lo Spirito Santo nella sua stessa persona. I giorni della Pentecoste hanno diffuso questa pace come un lievito santo nella stirpe umana. Uomini e popoli hanno sentito il suo intimo influsso. L’uomo, in lotta con il cielo e diviso contro se stesso, giustamente punito per l’insubordinazione a Dio con il trionfo dei sensi nella sua carne ribelle, ha visto l’armonia rientrare nel suo essere, e Dio soddisfatto trattare come figlio il ribelle ostinato degli antichi giorni. I figli dell’Altissimo formeranno nel mondo un popolo nuovo, il popolo di Dio, che arriva fino agli estremi confini della terra (Is. 32, 18).
La Chiesa e la pace. Le genti battezzate, un tempo continuamente alle prese con feroci combattimenti che trovavano fine con lo sterminio del vinto, si riconosceranno come sorelle nella figliolanza del Padre che è nei cieli. Suddite fedeli del Re pacifico, lasceranno che lo Spirito Santo mitighi i loro costumi; e se la guerra, conseguenza del peccato, viene ancora troppo spesso a ricordare al mondo i disastrosi effetti della prima caduta, l’inevitabile flagello conoscerà almeno d’ora innanzi altre leggi che non la forza. Il diritto delle genti, diritto esclusivamente cristiano che l’antichità pagana non poté ammettere, la fede nei trattati, l’arbitraggio del Vicario dell’Uomo-Dio supremo moderatore della coscienza dei re, allontaneranno le occasioni di discordie sanguinose. In alcuni secoli, la pace di Dio, la tregua di Dio, mille espedienti della Chiesa diminuiranno gli anni e i giorni in cui la spada che uccide i corpi potrà uscire dal fodero; se oltrepassa i limiti stabiliti, essa sarà spezzata dalla potenza della spada spirituale, più terribile del ferro del guerriero. La forza del Vangelo sarà tale che anche in tempi di universale decadenza il rispetto del nemico disarmato si imporrà ai più feroci avversari, e dopo la guerra vincitori e vinti, ritrovandosi fratelli, prodigheranno le stesse cure del corpo e dell’anima ai feriti dei due campi: forza perseverante del fermento soprannaturale che trasforma progressivamente l’umanità da diciotto secoli, e opera alla fine su quelli stessi che continuano a negare la sua potenza.
Un servo della pace. È appunto un servo di questo meraviglioso agire della Provvidenza, e uno dei più gloriosi, che festeggiamo in questo giorno. La pace unisce i suoi divini riflessi all’aureola risplendente che irradia sulla sua fronte. Nobile figlio della cattolica Spagna, preparò le grandezze della sua patria, non meno di quanto fecero gli eroi delle guerre in cui il Moro soccombeva senza scampo. Nel momento in cui si compiva la crociata otto volte secolare che scacciò il Levante dal suolo iberico, quando i diversi regni di questa terra magnanima si radunavano nell’unità di un solo scettro, l’umile eremita di sant’Agostino fondava nei cuori quell’unità potente che inaugurava già le glorie del xvi secolo.
Quando egli apparve, le rivalità che un falso punto d’onore stimola troppo facilmente in una nazione armata, macchiavano la Spagna del sangue dei suoi figli versato da mani cristiane. La discordia sconfitta dalle sue mani disarmate, forma il piedistallo su cui egli riceve ora gli omaggi della Chiesa.
Vita. Giovanni da Castrillo nacque a Sahagun o San Facondo (Asturie) verso il 1430. Divenuto sacerdote dimorò dapprima presso il vescovo di Burgos e quindi, nel 1450, si recò a Salamanca dove, dopo aver seguito i corsi dell’Università, cominciò ad insegnare e a predicare. Dopo una grave malattia , entrò presso gli Agostiniani, e vi emise i voti il 28 agosto del 1464. L’anno seguente divenne definitore della provincia.
Essendo allora la città di Salamanca divisa dalle fazioni, Giovanni cercò di riportare la pace e vi riuscì grazie ai suoi discorsi e alla sua pazienza. Egli leggeva nei cuori, aveva il dono della profezia e, celebrando la S. Messa, vedeva il Signore nella sua gloria. Morì l’12 giugno del 1479. Nel 1601, papa Clemente Vili permise di celebrare la Messa in suo onore e Benedetto XIII estese la sua festa a tutta la Chiesa.
La beatitudine dei pacifici.
Tu meritavi giustamente, o grande Santo, di apparire nel cielo della Chiesa in queste settimane che derivano immediatamente dalla gloriosa Pentecoste. Molto tempo prima, Isaia, contemplando il mondo all’indomani della venuta del Paracleto, descriveva così lo spettacolo offerto ai suoi occhi profetici: « Come sono dolci sulle montagne i piedi dei messaggeri della pace, dei portatori della salvezza che dicono a Sion: Il tuo Dio sta per regnare » (Is. 52, 7)! Erano gli Apostoli che prendevano possesso del mondo, quelli che ammirava così il Profeta; ma la loro missione, quale egli la definisce nel suo entusiasmo ispirato non fu anche la tua? Lo stesso Spirito che animava essi diresse le tue vie; il Re pacifico vide per tuo mezzo il suo scettro stabilito in una delle più illustri nazioni che formavano il suo impero. Nel cielo dove tu regni con lui, la pace che fu l’oggetto delle tue fatiche è oggi la tua ricompensa. Tu provi la verità delle parole che il Maestro aveva dette pensando a quelli che ti somigliano, a tutti coloro che, apostoli o no, stabiliscono almeno la pace nella terra dei loro cuori « Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio » (Mt. 5, 9)! Tu sei in possesso dell’eredità del Padre; il beatificante riposo della SS. Trinità riempie la tua anima e si effonde in questo giorno fino ai nostri freddi luoghi.
Preghiera per la Spagna.
Continua a porgere alla Spagna, tua patria, l’aiuto che le fu tanto prezioso. Essa non occupa più nella cristianità quel posto eminente che fu il suo dopo la tua morte gloriosa. Ha subito crudeli assalti da parte dei nemici della Chiesa, ma ha conservato pura la sua fede cattolica. Fa’ si che ricordi sempre che la dedizione a Cristo fu la sua gloria e l’attaccamento alla verità il suo tesoro; non dimentichi mai che la verità rivelata è l’unica a porre gli uomini nella vera libertà (Gv. 8, 32) ed è anche l’unica che possa custodire indissolubilmente unito in una nazione l’insieme degli intelletti e delle volontà: potente legame che garantisce la forza di un paese al di là delle frontiere, e nell’interno la pace. Apostolo della pace, proteggi il tuo popolo, e per rafforzare la sua fede, ricordagli, e ricordalo ai popoli che l’hanno dimenticato, che la fedeltà assoluta agli insegnamenti della Chiesa è l’unico terreno sul quale i cristiani possano cercare trovare la concordia.
Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, Il Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959