Vite dei Santi
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Bouquet spirituale:

20 Ottobre

San Giovanni da Kenty
San Giovanni da Kenty

San Giovanni da Kenty
Sacerdote
(1397-1473)

San Giovanni e la Polonia. Kenty, l’umile villaggio della Slesia, che diede i natali al santo di oggi, dovrà sempre a lui la sua fama. La canonizzazione del beato sacerdote, che con la scienza e le virtù illustrò nel secolo XV l’Università di Cracovia, ritardata per molti ostacoli, fu l’ultima gioia e l’ultima speranza della Polonia morente, nel 1767. Due anni prima, per le insistenze dell’eroica nazione, Clemente XIII aveva emesso il primo decreto, che sanzionava la celebrazione della festa del Sacro Cuore. Iscrivendo poi il nome di Giovanni da Kenty nell’Albo dei santi, il magnanimo Pontefice esprimeva con parole commosse la riconoscenza della Chiesa per lo sventurato popolo e gli rendeva, davanti all’Europa, odiosamente dimentica, un omaggio supremo (Bolla di Canonizzazione). Cinque anni dopo la Polonia veniva smembrata.

Le sventure della Polonia. Prima che lo sventurato popolo riacquistasse l’indipendenza dovevano passare molti anni e non la riacquistò per molto tempo. Nel 1939 di nuovo la Polonia era invasa dal nemico, vinta e divisa. Ebbe tuttavia la consolazione di ricevere l’incoraggiamento e la benedizione dal Papa Pio XII, che nella prima enciclica “Summi Pontificatus”, del 20 ottobre 1939, prendeva parte al dolore della “nazione prediletta, che con la sua incrollabile fedeltà alla Chiesa, con i suoi meriti nella difesa della civiltà cristiana, scritti a caratteri indelebili nei fasti della storia, aveva diritto alla simpatia umana e fraterna del mondo e doveva attendere, fiduciosa nella potente intercessione di Maria, l’ora di risurrezione in accordo con i principi della giustizia e della pace”.

Terminata la guerra la Polonia non ha avuto che una maschera di indipendenza e per una parte soltanto del suo territorio e ora la persecuzione infierisce contro la Chiesa. Con futili pretesti e nelle forme più menzognere un governo settario imprigiona, giudica, condanna i sacerdoti e i vescovi, sopprime la stampa e l’Azione Cattolica, chiude le scuole cristiane e intralcia l’insegnamento, che la gerarchia ha diritto e dovere di impartire al popolo fedele, specialmente ai fanciulli.

Fortunatamente “Dio può tutto: tiene nelle sue mani non solo la felicità e l’avvenire dei popoli, ma anche i consigli degli uomini; dolcemente li piega dove vuole e gli ostacoli sono per la sua onnipotenza mezzi dei quali si serve per plasmare le cose e gli avvenimenti, volgere gli spiriti e le libere volontà ai suoi altissimi fini” (Pio XII, Enciclica Summi Pontificatus). Chiediamogli, per l’intercessione del santo sacerdote che egli ha dato alla Polonia, che salvi una volta ancora lo sventurato paese e faccia che le sofferenze e il sangue dei martiri sia sempre per la Chiesa una caparra di risurrezione e di pace.

Vita. Giovanni nacque verso l’anno 1390 a Kenty, nella diocesi di Cracovia. Ancora fanciullo dimostrò un’angelica pietà e un’intelligenza così viva che fu inviato all’Università di Cracovia. Ottenuti i diplomi più lusinghieri, fu a sua volta maestro, ma si propose di illuminare con le intelligenze anche le anime e di portarle al bene. Sacerdote, si dedicò per qualche tempo al ministero, ma ritornò presto all’insegnamento. Il desiderio del martirio lo indusse a iniziare il pellegrinaggio a Gerusalemme. La sua preghiera era fervorosissima, la sua carità verso i poveri tale che distribuì tutto quanto possedeva e la mortificazione lo portò a dormire per terra, a portare il cilicio, e a mangiare quanto basta per non morire di fame. Morì il 24 dicembre del 1473 e numerosi miracoli rivelarono tosto quanto era caro a Dio. Sicché nel 1767 Clemente XIII lo canonizzò, dopo che già Innocenzo XI nel 1680, avendone riconosciuta la santità, ne aveva permessa la festa in tutto il regno di Polonia.

Preghiera.

La Chiesa ti dice e noi ti diciamo con la Chiesa e con la stessa indomabile speranza: tu, che non rifiutasti mai di aiutare alcuno, prendi nelle tue mani la causa del paese in cui sei nato. È la preghiera dei tuoi concittadini di Polonia ed è la preghiera anche di quelli che non sono polacchi (Inno di Mattutino). Il tradimento di cui la tua patria sventurata fu vittima pesa gravissimamente sopra l’Europa, che ha perduto il suo equilibrio. Quanti altri pesi opprimenti sono venuti a gravare sulla bilancia della giustizia di Dio! Insegnaci, o Giovanni, ad alleggerirli almeno delle nostre colpe personali e, camminando dietro a te, nella via delle virtù, meriteremo l’indulgenza del cielo e affretteremo l’ora delle grandi riparazioni.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959

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