Vite dei Santi
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Bouquet spirituale:

14 novembre

San Giosafat
San Giosafat

San Giosafat
(Giovanni) Kuncewycz
Vescovo e martire
(† 1623)

La Russia fu evangelizzata dai cristiani bizantini poco prima dello scisma del secolo XI e seguì la Chiesa greca nella sua separazione da Roma, accettandone la dipendenza fino al 1589, quando divenne autonoma con l’elevazione del metropolita di Mosca alla dignità di patriarca. In questo stesso periodo la Rutenia era passata dal dominio russo a quello polacco. I sacerdoti ortodossi, entrando in comunione con Roma, poterono mantenere gli antichi riti e le tradizioni della Chiesa slava. In questo clima ecumenico, che faceva presagire la composizione dello scisma d’Oriente, verso il 1580 nasceva, da famiglia ortodossa separata, Giovanni Kuncewycz, il futuro apostolo dell’unita dei cristiani d’Oriente.

Partendo dal grande dono comune dei cristiani, il battesimo, Giovanni maturò la sua completa adesione alla comunione con Roma, attingendo agli altri beni comuni, come la parola di Dio scritta, la vita di grazia, la fede, la speranza e la carità. La Chiesa russa aveva infatti conservato intatto l’essenziale della fede e della struttura ecclesiale, come i sacramenti, la liturgia, l’antica tradizione apostolica e patristica, il culto dei santi, la devozione mariana, il profondo ascetismo. Fu proprio la spiritualità monastica orientale, il cui influsso ha dato il via alla grande fioritura monastica in Europa, a riportare alla completa unita con Roma Giovanni Kuncewycz.

Vestito l’abito religioso e convertitosi alla Chiesa rutena unita, ebbe il privilegio di essere il primo novizio del primo monastero basiliano unito, quello della Santissima Trinità di Vilna. Aveva vent’anni. Mutò il nome, assumendo quello di Giosafat, il biblico nome della valle del Cedron, dove, secondo il profeta Gioele, converranno le anime per il giudizio finale. Innestando l’antica spiritualità basiliana con le nuove direttive d’azione dei gesuiti, dei quali accolse e fece suo il giovane spirito missionario, Giosafat, consacrato sacerdote, quindi eletto archimandrita e coadiutore dell’arcivescovo di Pólozk, intraprese un’attivissima opera di apostolato per la riforma della vita monastica e per l’unita dei cristiani, tanto da meritare l’appellativo di «rapitore di anime».

Eletto vescovo, successe all’arcivescovo di Pólozk. Fu barbaramente assassinato da un gruppo di facinorosi il 12 novembre 1623 a Vitebsk, nella Russia Bianca, poiché il suo zelo e la sua benemerita azione per l’unione alla Chiesa di Roma gli aveva attirato l’odio degli ortodossi separati.

I suoi resti sono stati recuperati cinque giorni dopo da un fiume e deposti per nove giorni, durante i quali il suo corpo ha emanato costantemente il profumo di rose e gigli. Un consigliere di Polotsk abbandonò lo scisma alla sola vista della bellezza del volto dell'arcivescovo assassinato. Diversi rivoltosi si sono battuti il petto e si sono convertiti alla vera fede.

L'arcivescovo si era consegnato volontariamente alla morte, offrendo la sua vita perché lo scisma finisse; l'aveva predetto. Quattro anni dopo la sua morte, Smotritski, il falso arcivescovo che aveva causato i problemi, decise finalmente di dedicare la sua vita alla penitenza, alla preghiera e alla difesa dell'unità dei cristiani. Tali cambiamenti di cuore sono davvero il più grande dei miracoli, meritati dalla santità dei veri servitori di Dio.

Circa cinque anni dopo il martirio di San Giosafat, il suo corpo fu ritrovato intatto, mentre i suoi abiti erano quasi completamente decomposti. Nel 1637, dopo averla ritrovata ancora bianca e flessuosa, fu realizzato uno splendido reliquiario d'argento, sormontato da una statua del santo a grandezza naturale. Il suo corpo intatto fu esposto nuovamente nel 1767. Alla fine è stata trasportata nella Basilica di San Pietro a Roma. Fu canonizzato da Pio IX nel 1867.

Mario Sgarbossa-Luigi Giovannini, Il Santo del giorno, Milano, Edizioni San Paolo, editore, 1997. - Tradotto dal francese: Sanctoral.com

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