Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

7 agosto

San Gaetano da Thiene
San Gaetano da Thiene

San Gaetano da Thiene
Confessore, Sacerdote, Fondatore
(1480-1547)

Il riformatore. Gaetano apparve come lo zelatore del santuario, nell’ora in cui la falsa riforma lanciava per il mondo i suoi manifesti di ribellione. La principale causa del pericolo di allora era stata l’insufficienza dei vescovi e dei sacerdoti, la loro connivenza con le dottrine e i costumi pagani, che aveva riportato una malintesa rinascita. Gaetano doveva essere uno dei più insigni rappresentanti della riforma ecclesiastica nel secolo XVI.

I chierici regolari. L’urgente bisogno di quei giorni nefasti era quello di risollevare il clero con la dignità della vita, con lo zelo e con la scienza. Occorrevano per tale opera uomini che, essi stessi chierici nella piena accezione del termine e nei diversi obblighi che questo comporta, fossero per i membri della gerarchia un modello continuo della perfezione primitiva, un supplemento alla loro impotenza, un lievito che a poco a poco avrebbe rigenerato e sollevato l’intera massa. Ma dove trovare, fuorché nella vita dei consigli e nella stabilità dei tre voti che ne formano l’essenza, l’impulso, la potenza, la durata necessaria agli clementi di una simile impresa? L’inesauribile fecondità dello Stato religioso non mancò alla Chiesa in quei tempi di decadenza, come non le era mancata nelle epoche della sua gloria. Dopo i monaci consacrati a Dio nella solitudine e che attiravano sulla terra la luce e l’amore; dopo le famiglie dei religiosi mendicanti, che conservavano in mezzo al mondo le abitudini claustrali, erano i chierici regolari a fare il loro ingresso sul campo di battaglia, dove il loro posto di combattimento, il loro genere di vita esteriore, il loro stesso abito ne avrebbero confuso le schiere con quelle della milizia secolare.

Il fondatore. Come altri erano stati gli iniziatori delle grandi precedenti forme della vita religiosa, Gaetano fu il patriarca dei Chierici regolari. Il 24 giugno 1524, un breve di Clemente VII approvava sotto tale nome l’Istituto ch’egli fondava quello stesso anno insieme con il vescovo di Chieti, in latino Theate, donde derivò anche il nome dei nuovi religiosi, i Teatini. Presto Barnabiti, Gesuiti, Somaschi di san Girolamo Emiliani, chierici regolari Minori di san Francesco Caracciolo, chierici regolari Ministri degli infermi, chierici regolari delle Scuole Pie, chierici regolari della Madre di Dio e altri ancora fecero ressa nella via aperta e mostravano la Chiesa sempre splendida, sempre degna dello Sposo, che ritorceva così in pieno sull’eresia l’accusa d’impotenza ch’essa le aveva lanciata.

Fu appunto sul terreno del distacco dalle ricchezze, il cui amore aveva causato infiniti mali nella Chiesa, che Gaetano volle cominciare e che condusse più avanti la riforma. Si videro i Teatini presentare al mondo uno spettacolo mai più visto dal tempo degli Apostoli, spingere lo zelo della povertà fino a vietarsi la facoltà di mendicare, e attendere tutto dall’iniziativa spontanea dei fedeli. Eroico omaggio reso alla Provvidenza di Dio, nell’ora stessa in cui Lutero ne negava l’esistenza, e che più d’una volta il Signore si compiacque di riconoscere con prodigi.

Vita. Gaetano nacque a Vicenza, nel Veneto, verso il 1480. Studiò diritto a Padova e venne a Roma dove il Papa Giulio Ilio onorò d’una prelatura. Ordinato prete il 30 settembre 1516, abbandonò la Corte Pontifici e si dedicò interamente al servizio di Dio, dei poveri e dei malati negli ospedali. Il suo zelo gli fece dare una nuova vita all’associazione del Divin Amore i cui membri si dedicavano a tutte le opere di carità. Era notevole in lui la pietà e l’amore per la Santissima Vergine, e la notte di Natale del 1517, mentre pregava nella basilica di Santa Maria Maggiore, ebbe una visione della Natività e la grazia di ricevere il Bambino Gesù fra le braccia. Nel 1523, insieme con il vescovo di Chieti Mons. Carafa, il futuro Papa Paolo IV, organizzò un nuovo Istituto dei Chierici regolari, che dovevano vivere la vita apostolica, senza preoccuparsi delle cose della terra e accontentandosi per vivere delle offerte che sarebbero state versate spontaneamente dai fedeli. Ebbe lo zelo del culto divino, l’amore per lo splendore della casa di Dio, per la fedeltà ai riti liturgici. Morì a Napoli il 7 agosto 1547- Urbano VIII lo beatificò nel 1629 e Clemente X lo proclamò Santo nel 1671.

Fiducia nella Provvidenza.

Chi mai al pari di te, o grande santo, ha fatto onore alle parole del Vangelo: Afon preoccupatevi né del mangiare, ne del bere, né del vestire (Mt. 6, 31)? Tu conoscevi anche le altre parole, esse pure divine: Chi lavora merita il nutrimento (ibid. 10, 10); sapevi che si applicano soprattutto agli operai della dottrina (I Tim. 5, 17-18); non ignoravi che altri seminatori del Verbo avevano prima di te fondato su di esse l’incontestabile diritto della loro povertà a rivendicare almeno il pane dell’elemosina. Sublime rivendicazione di anime affamate di umiliazioni alla sequela di Gesù! Ma la Sapienza che adatta le aspirazioni dei santi alle circostanze del tempo in cui pone la loro vita mortale, fece predominare in te sulla sete delle umiliazioni l’ambizione di esaltare nella tua povertà la santa Provvidenza: non era forse quanto occorreva a un secolo il cui neopaganesimo sembrava, ancor prima di aver dato ascolto all’eresia, non fare più alcun assegnamento su Dio? Tu avesti a cuore, o Gaetano, di giustificare il Padre che è nei cieli, di mostrare che egli era sempre pronto a mantenere la promessa fatta in nome suo dal Figlio: Cercate innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato per giunta (Mt. 6, 33).

Era appunto così che, in realtà, egli si proponeva di iniziare la riforma del santuario alla quale tu avevi risolto di dedicare la tua vita. Bisognava innanzitutto richiamare i membri del clero allo spirito della sacra formula che costituisce i chierici il giorno benedetto in cui, deponendo lo spirito del secolo insieme con i suoi abiti, essi dicono nel gaudio del loro cuore: il Signore è la porzione della mia eredità e del mio calice; tu, o Dio, mi restituirai la mia eredità (Pontificale romano; cfr. Sai. 15, 5).

Preghiera per il clero.

Il Signore, O Gaetano, riconobbe allora il tuo zelo e benedì i tuoi sforzi. Conserva in noi il frutto delle tue fatiche. La scienza dei riti sacri è grandemente debitrice ai tuoi figli; che essi possano prosperare nella rinnovata fedeltà alle tradizioni del loro padre. Che la tua benedizione di patriarca accompagni sempre le numerose famiglie di Chierici regolari che camminano al seguito della tua. Che tutti i ministri della santa Chiesa sentano che in cielo tu continui a essere potente per mantenerli e all’occorrenza per ricondurli sulla via del loro santo stato, come lo eri in terra. Che l’esempio della tua fiducia in Dio faccia comprendere a tutti i cristiani che hanno in cielo un Padre la cui Provvidenza non manca mai ai suoi figli.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959