Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

23 agosto

San Filippo Benizi
San Filippo Benizi

San Filippo Benizi
Sacerdote, Religioso Servita
(† 1285)

L’apostolo dei Dolori di Maria. La Madonna regna ora nei cieli e il suo trionfo sulla morte avvenne senza fatica, ma è tuttavia con la sofferenza che meritò come Gesù, di entrare nella sua gloria (Le. 24, 26). Noi giungeremo alla felicità senza fine con Gesù e con la Madre sua per la stessa strada. Ricordiamo le dolci gioie gustate in questi giorni, ma non dimentichiamo che per noi il cammino non è terminato. Perché state a guardare il cielo? dicevano gli Angeli ai discepoli nel giorno dell’Ascensione, che, avendo scrutati per un istante gli orizzonti della patria, non si rassegnavano a riportare gli occhi sopra la valle delle lacrime. Maria, come il Signore, ci invia oggi il suo messaggio dalle altezze radiose nelle quali noi la seguiremo e la circonderemo, dopo aver meritato nelle pene dell’esilio di formare la sua corte. Senza distrarre da Lei le nostre anime, l’apostolo dei suoi dolori, Filippo Benizi, ci richiama alla nostra vera situazione di stranieri e pellegrini sopra la terra.

Lotte di fuori, paure dentro. Sono parole di San Paolo (II Cor. 7, 5), tale fu in molta parte la vita di Filippo, come per altro anche la storia della sua patria, Firenze, e la storia d’Italia e del mondo nel secolo XIII. Nato mentre una mirabile fioritura di santità tendeva a fare della città dei fiori un nuovo Paradiso, egli trovava nello stesso tempo la sua città natale in balia di fazioni sanguinarie, di assalti dell’eresia e di un eccesso di miserie, che provano come Gerusalemme e Babilonia quaggiù si fondano. Il principe del male stava per conoscere le virtù dei reagenti che il cielo teneva in riserva, per sostenere la vecchiaia del mondo. Maria Santissima, davanti a quella situazione, presenta al Figlio sdegnato Domenico e Francesco, che unendo la scienza a tutte le rinunce, freneranno le ignoranze e le cupidigie del mondo. Nello stesso tempo Filippo Benizi, il Servita della Madre di Dio, riceve da Lei la missione di predicare in Italia, in Francia, in Germania le sofferenze indicibili, che la fecero corredentrice del genere umano.

L’ordine dei Serviti. Conosciamo già l’origine dei Serviti dalla festa dei sette santi Fondatori celebrata il 12 febbraio. Alcuni pii eremiti fiorentini si erano consacrati alla meditazione della Passione di Cristo e dei dolori della sua santa Madre. La Madonna, per far rifulgere nel mondo la loro ardente carità e la devozione che nutrivano verso di Lei, li ispirò a fondare un ordine religioso, che si proponesse di onorare i suoi Sette Dolori e di lodare la sua dignità di Corredentrice del genere umano. Poco preparati per l’azione, non avevano saputo dare all’ordine dei Serviti la sua forza di conquista e fu necessario un altro capo, che fu san Filippo Benizi. Entrò nella Congregazione a 21 anni, fu Superiore a 34 e con il lavoro, le predicazioni, le missioni e le sofferenze, vi infuse nuovo sviluppo. Fondò numerose case in Europa e, compreso dello spirito dei fondatori, pieno di zelo per la gloria della Madonna, umile tanto che avrebbe voluto restare converso, con una carità e una misericordia senza limiti, ma ricco di una dottrina che non aveva incertezze e accondiscendenze, fu apostolo inimitabile e diffuse nella Chiesa l’amore di Maria, Madre di Dio e degli uomini, la cui sofferenza unita a quella di Gesù, ci meritò la salvezza e la pace.

Vita. San Filippo Benizi o Beniti nacque nel 1233, l’anno in cui sette eremiti fiorentini fondavano l’Ordine dei Servi di Maria. Fu inviato a iniziare gli studi a Parigi e poi a Padova, per apprendere la medicina. Rientrò a Firenze, sua patria, nel 1253 e l’anno seguente, nel convento dei Serviti a Cafaggio, ricevette l’abito nero dei conversi dalle mani del beato Bonfiglio Monaldi, uno dei sette fondatori dell’Ordine. Inviato poi al convento di Monte Senario, alcuni domenicani, che avevano notato la sua viva intelligenza, pregarono i superiori di non lasciare tanta luce sotto il moggio. Il 12 aprile 1259 fu ordinato sacerdote e tre anni dopo nominato maestro dei novizi. Nel 1267 fu quinto generale dell’Ordine. Fece approvare le costituzioni nel 1268, fu al concilio di Lione nel 1274 e nelle discordie, che straziavano i suoi compatriota, a Bologna, Firenze e Pistoia, ebbe ruolo di pacificatore. Nel 1284 ricevette nel terz’ordine delle “mantellate” santa Giuliana Falconieri. Cadde ammalato il 15 agosto del 1285 e morì il 22, baciando il suo crocifisso e dicendo: «Ecco il mio libro. In esso ho tutto imparato: la vita cristiana e la via del paradiso». Fu beatificato da Leone X, canonizzato poi nel 1671 da papa Clemente X e la sua festa fu estesa a tutta la Chiesa nel 1694.

Con la Madre dei dolori. «Avvicinati, Filippo, e sali su questo carro» (Atti, 8, 29). Mentre il mondo sorrideva alla tua giovinezza e ti offriva fama e piaceri, tu hai udito questa voce: era l’invito di Maria, assisa sul carro d’oro che figurava la vita religiosa cui eri chiamato, e che era discesa fino a te. Un manto di lutto avvolgeva nelle sue pieghe la Regina del cielo, una colomba le volteggiava sul capo, un leone e una pecora trainavano il carro fra precipizi dai quali saliva il sibilo dell’abisso. Era il tuo avvenire che si svelava. Tu dovevi percorrere la terra insieme alla Madre dei dolori e il mondo, minato in ogni sua parte dall’inferno, non avrebbe per te avuto pericoli, perché dolcezza e fortezza ti sarebbero state guida e ispiratrice la semplicità. Beati i mansueti, perché possederanno la terra (Mt. 5, 4).

La prova. Ma l’amabile virtù, che ha questa promessa di impero doveva servirti soprattutto contro il cielo: il cielo, che qualche volta lotta contro i forti e ti riserbava la prova di un supremo abbandono davanti al quale l’Uomo-Dio stesso aveva tremato. Dopo anni di preghiera, di fatiche, di eroica dedizione, conoscesti la ricompensa di un apparente rifiuto da parte di Dio, la riprovazione della Chiesa, la rovina imminente tua e di tutti quelli che Maria a te aveva affidati. Nonostante le parole della Madre di Dio, si ergeva contro l’esistenza dei tuoi figli, i Serviti, nientemeno che l’autorità di due concili generali dei quali il Vicario di Cristo aveva sospeso le disposizioni. La Madonna volle concederti di attingere al calice delle sue sofferenze. Tu non vedesti il trionfo di una causa, che era la causa della Madonna e non solo tua, ma, salutando da lontano l’adempimento delle promesse come i patriarchi, la tua serena e docile confidenza non fu scossa dalla morte.

Preghiera.

Lo Spirito Santo parve un giorno voler mettere ai tuoi piedi la suprema potestà di quaggiù: come chiede la Chiesa, ricordando l’umiltà che ti fece rifiutare la tiara, ottenici di saper disprezzare i favori temporali e di cercare soltanto il cielo (Colletta del giorno). I fedeli non dimenticano che fosti medico dei corpi, prima di essere medico di anime, ed hanno molta fiducia nell’acqua e nei pani che i tuoi figli benedicono in questa festa e che ricordano i miracolosi favori dei quali è illustrata la vita del loro padre. Abbi riguardo alla fede dei popoli, rispondi al culto speciale con cui ti onorano i medici cristiani. E ora che il carro della prima ora è diventato il carro trionfale sul quale la Madonna ti unisce alla felicità del suo ingresso in cielo, insegnaci a compatire i suoi dolori come tu li compativi per meritare come te di partecipare alla sua gloria nell’eternità.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959

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