Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

23 maggio

San Crispino da Viterbo
San Crispino da Viterbo

San Crispino da Viterbo
Religioso Cappuccino
(1668-1750)

Da umile famiglia in Viterbo nacque il beato Crispino. Nemico di quegli svaghi così proprii della prima età, il tenero pargoletto si compiaceva soltanto nel visitar le chiese e nell'assistere ai divini uffizi. Fatto adulto crebbe sempre più nella pratica delle virtù cristiane, e bramoso di maggior perfezione, dopo aver superate gravissime difficoltà, entrò nell' ordine de' Cappuccini, come laico. Ivi più immediatamente consacratosi alla perfezione dello spirito, divenne in breve modello e meraviglia de'confratelli. Egli si mostrò per la povertà vero figliuolo del patriarca de'poveri, nella pronta e costante obbedienza, e angiolo in carne per la illibatezza de' costumi.

Oltre le austerità continove dell'istituto, altre ne aggiunse di straordinario rigore. Con tutti amorevole, nelle campagne catechizzava l'ignoranti, nelle città visitava gl' infermi. La pietà di lui risplendeva nelle carceri e da per tutto veniva salutato qual angiolo di pace, non solo dai popoli, ma ben anco dai principi.

Benché laico, era ricco di sapienza divina e districa va le più spinose questioni teologiche, onde qual oracolo fu più volte consultato nei dubbii da parecchi prelati della curia romana. Finalmente pieno di meriti spirò nel 1750 il 19 maggio in Roma, nel convento del suo ordine, e da Pio VII fu ascritto all'onor dei beati.

Riflessione. Quanto s'inganna chi crede di trovare consolazione e contentezza nel godimento del mondo, nel possesso degli onori, delle ricchezze e ne'piaceri del senso. L'esempio del beato Crispino ci serva d'ammaestramento e disinganno. In Dio solo, nel possesso della sua grazia e nell'esercizio della cristiana virtù si può trovare la vera contentezza che appaghi il cuore dell'uomo, fatto per Dio, e fuori di lui, dice Agostino, tutte le cose sono aspre e ripiene d'inquietudini e d'amarezza. Gli è vero che nel servizio di Dio bisogna mortificarsi, umiliarsi, patire e portar la croce; ma l'amore di Dio, la ferma e viva speranza dell'eterna beatitudine, l'unzione interiore della grazia, rendono accette le mortificazioni, dolci le umiliazioni leggere le croci. Essi vedono, dice Bernardo parlando de'mondani, le nostre lacrime e le nostre penitenze, ma non vedono le interne nostre consolazioni, le quali superano di gran lunga tutte le vane contentezze del secolo.

Michele Sartorio, Il piccolo leggendario ovvero vite de' Santi, Milano, Paolo Ripamonti Carpano, editore, 1847

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