Vite dei Santi
i nostri modelli e protettori

Bouquet spirituale:

14 giugno

San Basilio Magno
San Basilio Magno

San Basilio Magno
Vescovo e Dottore della Chiesa
(329-379)

La persecuzione ariana. Scomparso tragicamente Giuliano l’Apostata, che aveva perseguitato i cristiani in nome dei suoi idoli, ecco la volta di Valente che, nel 364, diventa imperatore d’Oriente. Egli era cristiano, ma eretico, e la persecuzione riprese presto, altrettanto crudele quanto quella degli imperatori pagani. Valente pretese dal clero e dai monaci la sottoscrizione del simbolo ariano da lui scelto, sotto pena di esilio, di confisca o di morte. Uno dei ministri più fanatici, il prefetto d’Oriente, Modesto, incaricato di far applicare l’editto, era particolarmente temibile: un giorno fece bruciare vivi ottanta ecclesiastici su un battello a Costantinopoli! Percorse l’Asia Minore, estorcendo le sottoscrizioni, e provocando purtroppo molte apostasie. Si presentò infine nella grande metropoli di Cesarea di Cappadocia, dove san Basilio era arcivescovo fin dal 370. San Basilio rifiutò di sottoscrivere il formulario, e si impegnò un drammatico dialogo.

L’indomabile fierezza cristiana.

– Come? – chiese adirato Modesto – tu non temi la mia potenza?
– No. Che cosa rischio, che cosa dovrei soffrire?
– Sappi che io dispongo di molti tormenti.
– E quali mai? Vediamo, fammeli conoscere.
– La confisca, l’esilio, le torture, la morte!
– É tutto? Se hai altro non esitare a minacciarmi, poiché nulla di tutto quanto hai detto mi fa paura.
– Come? Che dici?
– Oh! Come vuoi che la tua confisca abbia presa su un uomo che non possiede nulla?… salvo che tu ci tenga ai miei poveri cenci ea questi pochi libri; questi sono tutti i miei beni. Quanto all’esilio, non posso conoscerlo, poiché non sono attaccato a nessuna dimora. Quella che io abito non é mia, e starei certamente bene in qualunque luogo mi si volesse relegare. O meglio, io guardo tutta la terra come se fosse di Dio, e mi considero come straniero in qualunque posto mi trovi. Quanto alle torture, dove le vorresti applicare? Il mio corpo é troppo debole per sopportarle, salvo che tu voglia chiamare tortura il primo colpo che mi darai: é l’unico di cui tu possa disporre. Quanto alla morte infine, sarà per me una benefattrice poiché mi condurrà più presto verso Dio per il quale vivo, per il quale lavoro, per il quale sono già quasi morto e verso il quale già da lungo tempo sospiro.
– Ah! maledizione! Nessuno fino ad oggi mi ha parlato con un tale linguaggio o con una tale libertà!
– Forse perché non hai ancora mai incontrato un vero vescovo: poiché avrebbe usato certamente con te lo stesso linguaggio se avesse avuto la stessa causa da difendere. Certo, noi siamo molto remissivi e più umili di ogni altro: la nostra legge ce lo prescrive. E non solo davanti all’autorità, ma anche davanti ai primi arrivati ci guardiamo dall’aggrottare le sopracciglia. Ma quando è in causa Dio stesso, allora più nulla conta ai nostri occhi: consideriamo soltanto lui. Il fuoco, la spada, le bestie feroci, le unghie che lacerano le carni costituiscono più la nostra delizia che il nostro spavento. Sicché tu sei libero di ingiuriare, di minacciare, di vantare la tua forza: ma puoi fin d’ora notificare all’imperatore che non ci farai aderire all’empietà né con la violenza né con la persuasione (Da san Gregorio Nazianzeno, Orat. 43, 49-50. P. G. 36, 560-561).

È così che san Basilio é divenuto un indimenticabile modello per tutti i tempi di persecuzione. Come accade nelle crisi violente, é tutto l’uomo, tutto il santo che si rivela in queste poche e fiere parole. Esse fanno infatti risplendere vivamente il distacco assoluto del monaco, l’autorità dolce e inflessibile del vescovo, la fede purissima del dottore.

L’abate dei Cenobiti. La sua vita di monaco é durata veramente solo pochi anni. Ma questo gli é bastato per diventare il legislatore dei monaci d’Oriente, e uno dei più grandi luminari di tutto l’ordine monastico. Dopo aver studiato l’opera dei fondatori degli inizi del IV secolo: Sant’Antonio, san Macario, san Pacomio, egli ha innanzi tutto praticato l’ascesi religiosa nel monastero che aveva fondato sulle sponde dell’Iris. E, pieno di scienza ed esperienza, ha composto le sue mirabili Regole e i suoi scritti ascetici così ricchi di dottrina. San Benedetto stesso, patriarca dei monaci d’Occidente, si è ispirato molto a colui che egli chiama con venerazione «il nostro beato Padre san Basilio». Il grande abate di Cappadocia può sembrare talvolta d’una austerità molto rigorosa; presenta tuttavia, con molta sapienza, l’ideale monastico come se non fosse altro che il cristianesimo praticato nello spirito del Vangelo, secondo le esigenze dei precetti e dei consigli. La vita religiosa non è per lui che la piena effusione in un’anima della grazia battesimale.

L’Arcivescovo di Cesarea. L’episcopato di san Basilio ha lasciato una traccia profonda nella storia della Chiesa. Egli ha regolato le funzioni dei diversi ordini del clero; la sua opera canonica, soprattutto riguardo alla penitenza pubblica, è considerevole, e molti elementi ne sono stati raccolti nell’attuale diritto canonico orientale. La sua opera liturgica è ancora più importante, poiché appunto a lui bisogna attribuire la maggior parte del Canone della Messa greca, chiamato giustamente «Liturgia di san Basilio». Nel governo della sua diocesi fu un capo ed un organizzatore senza confronti: ha creato o sviluppato magnifiche opere sociali, scuole, orfanotrofi, ospedali, lebbrosari, case di ritiro, scuole d’arti e mestieri, comunità di religiosi attivi. Di malferma salute, non curava il suo stato, presente ovunque, ovunque operante con una autorità indiscussa e una carità inesauribile. La sua attività si estendeva oltre i confini della sua diocesi, e il suo prestigio fu tale che Valente, rinunciando a perseguitarlo, preferì far ricorso al suo ascendente e alla sua esperienza per regolare spinose questioni in Armenia.

Il Dottore della Chiesa. Dovunque, sulla cattedra abbaziale come sul trono episcopale, egli prodiga un insegnamento teologico di una profondità, d’una chiarezza e d’una ortodossia che hanno fatto di lui uno dei primi Padri della Chiesa greca, e l’unico al quale gli Orientali hanno attribuito l’appellativo di Magno. Le sue omelie morali sono ancor oggi opere di predicazione popolare molto efficaci. Quanto alla sua opera dogmatica, essa lo pone tra i vincitori dell’eresia ariana. Combattendo vittoriosamente i nemici di Cristo, ha sviluppato la dottrina trinitaria. La teologia dello Spirito Santo è stata per la prima volta integralmente esposta da lui: ne ha mostrato la divina processione, le appropriazioni, l’azione santificatrice sia nelle anime singole sia nella vita comune dei monasteri e delle chiese.

Poiché la liturgia del tempo dopo la Pentecoste ha come fine di estendere questa azione santificatrice dello Spirito Santo, ascoltiamo con devota attenzione almeno alcune parole del grande Dottore su questo argomento: «Se uno – egli dice – si distacca dalla deformità che proviene dal vizio, e ritorna alla bellezza che gli deriva dal suo Creatore e restaura in sé le primitive caratteristiche della forma regale e divina, allora, e allora soltanto, può avvicinarsi allo Spirito Santo. Ma allora pure, come il sole illumina un occhio puro, lo Spirito Santo rivela a quest’uomo l’immagine di Colui che non si può vedere; e nelia beata contemplazione di tale immagine, egli scopre l’ineffabile bellezza del principio di tutte le cose. È lo Spirito Santo stesso che, nello sforzo dei cuori per elevarsi, aiuta i deboli quasi con mano, e guida i forti alla perfezione. É ancora lui che rende del tutto spirituali coloro che sono purificati da ogni macchia, in virtù della partecipazione a se stesso in cui li pone. E come un cristallo limpido e trasparente colpito da un raggio luminoso si mette a risplendere ed effonde all’intorno la luce, così le anime che portano lo Spirito Santo risplendono di lui e, divenute esse stesse spiriti, effondono sugli altri la loro grazia. Di qui, la loro conoscenza nell’avvenire, la loro intelligenza dei misteri, la loro penetrazione delle cose nascoste, l’irradiamento della loro carità, la loro conversazione celeste e la loro unione al coro degli Angeli. Di qui ancora il loro gaudio infinito, la loro fedeltà a Dio. Di qui la loro rassomiglianza con Dio stesso, al di là della quale nulla può essere desiderato e che è tale da potersi esclamare con meraviglia: tu sei divenuto dio» (San Basilio, Trattato dello Spirito Santo, 9; P. G. 32, 109).

Vita. Basilio nacque nel 329 o nel 330 a Cesarea di Cappadocia da una famiglia nobile e profondamente cristiana. II padre, la nonna e la madre, la sorella maggiore e uno dei fratelli sono iscritti nei Martirologio. Egli stesso tuttavia si interessò dapprincipio alle scienze profane. Soggiornò in Atene, ove divenne l’amico di san Gregorio di Nazianzeno e acquistò una vasta cultura nelle scienze, nelle arti, e nella filosofia antiche. Nel 357, sotto l’influsso della sorella Macrina, già monaca, risolvé di consacrarsi a Dio. Visitò i centri monastici dell’Egitto e della Siria, quindi si ritirò nel suo paese e vi fondò un monastero. Dal 360 il suo vescovo cominciò a far ricorso ai lumi di Basilio. Egli dovette presto stabilirsi a Cesarea dove esercitò un fecondo ministero. Infine, nel 370, fu eletto vescovo. Organizzò le opere diocesane, difese i diritti della sua metropoli contestati da alcuni prelati, combatté l’arianesimo, e soprattutto cercò di ristabilire la buona intesa fra la Chiesa d’Oriente e la Chiesa d’Occidente che le controversie ariane e varie questioni di persone avevano turbata. Consumato dalla fatica san Basilio morì il 1 gennaio del 379. Gli Orientali lo festeggiano in tale data; gli Occidentali il 14 giugno, data della sua consacrazione episcopale.

Preghiera al Vescovo.

Non è forse averti lodato abbastanza, o grande Pontefice, l’aver anche solo enunciato le tue opere? Possano, tali opere, trovare imitatori nel nostro tempo! poiché, la storia lo mostra chiaramente, sono i santi della tua forza che costituiscono la grandezza e la salvezza di un’epoca. Il popolo più provato o apparentemente più abbandonato, ha bisogno solo di un capo docile in tutto, docile fino all’eroismo alle ispirazioni dello Spirito, sempre presente nella Chiesa, e quel popolo sopporterà la tempesta, e infine vincerà; mentre quando il sale della terra è scipito (Mt. 5, 13), la Società si dissolve, senza che vi sia nemmeno bisogno di un Giuliano o di un Valente per condurla alla rovina. Ottieni dunque, o Basilio, dei capi come te alla nostra società così malata; si ripeta ai giorni nostri lo stupore di Modesto; i successori dei prefetti di Valente incontrino ovunque un vescovo a capo delle Chiese: e il loro stupore sarà per noi il segno del trionfo; poiché un vescovo non é mai vinto, dovesse anche passare attraverso l’esilio o la morte.

Preghiera al Dottore della Chiesa.

Nello stesso tempo che manterrai i pastori delle Chiese all’altezza di quello stato di perfezione in cui li vuole la sacra unzione, eleva anche il gregge fino alle vie della santità che il suo cristianesimo suppone. Non solo ai monaci é stato detto: 77 regno dei cieli è dentro di voi (Le. 17, 21). Tu ci mostri (Epistola 8, 3) che questo regno dei cieli , questa beatitudine che può essere già la nostra, é la contemplazione a noi accessibile fin da quaggiù delle realtà eterne, non mediante una chiara e diretta visione, ma nello specchio di cui parla l’Apostolo. La mente non si eleva forse da se stessa verso le regioni per le quali è fatta? Se la sua riuscita é faticosa, è perché i sensi hanno prevalso contro di lei. Insegnaci a guarirla mediante la fede e l’amore. Ripeti agli uomini del nostro tempo che stessero per dimenticarlo, che la preoccupazione di avere una fede retta non é meno necessaria al fine della rettitudine della vita. Purtroppo, i tuoi figli hanno dimenticato per la maggior parte che ogni vero monaco, ogni vero cristiano, detesta l’eresia. Benedici ancor più coloro che tante prove continue non hanno potuto far cedere; moltiplica le conversioni; affretta il giorno beato in cui l’Oriente, scuotendo il duplice giogo dello scisma e dell’islamismo, riprenderà nell’unico ovile dell’unico pastore un posto che fu già tanto glorioso.

Per noi che siamo in questo momento prostrati ai tuoi piedi, o Dottore dello Spirito Santo, difensore del Verbo consustanziale al Padre, fa’ che al pari di te viviamo sempre per la gloria della SS. Trinità. Tu lo esprimevi con una meravigliosa formula: «Essere battezzati nella Trinità, credere conforme al proprio battesimo, glorificare Dio secondo la propria fede», era per te la base essenziale di ciò che deve essere il monaco; ma non é altrettanto tutto il cristiano? Fallo comprendere a tutti, e dacci la tua benedizione.

Dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico, Il Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959